Via Giolitti : 1 – La storia

Creato il 03 luglio 2013 da Esquilino

Avevamo promesso di parlare di via Giolitti nel post sui lavori di restauro del c.d. Tempio di Minerva Medica ed eccoci a parlarne. Essendo una trattazione abbastanza complessa abbiamo deciso di scinderla in tre parti : la storia, la stato attuale, le proposte. Non sembri inutile parlare dell’origine e lo sviluppo di questa via perchè anche alla luce dell’attualità (pseudo-pedonalizzazione di via dei Fori Imperiali) se non si capisce l’importanza di applicare dei cambiamenti drastici, risolutivi ed armonici con altre aree limitrofe prendendo lo spunto anche dal passato si rischia solo di spostare traffico e inquinamento da un posto all’altro e rendere delle zone ancora più invivibili.

Immagine 2 : Esquilino in epoca rinascimentale

Innanzitutto via Giolitti è relativamente recente, nasce infatti con l’introduzione cittadina della ferrovia e la costruzione della prima stazione Termini. Fino ad allora, in ossequio al disegno urbanistico cinquecentesco di Papa Sisto V, nella zona,  esistevano tre strade principali che collegavano S. Giovanni a S. M. Maggiore (via Merulana), S. Croce a S. M. Maggiore (Strada Felice) e S. Bibiana a S. Eusebio grazie al progetto redatto dall’architetto Fontana (immagine 2 e questo link) . Arriviamo con questa  fisionomia urbanistica fino al 1850 ca. quando la scelta del sito della stazione ferroviaria fu al centro di aspri dibattiti e prese di posizione delle  varie autorità papaline del tempo deputate alla decisione. Vigeva infatti l’opinione ottocentesca di far entrare la modernità (la ferrovia in questo caso) direttamente nel centro delle città e di trasformare “la piazza” da luogo di origine medievale di vita in comune con le botteghe artigiane a luogo di interscambio culturale e di passaggio con i servizi necessari (alberghi, ristoranti, caffetterie etc.). Per alcuni il sito accanto alle terme di Diocleziano non era abbastanza centrale rispetto ai centri di potere dell’epoca (Vaticano, S. Pietro) per altri era il luogo adatto per una rapida trasformazione della zona alla luce delle nuove esigenze. Vinse il secondo partito e venne costruita la stazione Termini nel posto attuale con la contemporanea nascita di quella che avrebbe preso il nome  odierno di via Giolitti. La necessità di creare intorno alla stazione dei servizi dedicati ed il fatto che occorreva un nuovo quartiere per ospitare la  classe borghese  che arrivava da Torino per lavorare nei nuovi ministeri che si stavano via via costruendo convinse qualche anno più tardi. appena dopo la proclamazione di Roma capitale d’Italia (1873 ca.), l’ingegnere Alessandro Viviani a un grande progetto urbanistico  per la creazione di questo luogo.

Immagine 3 : L’Esquilino all’inizio del ’900

Nacque così l’attuale rione Esquilino con strade ortogonali, ma con dei limiti ben precisi, via Merulana ad ovest , via Giolitti (che allora si chiamava via Principe di Piemonte dalla parte di Porta Maggiore e via Principessa Margherita dalla parte della stazione) ad est e via Santa Croce in Gerusalemme-Via Conteverde – via Carlo Alberto  che ricalcavano l’antica strada Felice come asse centrale con la novità di uno spazio enorme (Piazza Vittorio) che fungeva da collettore  e distributore di vie anche non ortogonali e che originariamente doveva fungere anche come luogo rappresentativo scelto per il monumento a Vittorio Emanuele II (immagine 3). Per cui già allora il ruolo di via Giolitti appariva di grande importanza per lo sviluppo del rione. Negli anni successivi (1910 ca.) la via venne interessata da un progetto innovativo : quello di costruire una ferrovia a scartamento ridotto con il duplice scopo di collegare alcuni centri del sud del Lazio (S. Cesareo, Palestrina, Cave, Genazzano. Piglio fino a Fiuggi con le sue terme) con la capitale  e di servire come mezzo pubblico urbano tra il centro della città e la strada Casilina che avrebbe avuto un notevole sviluppo verso l’esterno.

Immagine 4 : Treno che passa soto gli archi a Porta Maggiore

Idea lodevole e in anticipo con i  tempi (si ipotizzava una sorta di metropolitana di superficie) ma che non teneva conto dei grossi problemi di natura statica che avrebbe arrecato nel tratto Stazione Laziali – Porta Maggiore a monumenti ed edifici oltre a problematiche di inquinamenti vari (acustico e ambientale, immagine 4) che ne rendono difficilmente sostenibile l’utilizzo nei tempi attuali. Negli anni ’30 visto il progressivo aumento dellle linee ferroviarie che arrivavano alla Stazione Termini che ne facevano una delle più grandi  d’Europa e l’intersezione del traffico dei viaggiatori con il traffico cittadino con tutti i relativi problemi si pensò ad un suo ampliamento e ammodernamento e si affidò il progetto all’architetto Angiolo Mazzoni specialista di ristrutturazioni  di stazioni ferroviarie. Da un punto di vista architettonico  progettò un sito con alcune idee avveniristiche con due corpi di fabbrica laterali (via Giolitti e via Marsala) che avrebbero dovuto ospitare dei servizi vari con passaggi sotterrranei per collegare le due ali della stazione. Il progetto ebbe notevoli ritardi per l’interpretazione dell’entrata principale dalla parte di piazza dei Cinquecento : le alte gerarchie fasciste volevano un ‘entrata di grande impatto tale da ricordare i fasti dell’antichità classica.

Immagine 5 : Plastico della Stazione Termini presentato all’Esposizione Universale di New York del 1939

Immagine 6

Di diverso avviso gli alti funzionari delle Ferrovie dello Stato che preferivano un edificio più funzionale e meno rappresentativo. Solo nel 1939 l’architetto Mazzoni dopo diversi rifacimenti fu in grado di presentare il plastico dell’opera definitiva all’esposizione Universale di New York del 1939 (immagine 5). Il ritardo per il progetto definitivo e le tragiche vicende della seconda guerra mondiale interruppero i lavori che per la parte più contestata e controversa vennero ripresi nel primo dopoguerra con un’ulteriore  gara  per un nuovo progetto dell’ entrata principale con annessa galleria. La spuntò lo studio dell’architetto Vitellozzi che progettò la celeberrima pensilina chiamata anche “Il dinosauro”. Ma l’aspetto più interessante e più intrigante di questa vicenda è forse anche quello meno conosciuto. Contestualmente al progetto architettonico, il Mazzoni aveva ideato anche un maestoso rifacimento urbanistico in linea con i dettami del periodo fascista : l’attuale via Giolitti doveva diventare l’ideale congiunzione tra i fasti del passato (Porta Maggiore) e quelli del presente (Stazione Termini) in un’ enfasi trionfalistica che si traduceva in una via larghissima in linea con il porticato dell’attuale piazza della Repubblica sul tipo di via della Conciliazione e via dei Fori Imperiali (immagine 6). Per fare ciò era necessario abbattere alcuni dei palazzi che erano stati costruiti solo qualche decennio prima : operazione meno dolorosa di quelle effettuate per la costruzione delle altre due vie sopracitate ma altrettanto onerosa e disagiata per i proprietari degli edifici interessati . Si iniziò con i primi espropri ed anche con i primi abbattimenti : forse non ci avete mai fatto caso, ma davanti alla galleria principale della stazione dalla parte di via Giolitti è rimasto solo il piano terra con i negozi al posto del palazzo di diversi piani che è ancora presente in via Amendola. E solo negli anni ’90 si risolse la querelle tra i proprietari degli altri stabili espropriati ma mai abbattuti per il sopravvento della seconda guerra mondiale e quindi risarciti per i danni subiti. Tanto è vero che solo da pochi anni questi edifici sono stati restaurati e ancora oggi ci sono alcuni immobili uso ufficio da vendere o affittare. Finisce qui l’analisi storica di via Giolitti, nel prossimo post analizzeremo l’attuale stato con tutti i problemi che con le varie segmentazioni create nei decenni scorsi rendono difficile la vita ai residenti.



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