Prosegue la nostra quasi rubrica di racconto di chi sono gli ecoblogger, ovvero coloro che hanno un blog e che si impegnano a immaginare un Pianeta più bello di quello che hanno trovato. Fabio Peluso (che nella foto a sinistra raccoglie nocciole, più naturali di così…) è una persona da scoprire, e non potrete non apprezzarlo.
Fabio, ci conosciamo da tanti anni (prima abitavamo a Ciampino anche noi di Minimo Impatto). E sul tuo blog qualche giorno fa hai scritto un bellissimo post su di noi per il quale ti ringraziamo sentitamente. Ma dicci, come nasce il tuo blog?
Quando ho “inaugurato” il mio blog l’obiettivo era quello di parlare della mia città, Ciampino, divulgando notizie di interesse generale, scrivendo le mie opinioni, facendo delle proposte su come migliorare il posto in cui vivo. Gradualmente però ho iniziato ad inserire sempre nuovi elementi e nuove categorie di notizie, finendo per occuparmi di tutto, compreso ecologia e ambiente, temi per me molto sentiti per vari motivi, tra cui la mia provenienza. Essendo originario della Campania, ho visto e vissuto sulla mia pelle situazioni di degrado ambientale di vario genere (dissesto idrogeologico, inquinamento, rifiuti); per me era naturale quindi occuparmi di questi temi.
Che vuol dire per te essere una persona ecosostenibile?
Personalmente mi ritengo “più” ecosostenibile di altri. Cerco di evitare gli sprechi di energia elettrica (e non solo in casa mia), provo a recuperare qualsiasi cosa prima di buttarla, soprattutto se si tratta di carta e plastica; stampo documenti solo se necessario, e sempre fronte retro anche se a molti non piace (ma a questi rispondo, ma i libri come li leggi?); cerco di recuperare ogni foglio su cui si possa ancora scrivere (ho “collezionato” migliaia di fogli stampati solo fronte ma ancora utili per essere riusati, sottraendoli anche a uffici che li avrebbero buttati senza pensarci su due volte).Ci daresti qualche altro consiglio?
E’ fondamentale cercare di autoregolarsi sui consumi personali: staccare la corrente agli elettrodomestici che non hanno un interruttore e rimangono in stand-by, spegnere il telefono se non serve o se si è in un luogo senza campo per molto tempo, evitare di comprare prodotti con imballaggi eccessivi, preferire i prodotti sfusi quando è possibile. Anche l’alimentazione può svolgere un ruolo importante: ridurre il consumo di carne, preferire frutta e verdura di stagione, possibilmente a chilometri zero, ancora meglio se di produzione biologica. La mobilità svolge un ruolo fondamentale, i mezzi pubblici sono da preferire sempre all’automobile, ma non bisogna trascurare il car sharing e il car pooling. Ma a queste possibilità si dovrebbe preferire, ove possibile, andare a piedi o in bici. Per quanto mi riguarda per gli spostamenti interni alla mia città una passeggiata è il modo migliore: non si fa (e non si trova) traffico, e ci si mantiene in movimento! Nonostante questo ritengo di essere una persona che consuma ancora troppo, ma l’importante è avere come obiettivo quello di migliorare sempre se stessi.Ora una domanda… autoreferenziale, per noi. Come è che ci hai conosciuto?
Ho iniziato a seguire Minimo Impatto alcuni anni fa, quando mi ritrovai a cercare prodotti ecosostenibili per vari usi e conobbi personalmente Giuseppe Avolivolo. Minimo Impatto offre un servizio ottimo: offre prodotti di qualità, utili a chi voglia seguire uno stile di vita ecocompatibile; offre inoltre informazioni utili tramite il blog, che è un ottimo punto di riferimento per pratiche di vita sostenibili. Aziende come Minimo Impatto sono la dimostrazione che l’ecologia e la salvaguardia dell’ambiente non sono velleità filantropiche, ma possono generare un circolo virtuoso di economia verde che può contribuire a uscire dalla crisi e a migliorare la salute del nostro pianeta (e la nostra soprattutto). E’ lecito sperare che grazie alla crescita del mercato “green” e di imprese come Minimo Impatto si possano rispettare (e perché no, superare) gli ambiziosi obiettivi in materia ambientale dell’Unione Europea in termini di riduzione delle emissioni di CO2, di riduzione dei rifiuti, di contenimento del riscaldamento globale. La speranza vera però è che le istituzioni e la politica capiscano veramente quanto è importante sviluppare (senza drogarlo, come spesso è avvenuto per le rinnovabili) il mercato “green” al fine di creare nuovi buoni posti di lavoro e soprattutto di salvare il nostro pianetaFabio, grazie per le tue splendide parole