Viaggi sognati, programmati, sfumati...

Da Suster
Dove mi piacerebbe andare?
Risposta difficile. Risposta più che scontata: ovunque.
Suster nella sua vita non ha girato molto, e non ne è orgogliosa, non ne è felice, ma nemmeno se ne fa un cruccio troppo grande.
Le occasioni che si sono offerte le ha colte. E' che non ce ne sono state troppe, finora.
Quando non lavoravo, non avevo mai i soldi. Quando ho cominciato a lavorare avevo finalmente i soldi, ma non avevo più tempo per utilizzarli. E' il dilemma cruciale dell'umanità, credo. O almeno di quella fetta di umanità che deve e sa arrangiarsi come può.
Suster non ha girato troppo il mondo però ha almeno due motivi per essere fiera di sè: il primo è che l'Italia almeno, se non il mondo intero, l'ha girata sì, che l'ha girata. E per questo sarà eternamente grata ai suoi avventurosi genitori. Sì, anche per le estenuanti giornate nei musei, che hanno contribuito a fomentare la sua passione per l'arte e per la storia.
Il secondo motivo di orgoglio è che Suster può vantare almeno un viaggio inter-continentale, e che viaggio! Per questo sono invece debitrice al mio lui. Ma ve ne parlerò in sede apposita.
Ora vi parlo invece dei posti in cui mi piacerebbe andare, prima o poi.

Immagine tratta dal web, ovviamente.


Ecco qua. Il primo è questo.
Da quando abbiamo iniziato la nostra love-story, io e il beduino, progettavamo di prenderci questo "anno sabatico" per girare in lungo e in largo l'America del sud, andando a trovare i numerosi amici che entrambi abbiamo laggiù, sparsi un po' per tutto il continente, dal Cile all'Argentina al Messico.
E' rimasto un sogno, per ora, ma ve lo dico: che io non mi chiami più Suster se un giorno non ci andrò, in Messico. Oh, sì: un giorno andremo in Messico; se pure non dovessi mai riuscire a girarmi tutto il continente latino-americano in moto come il Che, che almeno io riesca a farmi un bell'iter messicano. A costo di girarcelo a piedi e in autostop con gli zaini e la tenda, fare l'elemosina per strada e lavare i piatti nei ristoranti turistici per autofinanziarci.

Foto di repertorio susteriano.


L'ultimo viaggio che avevamo in programma di fare insieme tutti e tre noi, invece era per una meta un pochino più vicina, ma è sfumato per ragioni non nostre.
Doveva essere in febbraio: così avevamo stabilito già da circa un annetto, se non fosse che: in dicembre il beduino ci raggiunge con il treno a Roma, dove io e la pupa trascorrevamo le vacanze di Natale a casa di mia madre. Di ritorno, sul treno, gli fregano la borsa, con dentro i documenti, tra cui il passaporto. Pratiche infinite per richiederne una copia all'ambasciata libica,  due mesi di attesa, e infine è pronto, il 17 febbraio.
Quel giorno scoppia la rivolta in Libia, e da lì la guerra che si protrae ormai da più di quattro mesi.
Avete capito dove dovevamo andare noi?
Dovevamo partire il 15 febbraio. Dovevamo andare in Libia. Ma il caso ha deciso che noi non partissimo mai.
E ora un sogno squinternato, immotivato, privato, mio e basta.
Ve lo rivelo: sapete cosa mi piacerebbe visitare prima di lasciare questo mondo?

Immagine tratta dal web.


Dicono che si veda persino dallo spazio. Possibile che io non la debba vedere mai, pur trovandomi assai più vicina, qui sulla Terra?
Mi piacerebbe poter dire di averne percorso almeno un pezzettino.
Chissà poi come nascono certe fissazioni.

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