Alzi la mano con me chi si è stancato del dannato POV e dello stramaledetto Found Footage. Per i più distratti, cioè per tutti coloro che hanno vissuto la loro vita su Marte negli ultimi 10 anni, il POV (acronimo di Point Of View: punto di vista) è quel discutibile stratagemma cinematografico, che a braccetto con il Found Footage (materiale video miracolosamente ritrovato) consente ad ogni demente con una videocamera e uno straccio di idea di fare un film. Grazie ad un certo Oren Peli (che possa bruciare all’inferno) questo tipo di traballante poetica, negli ultimi anni ha proliferato soprattutto in campo horror, generando robaccia davvero inguardabile, a metà strada tra l’imbarazzo e il mal di mare. Ora da queste poche righe avrete capito che il sottoscritto non è certo di parte, quando afferma senza timore di essere smentito, che V/H/S/2 è un film straordinario e cosa ancor più sorprendente, dannatamente pauroso. V/H/S/2 è un film collettivo ad episodi, uno di quelli che si facevano tanto tempo fa e che tutti noi, ad un certo punto della nostra vita, abbiamo amato e di cui serbiamo gelosamente il ricordo nel cuore. Aggiornato ai nostri tempi ecco che la cifra stilistica di V/H/S/2 è proprio il POV, ogni episodio infatti è girato usando ed abusando di questo espediente narrativo, con un senso ed un significato però, visto che dopotutto è proprio il concetto di visione ad essere al centro dell’intera vicenda. Con tanta intelligenza, un pizzico di furbizia e una secchiata di follia, ogni segmento, compreso quello principale che fa da filo conduttore, affronta a suo modo i temi classici del cinema horror: fantasmi, zombie, sette sataniche e rapimenti alieni, topoi talmente abusati che risulta difficile immaginare che il film possa inventare qualcosa di nuovo. Invece, complice lo stile di regia, raramente così efficace, funzionale ed in sintonia con gli eventi narrati, V/H/S/2 parte lento, scaldando l’atmosfera con un episodio ectoplasmatico che lascia un po’ l’amaro in bocca, per alzare il tiro grazie ad un’invasione di morti viventi ripresa con telecamera GoPro e per concludersi con gli ultimi due spettacolari, disturbanti e spaventosi episodi (il terzo è da antologia) che vi faranno saltare sulla sedia se non addirittura provare un vero e proprio malessere diffuso, facendovene implorare la fine. V/H/S/2 quindi funziona perché non è solo pretesto e furbizia, ma riesce a fare a pezzi il sistema nervoso dello spettatore, bombardandolo di idee, follia e pura paranoia. Per una volta il POV funziona alla grande, come nel caso del camera-zombie e della dog-cam del finale, il Found Footage non disturba e tutto sembra essere costruito apposta per lasciar intendere che se le idee ci sono, il mezzo espressivo è giustificato, funzionale e insostituibile, Cinema di cuore e di testa quindi, che non mancherà di meravigliarvi, mentre vi spaventa a morte. Resta un mistero come mai una pellicola come questa non riesca a trovare un posto nelle sale di questo nostro paese, mentre preferiamo continuare a distribuire l’ennesimo capitolo di Paranormal Activity, ma questa probabilmente è sempre e comunque un’altra storia.
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