"Aaah, sono appena uscita dalla parrucchiera e questi vogliono
scagazzarmi in testa!"
Vi piacciono gli uccelli? O preferite le passere? Qualunque sia la risposta, sono fatti vostri. In ogni caso, però, a tutti piacciono i volatili. Sono un simbolo di libertà. Hanno le ali, senza nemmeno bisogno di bere Red Bull, e possono volare via ovunque vogliano. L’uomo ha sempre voluto volare oh oh nel blu dipinto di blu, a volte si è persino scottato nel farlo. Icaro, ne sai qualcosa? Insomma, gli uomini hanno da sempre invidiato gli uccelli, soprattutto quelli di grosse dimensioni, ma non ne hanno mai avuto paura. Oddio, forse pure in questo caso di quelli di enormi dimensione un pochino sì, però gli animali spaventosi sono altri. Spielberg ad esempio ha avuto gioco facile con Lo squalo e con i dinosauri di Jurassic Park. Semplice creare tensione, con delle bestie del genere. Capaci tutti. La missione di Alfred Hitchcock sembra invece essere un’altra. Dopo averci costretti con Psyco a fare la doccia in fretta e furia e con un braccio sempre pronto a ripararci da eventuali pugnalate in arrivo, con la sua pellicola successiva ha continuato nella sua opera di demolizione di tutte le nostre certezze e ci ha messi di fronte a un nuovo incubo. Gli uccelli ci ha costretti ad andare in giro con lo sguardo all’insù preoccupati che una minaccia possa pioverci addosso dal cielo. Gli uccelli, creature pacifiche di cui al massimo potevamo temere per qualche scagazzata in testa, sono diventati dei mostri da temere. Grazie Alfred, terrorista del cinema.
"Com'è grosso il suo uccello."
"Eh, grazie. Me lo dicono tutte. E tutti."
"Che situazione micidiale: proprio ora la batteria dell'iPhone doveva abbandonarmi?"
La potenza di un film come Gli uccelli sta nella libertà di interpretazioni che possiamo vedere, dalla chiave religiosa, con i volatili che si scagliano contro l’uomo come punizione divina, in maniera analoga a quanto succederà con la pioggia di rane di Magnolia, o in chiave socio-politica, per via dei timori dell'epoca nei confronti della bomba atomica. Al di là delle molteplici letture possibili, Gli uccelli è anche e soprattutto un grandissimo film di paura, di terrore. Magistrale è poi il non uso della musica. Nella pellicola è quasi del tutto assente una colonna sonora musicale, ma quasi non ce ne accorgiamo. A essere ben presenti sono infatti gli inquietanti effetti sonori, una soundtrack costituita per lo più dai suoni dei volatili. È dalla cura in dettagli, che poi non sono solo dettagli, come questo che si nota la differenza tra un semplice film e un grande film. Spettacolare il crescendo di tensione tipicamente hitchcockiano cui assistiamo. Prima una partenza tranquilla in cui affiorano qua e là degli elementi inquietanti. Poi via via il livello di tensione sale, con i primi attacchi dei pennuti e i loro angoscianti assembramenti che infine si fanno sempre più violenti e prepotenti. Il loro è un odio apparentemente senza ragioni. I loro attacchi partono all’improvviso, dopo fasi di quiete. La domanda che lo spettatore si pone è: perché lo fanno? La stessa domanda che ci possiamo fare è: perché l’uomo ogni tanto sente il bisogno di attaccare gli altri, di odiare, di fare la guerra? È un comportamento senza senso, la cui assurdità ci viene sbattuta in faccia quando gli animali cominciano a comportarsi come gli uomini. Un’allegoria non nuova, vedi La fattoria degli animali di George Orwell, ma che mai su grande schermo aveva trovato un’applicazione tanto potente, con il volo degli uccelli che riecheggia i raid aerei della seconda guerra mondiale.La razione di Scarlett Johansson quotidiana.
È un male inspiegabile e senza ragioni, messo in scena successivamente anche dal già citato Steven Spielberg nel suo Duel. La pellicola è pure uno dei primi e più grandi esempi di disaster/survival movie. Genere che poi sarebbe degenerato parecchio nella mani di registi come Roland Emmerich o Michael Bay. Spazio curiosità: qualche anno fa si era vociferato della possibile realizzazione di un remake de Gli uccelli e come regista si era fatto il nome - orrore! - proprio di Michael Bay. Per fortuna, il progetto sembra per il momento essere stato accantonato, in attesa che come i pennuti del film riprenda quota e ritorni all’attacco. Fine dello spazio curiosità.Gli uccelli volano alti ancora oggi. A 50 anni di distanza gli effetti speciali appaiono per forza di cose superati, anche se non sono invecchiati nemmeno troppo male, e pure oggi fanno il loro “effetto” sullo spettatore più di tutti i maledetti 3D di tutti i maledetti James Cameron di questo maledetto mondo. L’insieme è poi ancora tremendamente efficace. Sia per ricchezza di significati che per efficacia cinematografica, non ha pari tra gli altri survival/disaster movie prodotti in seguito. Anche perché definirlo un semplice survival/disaster movie appare assai limitante. Con rivali del calibro de La donna che visse due volte e Psyco, Gli uccelli non è forse il miglior film in assoluto del Maestro del brivido, però è probabilmente quello più ambizioso e dalla maggiore valenza simbolica. Quello che vola più in alto di tutti. Nota di merito infine per la protagonista, la praticamente esordiente modella Tippi Hedren. Ma di lei avremo modo di parlare domani. E ora, come direbbe un mio noto collega cannibale: vola vola vola… vola vola vola… (voto 9/10)
The Movie Shelter