Viaggiare è conoscere, motivi che spingono a partire ce ne sono tanti e sono i più variegati, non sto qui a dire che uno sia più valido dell’altro o uno sia più giusto dell’altro, semplicemente mi soffermo a pensare sul perchè non si viaggi semplicemente per il gusto di viaggiare, di preparare la valigia e conoscere un posto nuovo, per lasciarsi affascinare da terre così diverse dalle nostre che non possono che arricchire la nostra cultura e la nostra persona.
Quando viaggio non ho tabelle di marcia, sono così disordinata nella vita che non potrei pensare di seguire un programma mentre viaggio, mi segno dei punti, delle cose che vorrei vedere o fare, ma lascio tutto abbastanza al caso, decido il giorno stesso come organizzare le mie giornate e se non riesco a fare tutto pazienza, vorrà dire che avrò una scusa in più per tornare e vedere quello che mi sono persa.
Le tabelle di marcia sono utili, ma rischiano di rendere il viaggio una sorta di compito per casa, una lista della spesa, un elenco di cose da “dover fare”, invece bisognerebbe fermarsi un momento e domandarsi il perché stiamo viaggiando, se veramente dentro di noi sappiamo dare un significato a “viaggiamo per viaggiare”, se saremo in grado un giorno di rispondere così anche noi, allora forse solo in quel momento apprezzeremo veramente il senso di un viaggio.
Credo che la maggior parte delle persone sia un po’ come i due cileni incontrati dal Che, con un’idea del viaggio che si scosta dal motivo per il quale è nato il termine stesso: la scoperta e la conoscenza. Marco Polo fu il più grande viaggiatore, in Italia i giovani rampolli viaggiavano per conoscere ed istruirsi, lo step successivo è stato scoprire il viaggio come piacere e non come “necessità”, perché ora stiamo tornando indietro? Viaggiamo per poterlo raccontare, per suscitare invidia, ma sempre meno per fare un regalo a noi stessi, per metterci in gioco, sempre meno viaggiamo per viaggiare. Eppure, se ci si pensa, sarebbe così facile, basterebbe prendere lo zaino, riempirlo di qualche maglietta, qualche mutanda, dei calzini e poi prendere e partire solo ed esclusivamente per il gusto di farlo.
Apro il mio 2015 con questa riflessione e con un augurio: di poter tornare a voler viaggiare per viaggiare, di vedere il viaggio come un’opportunità e non come una pausa dal lavoro, perchè viaggiare apre la mente se non ci si rinchiude in un villaggio turistico estraniato completamente dal mondo esterno.
Viaggiare è crescere, viaggiare è conoscere, viaggiare è cambiare.