Vi ricordate la donna che ha ucciso e decapitato il suo stupratore? E’ sua la storia che fa discutere mezzo mondo.

Creato il 19 settembre 2012 da Vittorionigrelli @vittonigrelli

Turchia, 19 Settembre 2012.
TheTweeter aveva raccontato la vicenda e la potete rileggere qui, ma la vicenda di Nevin Y’nin non si è chiusa così semplicemente. La gravidanza, frutto della violenza del suo stupratore, è ormai giunta al quinto mese, con vani tentativi di aborto e richieste considerate immorali.
In Turchia la possibilità di abortire è concessa fino alla decima settimana; in Italia, con la legge 194 del 1978, è possibile farlo anche oltre il 90° giorno se la prosecuzione della gravidanza, e il conseguente parto, arrecassero gravi danni alla partoriente.
Nevin Y’nin minaccia di lasciarsi morire nel caso non gli venisse concessa la possibilità di abortire e la sua dichiarazione fa scalpore.

Il premier Tayyip Erdogan, eletto nel 2003, doveva essere il rappresentante di una cultura islamica moderata, ma le sue ultime dichiarazioni stanno facendo discutere le piazze turche, e parecchio.
A Maggio, infatti, aveva definito l’aborto come “un omicidio” e voleva abbassare il limite massimo da 10 settimane a 6, la revisione della legge è stata poi bloccata a seguito delle numerose proteste, “my body, my decision” (“mio corpo, mia decisione” N.d.R.) recitavano gli slogan.
Le contromisure del governo non si sono fermate e il 20 Luglio è stata impedita la vendita dei farmaci per l’aborto sicuro, scatenando le ire delle Associazioni di Medici Turchi.
Il premier è anche contro il parto cesareo. Erdogan, infatti, sostiene che questa tecnica provochi un abbassamento della crescita demografica; gli ultimi dati danno il tasso turco a 1,5%, mentre il premier vorrebbe alzarlo di un punto percentuale.

La storia di Nevin Y’nin è il caso emblematico di una Turchia con un premier che si dice di ispirazione laica che, invece, sta contribuendo a una politica sessista e molto attaccata alle tradizioni.
Il quinto mese di gravidanza, per procedere a un aborto, è tardi anche in Italia, dove la politica sull’interruzione di gravidanza è un po’ più permissiva, ma forse la libera decisione della 26enne avrebbe dovuto essere approvata tempo fa.

Veronica Sgobio



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