La mostra ci racconterà, come dice già il suo titolo, la storia del paesaggio dal '600 al '900. Vi lascio ad un estratto della introduzione ufficiale all'evento, tratto dal sito di Linea d'Ombra e dalle parole dello stesso Marco Goldin.
[...] Facendo ricorso a oltre novanta dipinti e a dieci preziosi disegni provenienti come sempre da alcuni tra i maggiori musei del mondo, e da alcune preziose collezioni private, la mostra sarà divisa in cinque sezioni, che descriveranno i momenti fondamentali legati alla narrazione della natura come fatto autonomo e indipendente rispetto all'inserimento delle figure. Insomma, quella sorta di emancipazione dell'immagine quando il paesaggio non è più visto come semplice fondale scenografico, ma campeggia quale divinità assoluta e dominante. Per questo motivo la mostra prenderà in esame i punti di snodo di una vicenda che diventerà sempre più centrale nella storia dell'arte, fino a giungere all'Ottocento, che a buon diritto è stato denominato "il secolo della natura". Quindi, senza allargarsi a innumerevoli e frazionate esperienze, starà piuttosto stretta ai cardini fondamentali. E in questo senso il titolo dell'esposizione sancisce l'idea dell'enorme cambiamento attuato da Claude Monet a partire dalla seconda metà degli anni sessanta del XIX secolo, lui impegnato in quel momento a dipingere nella foresta di Fontainebleau e sulle coste della Normandia sulla scia di Boudin. Monet che trapassa dal senso pur nobile della realtà, che a Corot prima di lui giungeva da una tradizione secolare - evidenziata in questa mostra -, e si spinge con le ninfee finali, ma già con le "serie" dell'ultimo decennio dell'Ottocento, verso il campo aperto di un paesaggio che non dimenticando appunto la realtà si appoggia quasi totalmente ormai sull'esperienza interiore. Aprendo così ad alcune delle manifestazioni più belle e nuove della natura dipinta nel corso del Novecento [...].Cinque sono quindi le sezioni esposte e precisamente:
.1. IL SEICENTO. IL VERO E IL FALSO DELLA NATURA
Foto da qu i
Si parte con un quadro di Annibale Carracci e uno di Domenichinoper sottolineare, tra fine Cinquecento e inizio Seicento, le derivazioni dalla scuola veneziana soprattutto di Tintoretto, nella considerazione di una natura che comincia ad assumere un ruolo autonomo e non solo immaginata come fondale scenografico2. IL SETTECENTO. L'ETA' DELLA VEDUTA
Bernardo Bellotto, L'Arno verso il ponte di Santa Trinità, Firenze, 1742
Poi la seconda sezione, quella sul Settecento con numerose e bellissime vedute dei veneziani, da Canaletto a Bellotto a Guardi, ancora sul rapporto, come in Olanda nel secolo precedente, tra arte, scienza ed empirismo. Venezia giganteggia qui in tutto il suo splendore.3. ROMANTICISMI E REALISMI
Joseph Mallord William Turner, L'eruzione delle Souffrier Mountains
Quindi le tante sale sull'Ottocento, il cosiddetto secolo della natura: dapprima l'ambito romantico con i sublimi Friedrich e Turner e poi la mediazione con il realismo attraverso Constable. E nella grande parte sul realismo le combinazioni, con date identiche, per esempio tra i pittori americani e quelli scandinavi, e poi ovviamente Corot, Courbet e Millet in Francia, i loro rapporti con i pittori dell'est Europa, a segnare le molte strade della descrizione della realtà a metà secolo.4. L'IMPRESSIONISMO E IL PAESAGGIO
Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire, 1885-1887
Infine, la epocale novità impressionista, dapprima con i quadri degli anni sessanta e inizio settanta (Pissarro, Sisley, Caillebotte, Manet), poi gli anni ottanta. Su questo decennio insisto molto nel percorso espositivo che ho creato, con quadri molto belli e famosi di Cézanne, Renoir, Van Gogh, Gauguin, Degas per indicare la caduta del dogma del plein-air e l'entrare nella modernità, quando il paesaggio diventa anche una proiezione della mente.
5. MONET E LA NATURA NUOVA
Claude Monet, Ninfee, 1907
L'esposizione si chiude con le 25 opere di Monet, vera e propria mostra nella mostra, per dire che dalla tradizione legata alla realtà (l'Olanda seicentesca, la foresta di Fontainebleau) in lui si passa alla dissoluzione della materia attraverso l'abbandono del plein air totale. Monet, che aveva teorizzato negli anni sessanta e settanta del XIX secolo la necessità assoluta di stare davanti, e in mezzo, alla natura per dipingerla, alla fine della sua vita, prima con le Cattedrali e poi con le Ninfee (tutte presenti in mostra), ritorna a una contaminazione tra vero della natura e artificio. A chi gli chiedeva se dipingesse ancora dal vero, rispondeva che questo non era interessante, perché "il risultato è tutto".
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Buona giornata
Daniela