Verso la tregua permanente tra Russia e Ucraina
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E’ di ieri la notizia che la NATO aveva iniziato una maxi esercitazione in diversi Stati per prepararsi ad aiutare i Paesi in pericolo dalla minaccia della Federazione Russa, per la quale il Presidente Putin non intendeva dare ascolto all’Unione Europea – che si preparava ad infliggere altre sanzioni – e rivendicare il diritto dei separatisti filorussi a formare uno Stato indipendente.
Grazie alla NATO o all’Unione Europea, o a tutti e due, oggi la segreteria di Stato ucraina ha diffuso la notizia che era stato raggiunto un accordo per il quale sarà annunciato il “cessate il fuoco”. Inizialmente veniva comunicato che l’accordo prevedeva una tregua permanente, mentre dopo poche ore la notizia viene modificata, annunciando una semplice tregua.
L’accordo è stato elaborato oggi da Putin e Poroshenko, ma ancora non è valido. Putin ha proposto sette punti, che sarebbero l’unica opportunità per l’Ucraina di fermare gli scontri tra esercito ucraino e ribelli separatisti. In sintesi, i punti dettati dal Presidente russo prevedono che le forze armate di Kiev si allontanino dalle zone di guerra, lasciando anche le zone di sicurezza ucraine, in modo che i soldati non possano utilizzare l’artiglieria pesante. E’ stato proposto inoltre di creare delle vie per aiutare i profughi e inviare i primi soccorsi sia per i malati sia per ripristinare i servizi ove siano stati distrutti dai combattimenti.
Non è d’accordo invece il premier Yatseniuk che come risoluzione la sola costruzione di un muro che divida l’Ucraina da uno Stato terrorista e aggressore come lo è la Russia. Il presidente non vede nell’accordo la possibilità di tornare a come prima del conflitto, diffidente nei confronti della Russia e di Putin, che potrebbe approfittare del ritiro dell’esercito per attaccare senza preavviso.
Ma nel mantenere le promesse di questo probabile accordo, la Russia ne ha solo da guadagnarci: verrebbero fermate le sanzioni di cui si discuteranno nel fine di questa settimana, oltre a diminuire l’ostruzionismo commerciale che si sta creando, soprattutto tra i Paesi Baltici, oltre che con il resto dell’Europa.
di Alessandro Bovo
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