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Veterinart!

Creato il 05 luglio 2011 da Patuasia
Veterinart!

Opera astratto-simbolica, logo della nuova corrente artistica valdostana: Veterinart!

Sgarbi diceva il vero. Oggi, al Forte di Bard si inaugura la mostra “Nuove forme nello spazio della tradizione”. Un’esposizione caduta dal cielo, privata di un comunicato stampa che ne anticipasse i disegni, le modalità e i costi. Eppure l’amministrazione regionale abbonda nella comunicazione: qualsiasi scemenza viene propagandata, ma non in questo caso, facile domandarsi il perché. Almeno per Patuasia, perché nessun altro, a dire il vero, se lo è chiesto (vedi il post: sono circondata da conigli!). Forse perché le scelte fatte sono tipiche di un regime che preferisce, in quanto tale, muoversi nell’ombra per poi presentare il fatto compiuto? Scelte fatte da chi? Per un artista contemporaneo essere selezionato da un veterinario non crea curriculum, se poi il veterinario è anche presidente del luogo espositivo e presidente della Regione che caccia i soldi, più all’onore  si adatta la vergogna. L’amministratore delegato del Forte di Bard, Gabriele Accornero, abbozza a una linea selettiva che è quella che privilegia i linguaggi non figurativi, segni e tratti nuovi. Fra gli artisti del contemporaneo valdostano troviamo l’illustrazione classica, piacevole nei libri per l’infanzia, di Francesco Nex. Difficile considerare non figurativo Franco Balan e neppure Dorino Ouvrier o Salvatore Cazzato che vinse l’anno scorso alla Mostra Concorso con una copia lignea dello schiavo di Michelangelo o Giulio Schiavon o Bobo Pernettaz, neppure Chicco Margaroli si smarca con i suoi libri di foglie e cuori imbottiti e neanche Roberto Priod con i suoi espliciti riferimenti alla natura, già perché l’astratto (non figurativo) è tutto ciò che è linguaggio puro e cioé: piano, superficie, colore, segno, materia, pigmento…, insomma di artisti che hanno intrapreso questa strada in Valle non ne conosco uno e comunque non sono certo quelli selezionati. La giustificazione di Accornero cade nel vuoto e conferma l’unica volontà espressa: quella di un veterinario che di arte contemporanea e di arte in genere, non ne capisce un tubo!


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