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Vescovi e frati.

Creato il 19 settembre 2013 da Enricobo2

Vescovi e frati.

La Chapelle de la Madone.

Ma certo, se vai a guardare a fondo, trovi sempre qualcosa in comune tra due luoghi. Alessandria e Mentone, niente di più lontano, a prima vista, specialmente se guardate al clima, ma sotto sotto, grattando nei particolari, qualche cosa ve lo trovo che li accomuni e naturalmente lascio da parte i pensionati, spiaggiati sulla Côte e a commentare i buchi nella strade (adesso che di cantieri non c’è più l’ombra) nella città di Gagliaudo. Infatti proprio lì ho scoperto l’altro giorno, seguendo una gentile signorina, dalla voce roca e sensuale come solo le francesi hanno (ricordo un tale che chiamava sempre una ditta fornitrice francese solo per sentire la voce della telefonista), che illustrava le particolarità del quartiere di Carnolès, nell’ambito delle Journées Européennes du Patrimoine, la vita e soprattutto i miracoli di tal Fra Schiavone, che dopo aver peregrinato per mezza Europa, nel 1400, si fermò proprio a Mentone a godere del clima e dei limoni, con la scusa di evangelizzare gli autoctoni, chiamalo stupido. La sua vita, tesa, con una certa burbanza a portare sulla retta via i locali, con le prediche e con l’esempio, è in perfetta sintonia col nostro San Baudolino, vescovo di maniere brusche, che non stava tanto a raccontar la favola del lupo (se mai la raccontava al lupo, come risulta dalle cronache), quanto a maltrattar potenti e donnicciole dubitose e peccatrici. Infatti il suo miracolo più noto, che certamente lo descrive come personaggio, non è certo qualcosa come ridar la vista ai ciechi o resuscitare i morti, ma quello di convincere l’imperatore che il nipote adorato, sul punto di tirarle cuoia anzitempo, doveva morire comunque perché quello era il suo destino, che si mettesse il cuore in pace in quanto non c’era più niente da fare, stesse tranquillo e la smettesse di minacciare sfracelli per un evento naturale a cui il buon cristiano non si deve opporre. L’Imperatore bizzoso, se ne fece una ragione e proprio in questo sta il miracolo, calmarne l’ira funesta e dannosa di certo al contado locale che gliene fu assai grato. Bene, il nostro buon Fra Schiavone, a sua volta, predicatore di facile parola che attirava folle sterminate, anche se nervosetto, perché questa attività lo strappava alle sue meditazioni di anacoreta che amava camminare nel magnifico agrumeto, oggi giardino del Palais de Carnolés, andando avanti e indietro in preghiera dalla torre di Saint Ambroise alla Cappella de la Madone, faceva anch’egli miracoli di questo tipo. Il più classico infatti lo vede in attività davanti ad un gruppo di penitenti che, fiduciosi dei suoi poteri taumaturgici, gli avevano portato una vecchia (pensionata appena arrivata pare da Mediolanum) che non poteva camminare, se non faticosamente con un paio di scomode grucce. Alla classica frase del frate, che non aveva molto tempo da perdere, già che lo chiamavano in cappella per l’Angelus: Se hai fede in me, alzati, getta la stampella e cammina, la vecchia lo motteggiò facendosi besse della sua sicurezza e dicendo: Ma neanche per sogno, che se mollo la gruccia cado lunga distesa e mi rompo il femore. Il buon frate allora andò su tutte le furie, non per nulla era anche grande inquisitore e la mandò subitaneamente al diavolo dicendole: Se non hai fiducia, continua a camminare con le stampelle per il resto dei tuoi giorni. L’anziana, compreso il suo difetto di fede, passò il resto della sua vita pregando per il suo peccato invece di darsi al burraco e probabilmente salvandosi in questo modo l’anima. E questo fu il miracolo. Vedete dunque la similitudine quantomeno nello stile col nostro beneamato Vescovo e protettore cittadino; quantunque al mondo non vi sia giustizia, perché il nostro, che doveva avere appoggi non da poco in Vaticano, forse proprio per i suoi contrasti con l’Imperatore, non solo diventò Vescovo ma poi anche Santo, da misero anacoreta che era, mentre il povero Fra Schiavone, frate minore e già per questo meno considerato,  pur avendo prodotto miracoli di tal fatta e anche se morto in odore di santità, così almeno dicevano i confratelli che non riuscivano a stargli vicino, non fu mai beatificato. La scusa addotta fu che quando la causa si discusse, circa duecento anni dopo la sua morte, non si trovò più nessun testimone diretto dei miracoli stessi, come prevede del resto il diritto canonico. Diciamo che era caduto in prescrizione.

Vescovi e frati.

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