Vestirsi Vintage – Guida all’acquisto di capi d’Alta Moda e di Prêt-à-porter

Da Onlinevintage

Vestirsi Vintage, la nostra guida con i consigli necessari per l’acquisto di un capo vintage, inizia con un articolo fondamentale: la differenza tra Alta Moda e Prêt-à-porter.

Le guide all’acquisto, che pubblicheremo periodicamente su Vintage Magazine, vogliono essere utili  nella comprensione del valore di un abito o un accessorio vintage ed essere di aiuto nella scelta di capi originali.

Vestirsi Vintage è un piacere, una scoperta, un modo per risparmiare ed anche un modo per guadagnare, ma per farlo al meglio bisogna conoscere bene il mondo della Moda, la sua storia e le sue peculiarità.

Una prima nozione che vogliamo esaminare è la differenza tra Alta Moda o Haute Couture in francese ed il Pret-à-Porter (ready to wear in inglese).

Roberto Capucci 1982

L’Alta Moda è la creazione di abiti personalizzati su ordinazione e su misura per determinati clienti: sono pezzi unici, molto particolari. Gran parte delle volte sono confezionati con materiali di altissima qualità o addirittura nuovi tessuti.

Il valore di questi abiti vintage unici può variare in base al dello stilista che li ha ideati,  all’età del capo ed alla sua storia.

Possedere uno di questi vestiti può essere considerato un vero e proprio investimento poiché il capo può aumentare di valore col tempo.

E’ nato e sta crescendo un mercato rivolto proprio a questo tipo di abito o accessorio. Gli acquirenti sono normalmente fondazioni o musei che sono in fase di ampliamento delle collezioni dedicate al costume, collezionisti privati amanti del vintage, ma anche persone che intendono semplicemente fare un investimento.

Se il capo, oltre ad essere di Alta Moda, è anche stato indossato da personaggi famosi, aumenta il suo valore, che cresce ulteriormente. Per la vendita di questi abiti vengono allestite aste dedicate.

Alcuni esempi sono l’abito bianco di Marilyn Monroe, indossato nel film “Quando la moglie va in vacanza”: questo capo è stato venduto a 3 milioni e 400 mila dollari; il vestito bianco di John Lennon, utilizzato nella famosa copertina dell’album  “Abbey Road”, dove i Beatles attraversano le strisce zebrate è stato battuto all’asta per circa 55 mila euro, niente in confronto a più di 1 milione e 300 mila Euro versati da un anonimo collezionista nel 2011 per la giacca rossa di Michael Jackson del video Thriller degli anni ‘80.

Un vestito vintage, quindi, se non è di Alta moda è sicuramente un Prêt-à-porter. (Nell’ultimo decennio si è diffuso un altro tipo di produzione e di diffusione di abbigliamento, il Pronto Moda,  ma parlando di abiti vintage il riferimento è quello del Prêt-à-porter).

Il Prêt-à-porter,che in italiano vuole dire “pronto da indossare”, rappresenta abiti non fatti su misura, ma preconfezionati, divisi in taglie differenti, disegnati da stilisti e creati in serie da aziende di confezione per poi essere venduti ad un numero più elevato di persone a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli che possono essere attribuiti all’abito di Alta Moda disegnato dallo stesso stilista.

Nella prima metà del Novecento gli stilisti producevano soltanto capi di Alta Moda e vestivano solo personaggi di alto lustro e prestigio. Con il dopoguerra lo scenario cambiò e gli stilisti iniziarono a creare e produrre dei prototipi che in seguito venivano creati in serie dalle Aziende di Confezione. Il prêt-à-porter permise ai prezzi di scendere e questo consentì un mercato di “Alta borghesia”.

Questo processo di apertura del mercato verso il basso, oltre che verso l’estero, ha portato alla creazione, per uno stesso stilista, di molteplici etichette. Un esempio  di questo  cambiamento è proprio Armani (pubblicheremo una guida sui consigli per l’acquisto di un abito Armani) e come lui molti altri.

Oggigiorno più del 90% del mercato di abbigliamento vintage è composto da abiti prêt-à-porter.

Sotto questo grande ombrello, si trovano tutti i più grandi stilisti ed anche le linee prodotte per i grandi magazzini e mercati.

Le stesse linee di prêt-à-porter,  create dai grandi stilisti, si suddividono, in molti casi,  in ulteriori sottocategorie diversificate nei modelli e nei materiali e, quindi, anche nei prezzi: fascia bassa, media e alta.

Anche se il 9o% degli stilisti ha concentrato il mercato sul Prêt-à-porter, non tutti hanno deciso di produrre capi di abbigliamento e nuove etichette per tutte e tre le fasce di prezzo. Alcuni stilisti hanno deciso di occuparsi soltanto di prêt-à-porter di fascia alta, mentre altri si sono fermati alla fascia media ed i restanti si sono dedicati a per tutti e 3 i bacini di vendita.

Nei prossimi post analizzeremo, uno per volta, gli stilisti e la peculiarità delle loro creazioni.

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