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Viaggi al femminile: “Mangia, prega, ama”

Creato il 19 luglio 2013 da Femina_versi @MicaelaTweets

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Mangia, prega, ama
di Elizabeth Gilbert

Rizzoli, 2010

Mangia, prega, ama è un libro pulito.
Il viaggio dell’autrice attraverso tre paesi (Italia, India e Indonesia) e le tre relative parole chiave impresse nel titolo, è in realtà un viaggio nel tempo e nello spazio interiori, viaggio che consente di collocare il dolore, la rabbia, la percezione del vero sè, il desiderio, il piacere, l’amore.

È un libro pulito perché non ha pretese: di insegnare nulla, di saggezze da tramandare, di grandezze da esprimere. Eppure in questo cammino che il lettore (la lettrice, sopratutto) compie con l’autrice, si riesce a fare una sorta di defrag emozionale: gli eventi interiori si collocano, le emozioni si condividono (chi non ha mai vissuto la fine di un amore? Chi non ha mai desiderato avere una nuova occasione? Chi non ha provato dolore, senso di frustrazione, paura? Chi di noi non ha mai sognato la pace, la gioia del cuore ed insieme l’amore sensuale?).

Le storie si narrano lievi, tra un paese e l’altro, tra un’avventura e l’altra ma non è mai la narrazione oggettiva a prendere il lettore ma quella emotiva, come un filo che sottende gli eventi e che – in fondo – può appartenere a tutti/e.

È un libro pulito per il suo modo pacato di unire yogicamente anche le pulsioni più estreme, come il desiderio di cibo o la carnalità con la ricerca del divino, il denaro con la povertà e l’essenzialità, la nobiltà umana con le piccole meschinità; ed in questa pacatezza ci consegna perle di saggezza acquisite ed interiorizzate in primo luogo dalla stessa autrice.

È infine un libro al femminile che riesce a fare da specchio al nostro mondo interiore: è il viaggio da sola che ciascuna di noi dovrebbe in qualche modo compiere prima o poi per rendersi autentica, per liberarsi da schemi prestabiliti di cui la cultura (patriarcale) ci ha nutrito.

“L’universo è un circolo, Liss (…) Se vai su o se vai giù è lo stesso (…). In paradiso vai su attraverso sette luoghi felici. All’inferno vai giù attraverso sette luoghi tristi”
“Mi stai dicendo che paradiso e inferno sono la stessa cosa?”
“Uguali-uguali” (…)
“Qundi se il paradiso è amore, l’inferno è …”
“Anche l’inferno è amore”

Rispetto all’omonimo film: se la Gilbert ha fatto di tutto per dare alla stampa un immagine del femminile intelligente, forte benché con le proprie fragilità, ricco interiormente e capace di rinnovarsi, Ryan Murphy ci restituisce intatto lo stereotipo di donnina vaso vuoto da riempire. Decisamente triste.
Per favore, leggete il libro.



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