Pubblico qui, sul blog, l'ultimo dei miei 4 contributi realizzati da redattore di Lucca Comics & Games 2015 perché esprime esattamente ciò che per me significa essere padri e ciò che significa essere figli.
Ultimo giorno e ultima esplorazione nel mondo del viaggio. C’è un viaggio speciale da raccontare oggi, quello di un figlio.
Se nei giorni scorsi abbiamo accennato a quanti siano i genitori che portano a Lucca i figli disabili, anche gravemente disabili, non possiamo non notare quanti siano anche mariti, fratelli, mogli e sorelle che viaggiano assieme ai propri familiari in carrozzina per le vie del centro, vie colorate e zeppe di una speciale follia sorridente.
Ecco appunto, colori, volti, sorrisi, segni. Il grande impatto di Lucca Comics and Games è visuale, cromaticamente maestoso, totalmente immaginifico. Il racconto di Lucca, fatto a chi non c’era, parte sempre dalla descrizione di cosa si è visto. Da vedere sono le tavole dei fumettisti, da vedere i film, da vedere i videogiochi, da vedere i cosplayers…
E se tutto questo non fosse possibile? Se non ci fosse niente da vedere, o meglio: se non si potesse vedere niente? Ebbene, questa Lucca Comics and Games esiste e l’abbiamo incontrata oggi. L’abbiamo incontrata e l’abbiamo seguita, anche noi senza farci vedere.
Il viaggio di un figlio dicevamo, un figlio che ha accompagnato il padre non vedente (o si è fatto accompagnare da lui; sarebbe da dire che dipende dai punti di vista ma anche la deriva linguistica non ci aiuta in questo caso…) nel regno dei colori e delle cose da vedere. Un figlio e un padre, un padre e un figlio, così, fra uomini, perché fra uomini è diverso; fra uomini è fra uomini, solo padri e figli maschi possono capire. Chi accompagna chi? Non importa, ciò che conta è essere fra uomini in un’avventura da raccontare, un viaggio che cementa il legame, un’esperienza.
Un figlio che tiene per il braccio suo padre, un figlio le cui parole sono la descrizione dei colori, delle fogge, delle moltitudini visive; un figlio timido e premuroso, con tutta la dolcezza del suo essere non più bambino ma non ancora uomo, un figlio le cui parole da adolescente sono la trasduzione – soprattutto nelle pause di imbarazzo e meraviglia, perché la traduzione riporta i significati ma la trasduzione riporta la forza – di un overload visivo da far paura.
Ecco, esiste una Lucca Comics and Games che è un viaggio sinestetico fra quattro sensi. Un viaggio che un eroe non vedente ha affrontato buttandosi senza paura nella folla più strabordante e invasiva, ridendo, ridendo per il fatto di essere lì. Un viaggio che non possiamo comprendere, che può comprendere solo chi non ha il dono della luce, un viaggio in un mondo fantastico raccontato, ascoltato e annusato. Un viaggio che ci riporta all’inizio di questo excursus fra i temi del movimento: un viaggio di due eroi.
Eroe il figlio, piccolo guerriero nel brulichìo di centomila persone. Eroe il papà, perché anche se un padre non vede o se non può fare quello che tanti altri padri fanno, un papà è sempre un eroe. Anzi, l’Eroe (con la E maiuscola) di suo figlio. Perché anche se un papà non ha luce, è sempre lui che illumina il viaggio.
Questa è Lucca, tutta da vedere ma soprattutto da vivere perché in fin dei conti, come ha detto una volta un’anima ricolma di follia gioiosa, l’essenziale è invisibile agli occhi.