Magazine Cinema
di Emma Dante
con Emma Cotta, Emma Dante, Alba Rorwacher
Italia 2013
Genere, drammatico
Durata, 90'
Ogni esordio cinematografico per le caratteristiche di novità che porta con se è destinato a calamitare l'attenzione degli appassionati. Nel caso di "Via Castellana Bandiera" opera prima diretta da Emma Dante questa tendenza è rafforzata dal fatto che il film era stato selezionato per una vetrina importante come quella del Festival di Venezia, dove il film è passato in concorso. Alla pari di meritevoli colleghi Emma Dante era la conferma di una trend festivaliero che negli ultimi anni aveva visto la presenza di registi provenienti da percorsi artistici estranei al mondo del cinema: dal drammaturgo Ascanio Celestini con il suo "Pecora nera", al disegnatore Gipì con "L'ultimo terrestre", i responsabili del festival avevano aperto la settima arte alle contaminazioni suscitate dal potere d'attrazione che il cinema è in grado di innescare sul resto delle arti. In questo caso la regista siciliana rappresentava con la sua matrice teatrale il valore aggiunto di una storia che si annunciava quantomeno singolare.
"Via Castellana Bandiera" è infatti il nome della via a senso unico in cui si ritrovano una di fronte all'altra e senza intenzione di cedere il passo, le automobili di Samira e Rosa, impegnate a riversare in quella presa di posizione i rispettivi problemi esistenziali. Samira (Emma Cotta) è ridotta ad una larva dopo la morte della figlia scomparsa prematuramente per un male incurabile, Rosa (Emma Dante) si ritrova agli sgoccioli della relazione con Clara (Alba Rochwacher) la donna amata che sta accompagnando al matrimonio di un amico. Come nel coro di una tragedia greca le donne sono supportate dal sostegno degli abitanti del luogo divisi in fazioni che ne contraddistinguono credenze e sotterfugi. Nessuno ne uscirà indenne. De Profundis di un’umanità in via d’estinzione e ritratto di un paese morente “Via Castellana Bandiera” condivide con il giovane cinema d’autore italiano la visione di un Italia logora e fatiscente. Alla pari d’opere come “L’intervallo” di Valerio Di Costanzo e di “Sangue” di Pippo Delbono (ancora e colpevolmente senza distribuzione) il film di Emma Dante si apre su un day after urbano destinato a diventare il paradigma della precarietà esistenziale e materiale dei personaggi. Concentrato quasi per intero nella via del titolo, “Via castellana Bandiera” è caratterizzato da una dialettica narrativa in continua oscillazione tra il particolare, riferito alle vicende personali dei protagonisti (con il passato doloroso e fuori campo a scavare un solco incolmabile tra le persone) e l’universale, rappresentato dal valore simbolico che la vicenda assume quando descrive gli espedienti di un mondo emarginato e ferito che sopravvive mettendo in scena una guerra civile tra poveri ed emarginati. Girato con stile nervoso ed insieme contemplativo, il film di Emma Dante ha il fascino dei film che riescono a rendere nuova una realtà abituale e sottovalutata. Cosi accade per il paesaggio siciliano, qui più che altrove visualizzato come uno spazio di frontiera dove l'eccezionale diventa normale (scopriamo infatti che diatribe come quella tra Samira ed Emma sono una consuetudine per gli abitanti del luogo) ed in cui il moderno della nostra contemporaneità, qui rappresentato dai costumi emancipati di Rosa e Clara, amanti senza alcuna paura e sotterfugio, deve fare i conti con una civiltà arcaica ed immobile, raffigurata dalla famiglia di Samira, dominata da un assolutismo maschile opprimente e rozzo, a cui solo la morte può sottrarre.
Astrazioni che il film fatica a coniugare con la progressione della storia che si avvale di espedienti narrativi deboli (l'amicizia di Clara con il nipote di Samira è uno di questi) per dare respiro ad un racconto che fatica a superare l'evento da cui è scaturita. Cortometraggio espanso all'impossibile "Via Castellana Bandiera" ha trovato il modo di farsi onore grazie al premio attribuito all'ottantenne Emma Cotta scelta come miglior attrice della manifestazione veneziana.
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