Basterebbe una retromarcia…
Un film bloccato, come lo è il nostro paese. Presentata a Venezia 70, l’opera prima di Emma Dante fa spellare le mani e coinvolge grazie alla sua tesa staticità.
Samira è un’anziana albanese che ha perso qualche anno prima la figlia ed è ingabbiata da una vita tribolata nella periferia palermitana. Rosa è una donna con un passato a Palermo da dimenticare, che accompagna Clara, la sua amante, a un matrimonio di un amico comune. Inquieta e infastidita, infila Via Castellana Bandiera, una strada stretta e senza senso di marcia. In direzione opposta giunge la Punto guidata da Samira, che chiede, ostinatamente, il passaggio per raggiungere la casa che dista pochi metri. Rosa è decisa a mantenere la posizione.
Via Castellana Bandiera (2013) è un po’ lo specchio dell’Italia. È doloroso ammetterlo, ma è così. Un paese bloccato in un’impasse storica, economica e umana. E mentre le due automobili si sfidano in una stretta via del palermitano, il quartiere scommette e si ferma a guardare. Emma Dante (regista e interprete) firma una pellicola dai profondi e diversificati significati e riesce a farlo mettendo in scena un teatrino dell’assurdo, che cambia spesso tono e registro, passando dalla commedia al western d’altri tempi, dal duello al sole alla tragedia greca. Uno sviluppo silenzioso e pulito, mentre attorno imperversa il teatro umoristico dialettale e nazionalpopolare. Due donne che si guardano, si scrutano e rimangono aggrappate al volante, in una domenica d’agosto, polverosa e afosa. E solo due donne potevano sostenere un confronto psicologico così intenso e coinvolgente; dopotutto se questo fosse successo a due uomini, le cose sarebbero finite male (ed Emma Dante ce lo dimostra: aggressione verbale, fisica, accoltellamento e conseguente insabbiamento).
Emma Dante, insieme ad Alba Rohrwacker ed Elena Cotta (Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile a Venezia 70) ostenta una pellicola pulita, che vive di sguardi ed emozioni e che si dimostra anticonvenzionale, ricercando una viscerale realtà. Uno scontro di generazioni che si consuma in un viottolo desolante e che mette a dura prova non solamente i nervi dei personaggi principali, ma anche quelli dello spettatore. Difatti lo spettatore è confuso e non comprende il perché di tanto accanimento, vede lo svolgersi degli avvenimenti, ride con la surrealità popolare e assapora il dramma, la tragedia. Tuttavia una cosa salta all’occhio a uno sguardo più attento: la stradina che tanto stretta appare all’inizio (le portiere delle automobili all’apertura toccano i lati della strada), progressivamente si allarga e si ha l’impressione che possano passare anche due macchine. La regista allarga lo sguardo e la macchina da presa e attraverso quella strada (a fine pellicola) ci passa un mare di gente, che oltrepassa l’obiettivo e si dirige verso il baratro. Una metafora? L’interpretazione è personale.
Paradosso del cinema nostrano, Via Castellana Bandiera mette in scena un microcosmo popolare, che ha l’intenzione di allargare lo sguardo e farsi metafora di un paese impantanato. Basterebbe fare un passo indietro. Ma attenzione al baratro.
Uscita al cinema: 19 settembre 2013
Voto: ****