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Via Castellana Bandiera

Creato il 27 settembre 2013 da Giorgioplacereani
Emma Dante
Due corpi e due volontà, uno di fronte all'altro, e il rifiuto di cedere il passo, una situazione senza uscita. E' un rabbioso puntiglio, questo, che sembra riemergere con maggior forza nei periodi peggiori della storia di questo paese: come non ricordare il Seicento dei Promessi sposi, l'episodio del duello di Lodovico, che poi diventerà Padre Cristoforo? Ma anche, in chiave comica, le pianure desolate dell'Italia dei secoli bui ne L'armata Brancaleone(“Cedete lo passo”). Non per nulla la parola “puntiglio” è entrata nella lingua italiana dallo spagnolo nel Seicento.E così, in un momento di crisi, decadenza, bloccodell'Italia, ha particolare senso Via Castellana Bandiera, notevole esordio cinematografico dell'attrice e regista teatrale Emma Dante, dal suo romanzo. In una stretta via periferica di Palermo due auto si trovano bloccate l'una di fronte all'altra e nessuna delle due vuole retrocedere. Irrigidite al volante sono da un lato Rosa (Emma Dante) insieme alla sua campagna Clara (Alba Rohrwacher) e dall'altro la vecchia Samira (una potente interpretazione, premiata a Venezia, dell'ottantenne attrice di teatro Elena Cotta). Diventa una gara a “chi ha la corna più dure”, un duello di sguardi feroci, di ostinazione e di sacrificio: passa il tempo, arriva la notte, ed entrambe chiuse nell'auto soffocante buttano via la pastasciutta che un'anima buona ha portata e poi perfino l'acqua da bere. Intanto il cognato di Samira, il vedovo di sua figlia, organizza una scommessa truffaldina per spennare il quartiere. Una rabbia, una ferocia, un male diffuso percorrono un film che sul piano morale fa pensare alle incisioni di Goya. L'automobilista barbuto ragionevole - se ognuno si impunta, dice, nessuno la spunta - scompare subito dall'orizzonte del film. E tuttavia questa disfida, prima tragicomica e poi solo tragica, non è in realtà l'argomento centrale di Via Castellana Bandiera. Non è che sia un pretesto, ma neppure il vero cuore del racconto: potremmo dire che è il meccanismo drammaturgico per far emergere qualcosa d'altro; Via Castellana Bandiera mette in scena un dolore avvolto dentro un altro dolore. Al centro è la disperazione silenziosa di Samira, personaggio muto per quasi tutto il film. Lei è venuta con la figlia morta da Piana degli Albanesi ed è rimasta come naufragata in questa famiglia, dove il cognato le fa pesare il fatto che la mantiene; amata solo da uno dei nipoti, è straniera in quel luogo. Dicono le comari che pare abbia un piede di capra. Alle spalle ha una vita di tristezze (il film si apre alla tomba della figlia) il cui peso viene espresso con un'economia di espressioni e di gesti minuti in cui si può vedere il magistero teatrale. Dal canto suo Rosa, che si rode di essere ritornata per un momento in un luogo che ha visto la sua infelicità da bambina, ha appena litigato in auto con la sua amante (“Ci lasciamo?” - “Forse è meglio”). Peraltro il suo personaggio, pur nella bellezza dell'interpretazione, soffre di una certa carenza di caratterizzazione rispetto al romanzo, il che contribuisce tanto più a spostare l'enfasi del film su Samira. Nella rabbia del suo impiantarsi e bloccare la strada (un comportamento, sentiamo, non nuovo), il viso gelido e irrigidito, c'è una sorta di rivolta disperata e ferina. Non per nulla, nella sequenza del cimitero all'inizio del film, quando Samira si stende con le braccia a croce sulla tomba della figlia, un'inquadratura dall'alto mostra tutt'intorno, nei rettangoli delle tombe svuotate, i cani randagi che lei nutre: come se lei fosse un randagio tra gli altri. Come un kamikaze, in questa guerra stradale lei si brucia. Valgono per lei le parole del vecchio film di Luis Buñuel: “Vi riposerete quando sarete morti”. Non lo dico come metafora, alludo a una scena stupefacente a fine film. Il quale si conclude con una lunga scena aq inquadratura fissa in cui tutto il quartiere, a gruppi, come nel giudizio universale, corre verso la scena dell'inevitabile disastro. Sull'inquadratura fissa risuona la canzone dei fratelli Mancuso, Cumu è sula la strata, che parla di pianto e di morte. Qui appare pertinente citare le parole esatte del ringraziamento alle comparse volontarie nei titoli di coda: “a tutti quelli che ci hanno dato una mano correndo all'alba verso il precipizio”. Correndo verso il precipizio... Sono parole che al di là della contingenza del ringraziamento, e certo volutamente, racchiudono in sé tutto il film.

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