Sebastian Vettel è campione del mondo in Formula 1 per il quarto anno consecutivo.
Questo rigo di notizia dovrebbe bastare a un ciarlatano della domenica come me per esprimere il succo del post, in assenza del nostro Bandit che certo avrebbe saputo approfondire molto di più e infinitamente meglio. Ma già che ci sono provo a sporcare per bene questa pagina web e mi perdonerete se le sparerò belle grosse.
Vettel, dicevamo. Ecco, il ragazzo di Heppenheim a 26 anni si è già intascato 4 titoli mondiali, guida una macchina che è un sogno ed è coccolatissimo dal suo team e dalla FIA: cosa volere di più? La logica direbbe niente – in India ha dominato la gara così come ha fatto in quasi tutte le gare del mondiale dimostrando una supremazia imbarazzante anche e soprattutto sul compagno di squadra, quel Mark Webber vecchio volpone del circus – ma siccome a me piace guardare le cose in maniera trasversale mi chiedo cosa significhi allora la comunicazione fatta a Wabber durante il GP indiano: “Stop the car – cito testuali parole – Stop the car. It’s an ultimatum” proprio mentre Webber era più veloce di Seb. Un fatto, questo, che dovrebbe almeno far riflettere tutti quei professoroni che tirano giù record, cifre e che si sciolgono come scolarette eccitate di fronte ai Jonas Brothers ogniqualvolta Vettel vinca un GP su una vettura che – diciamolo – è nettamente superiore rispetto a tutte le altre, senza considerare che il muretto fa di tutto per togliergli l’ingombrante imbarazzo di un compagno di squadra che spesso e volentieri vorrebbe e riuscirebbe a stargli davanti.
Ma Seb passa le ore in palestra perchè la Redbull non è facile da guidare, sostengono le fonti più informate, tutti gli altri piloti lo fanno? Si allenano così tanto?
E io che ne so. Suppongo di si. Credo che per fare arrivare tra i primi 10 un paracarro color rosso Ferrari bisogna lavorarci su un bel po; sono convinto che Raikkonen abbia parecchio lavoro da fare per settare una bizzosa Lotus e manco sto qui a parlare della McLaren. Però io sono un ciarlatano domenicale (non Domenicali eh!!) quindi posso anche sbagliare.
Sto divagando, restiamo ai fatti.
In quel di Greater Noida la Redbull e Vettel hanno stabilito chi è che comanda tecnicamente in pista e politicamente nel box: i numeri parlano chiaro, titolo strameritato e tutti zitti.
Personalmente Vettel mi è simpatico come lo sarebbe un calcio in culo ma corre come un matto, è costante e sfrutta al meglio le spinte che gli arrivano dal muretto per cui tanto di cappello.
Per la serie “Il mondiale degli altri” bisogna dire che in India si è visto un Massa decisamente rinvigorito e pronto per affrontare la prossima stagione (su che vettura ancora non lo si sa) e anche un Alonso che ha definitivamente mollato gli ormeggi pasticciando tutto quello che poteva pasticciare e forse – ma mica tanto – mandando a quel paese tutto l’organigramma societario del Cavallino Rampante. Voti alti per Romain Grosjean autore di una gara sontuosa dopo una opaca partenza in ottava fila; bene anche Nico Rosberg, secondo sul podio al termine di una corsa intelligente. La strategia frega il prossimo ferrarista Kimi Raikkonen, settimo al traguardo ma autore del giro più veloce.
Prima di concludere mi scuso con quanti si aspettavano un post più tecnico e meno cialtrone. Vi prometto che appena possibile Bandit correggerà i miei strafalcioni.