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Vi eravate accorti dell’«egemonia culturale» dei radicali?

Creato il 05 agosto 2013 da Malvino
Il concetto di «egemonia culturale» è peculiarmente gramsciano. Con la chiarezza che non l’abbandona mai, neppure quando affronta questioni assai più complesse, e che in fondo è una delle sue più amabili virtù, Antonio Gramsci spiega innanzitutto cosa intenda per «egemonia» (Quaderno XI), contrapponendo il termine a quello di «dominio» (questo è potere fondato sulla «forza», quella è potere fondato sul «consenso», e in ciò è fatta significativa differenza con la гегемония leninista), per poi affermare che un’«egemonia culturale» si realizza quando un gruppo «sia in grado di imporre ad altri gruppi, attraverso pratiche quotidiane e credenze condivise, i propri punti di vista fino alla loro interiorizzazione, creando i presupposti per un complesso sistema di controllo» (Quaderno XII).
In buona sostanza, l’«egemonia culturale» è la capacità di ottenere ladesione ad un progetto di società da unampia maggioranza in seno a una comunità nazionaleacquisendone il consenso ad una particolare concezione del mondo, con la forza della persuasione. Superfluo aggiungere che questo abbia per fine la conquista del potere da parte dellavanguardia politica che incarna questa Weltanschauung. Siamo così dinanzi a quella che per molti studiosi del pensiero gramsciano è una rottura della ortodossia leninista, e tuttavia lalternativa sta solo nel metodo: l«egemonia culturale» si configura come mezzo di «dominio», e dunque rimane incompatibile con la visione liberaldemocratica dello Stato, che accetta, e anzi promuove, la coabitazione di diverse e perfino opposte concezioni del mondo in seno alla società.  

Non è chiaro, ora, se i radicali abbiano già conquistato l’«egemonia culturale» in Italia, come Marco Pannella afferma nel corpo del quinto capoverso dellintervista concessa al Corriere Fiorentino di domenica 4 agosto, o se invece stiano lì lì per conquistarla, come lo stesso afferma nel corpo del capoverso successivo, di certo sembra esserci soltanto che si tratti proprio del concetto formulato da Antonio Gramsci, che è citato in entrambi i casi: in entrambi i casi, dunque, ci si può rotolare a terra dal ridere. 

Vi eravate accorti dell’«egemonia culturale» dei radicali?
Bruta ignoranza? Ennesimo goffo tentativo di mistificare il pensiero gramsciano come è già accaduto con lo stravolgimento del concetto di «intellettuale collettivo»? Delirio di onnipotenza? Unipotesi non esclude l’altra, perché Marco Pannella è ignorante, imbroglione e matto. Con «egemonia culturale», probabilmente, voleva dare una definizione nobile a quella posizione da mosca cocchiera che i radicali hanno da sempre in sella ai mutamenti della società italiana: non è affatto il guidarli, tanto meno il suscitarli, ma soltanto il salirci sopra, cavalcandoli come fa il surfer che si arrischia sull’estremo fronte dell’onda che avanza, finché avanza, per finirvi sotto quando collassa o si infrange. Più che avanguardia, ballon dessai. Peraltro assai sgonfio da due o tre decenni in qua.Si ringrazia Luca Massaro per la segnalazione dellintervista sul Corriere Fiorentino. 

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