via con me nel Texas...
Creato il 06 dicembre 2011 da Omar
Via con me - Go with me è come un calcio nelle palle. Improvviso, veloce e fa
un male cane.
Autore Castle Freeman, texano 66enne, vita nel Vermont da 40 anni. Americano
vecchio stampo. Di poche parole.
Ha scritto saggi, racconti e quattro romanzi che arrivano a 200 pagine.
Vive in una casetta di legno rosso acceso, nel Vermont, dove ambienta le sue
storie. E passa le giornate a scrivere, riscrivere e limare fino a ridurre
all'osso le sue opere. Un osso molto saporito, però, appetibile anche per il
più bastardo dei cani.
Ama i classici: legge e rilegge Twain, Joyce, Faulkner. Ha amato Pulp Fiction
di Quentin Tarantino. E si vede.
Andiamo diretti alla storia in questione.
Montagne e boschi infiniti. Un buco sperduto. Vermont, giorni nostri.
Lillian è una ragazza molto attraente, molto tosta, ma molto spaventata. Il
suo ragazzo l'ha lasciata, filandosela alla grande, per colpa di un tipaccio
chiamato Blackway. Che adesso pare avercela con lei.
Così, dopo aver trascorso la notte in macchina, aspetta lo sceriffo Wingate e
gli chiede aiuto. In fondo lui è la legge. Ma la legge in questo caso non può
fare un beneamato. Deve aspettare che un reato venga commesso, non può
intervenire prima che accada qualcosa. E qualcosa accadrà di sicuro, perchè
Blackway ha già sgozzato la gatta di Lillian e le ha sfasciato un finestrino
dell'auto. Ma non ci sono prove, solo sospetti. Wingate non può fare nulla.
Questo è quanto. Ma prima di liquidare Lillian le dà un consiglio da amico.
Andare di corsa alla vecchia falegnameria e chiedere di Whizzer, un vecchio
scaltro su una sedia a rotelle. Lui una soluzione la troverà di sicuro.
Inizia così questo fulminante romanzo western contemporaneo, una tirata di
poche ore ad alto tasso testosteronico.
Whizzer è il capo di una combriccola di arzilli vecchietti che passa le
giornate a sbevazzare e spettegolare, in una vecchia segheria allo sbando, ma
quando c'è un problema che turba la sua comunità, sa a chi rivolgersi per
risolverlo.
Questo di Lillian è un problema, perchè Blackway è un bastardo e un criminale.
E se lui ti cerca sono cazzi. L'unica soluzione è trovarlo, prima che lui trovi
te. La ragazza è un po' sboccata, ma è un bel tipino. E soprattutto non è
disposta a farsi calpestare dal primo stronzo che capita, anche se questo
Blackwood è un bel casino, ad avercelo contro.
Il buon Whizzer allora affida Lillian a due angeli custodi, cavalieri senza
macchia che tanto angeli non sono: Lester, l' uomo dei trucchi, e Nate il
Grande, un gigante.
Lester, è un vecchio segaligno e duro come la pietra. In più ha mille risorse
per cavarsi fuori dalle situazioni più incasinate. Nate è un ragazzotto un po'
ingenuo, ma è enorme e forte come un toro. E non ha paura di niente, o quasi.
L'improvvisata compagnia si mette sulle tracce di Blackwood, muovendosi bene
negli ambienti rurali e più o meno criminali che lui frequenta, e la storia
prosegue velocissima verso la resa dei conti finale. Il romanzo fila via che è
una bellezza.
Una narrazione spedita che alterna il tempo presente dell'azione, alla voce
dei vecchi che ricostruisce gli antefatti della storia. Chi è Blackwood. Perché
hanno tutti paura di lui. Perché vuole far fuori Lillian.
«Lester ordinò una grossa caraffa di birra e la portò, assieme a tre
bicchieri, dal bar al separé d'angolo nel quale stava seduto l'uomo solo.
Lester posò la caraffa e i tre bicchieri sul tavolo del separé e tirò una sedia
a capo del tavolo, lasciando l'occupante del separé, Murdock, alla sua
sinistra. Les si mise a sedere. Nate rimase in piedi...
Lillian volse lo sguardo prima sull'uno e poi sull'altro, ma era Lester che
avrebbe dovuto guardare. Rimanendo seduto al proprio posto, Lester afferrò per
il manico la caraffa quasi piena e la sollevò dal tavolo portandola alla sua
destra, dietro di sè. Un po' di birra finì rovesciata sul tavolo».
Situazioni che potreste trovare in un film di Clint Eastwood. Sguardi lunghi e
silenzi. Tensione alle stelle. E un divertimento garantito.
Freeman cesella le parole. Non ce n'è una fuori posto. Né una di troppo. Le
adatta a una lingua asciutta, e virata al registro dell'oralità. Dialoghi
fulminanti e scene apparentemente piatte in cui la violenza irrompe quando meno
te lo aspetti. Si legge con un senso di tensione palpabile, sai che qualcosa
succederà prima o poi. I protagonisti si muovono agili sul filo del rasoio,
mossi dall'inevitabilità degli eventi, sempre dominati da una sottile ironia.
Sì, perchè se nella scrittura di Freeman riecheggia la voce dell'inarrivabile
Cormac McCarthy - del resto il nome Lester non può non rimandare al Figlio di
Dio dello scrittore texano - ogni azione è descritta con una forte connotazione
ironica e uno spietato humour nero, a cui ci hanno abituato i fratelli Coen e
Tarantino.
La violenza c'è e si vede, ma esplosiva e esagerata com' è finisce per farci
essere spettatori che guardano al sangue che scorre con una mano a coprire gli
occhi e un ghigno divertito sotto. Essenziale e duro. Da non perdere. (recensione dell'amico Alex per Voci Amiche)
Via con me - Castle Freeman (Ed. Marcos y Marcos)
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