Ieri sera, essendo fuori casa, non ero al corrente di quanto stesse accadendo in quel di Genova, allo stadio Marassi prima della partita Italia-Serbia. L’ho appreso non appena rientrato e, soltanto stamattina, sono venuto a conoscenza del fatto che durante la diretta i telecronisti della Rai hanno creduto che gli applausi dei giocatori serbi nei confronti della loro tifoseria indiavolata fossero ironici. E soprattutto – questa è la migliore – che il saluto con le tre dita degli stessi calciatori indicasse una cosa del tipo: “Guardate che a causa vostra ci daranno la partita persa tre a zero a tavolino”. Ovviamente, fanno notare, quel gesto significa tutt’altro. E ad essere ulteriormente pignoli nulla che abbia a che fare con il calcio. Poi in radio, nel pomeriggio mentre ero in macchina, ascolto qualcuno sostenere che in fin dei conti quel saluto con le tre dita non rappresenta qualcosa di “nazionalista”, non almeno nell’accezione negativa del termine, bensì un tradizionale modo di fare serbo, tipico della loro cultura e della loro storia (in effetti, come mostra la foto, il ct Antic festeggiò in questo modo dopo la vittoria della Serbia sulla Germania all’ultimo mondiale).Ora, la questione kosovara è piuttosto nota e certamente non starò qui a sentenziare se il saluto dei giocatori serbi sia stato in fondo un gesto carino e cortese rivolto ai loro supporters o un chiaro segnale di guerra condiviso. Quello che è certo, tuttavia, è la frivolezza di certi giornalisti sportivi. Già, perché a essere buoni, ovvero ad assolverli per non sapere che le tre dita rappresentano il saluto nazionalista serbo, non si può – al contrario – non notare come abbiano viaggiato di fantasia arrivando a conclusioni inverosimili. E non è la prima volta che i telecronisti sportivi si improvvisano interpreti dei gesti dei giocatori in campo. Sbagliando, si intende.
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Ieri sera, essendo fuori casa, non ero al corrente di quanto stesse accadendo in quel di Genova, allo stadio Marassi prima della partita Italia-Serbia. L’ho appreso non appena rientrato e, soltanto stamattina, sono venuto a conoscenza del fatto che durante la diretta i telecronisti della Rai hanno creduto che gli applausi dei giocatori serbi nei confronti della loro tifoseria indiavolata fossero ironici. E soprattutto – questa è la migliore – che il saluto con le tre dita degli stessi calciatori indicasse una cosa del tipo: “Guardate che a causa vostra ci daranno la partita persa tre a zero a tavolino”. Ovviamente, fanno notare, quel gesto significa tutt’altro. E ad essere ulteriormente pignoli nulla che abbia a che fare con il calcio. Poi in radio, nel pomeriggio mentre ero in macchina, ascolto qualcuno sostenere che in fin dei conti quel saluto con le tre dita non rappresenta qualcosa di “nazionalista”, non almeno nell’accezione negativa del termine, bensì un tradizionale modo di fare serbo, tipico della loro cultura e della loro storia (in effetti, come mostra la foto, il ct Antic festeggiò in questo modo dopo la vittoria della Serbia sulla Germania all’ultimo mondiale).Ora, la questione kosovara è piuttosto nota e certamente non starò qui a sentenziare se il saluto dei giocatori serbi sia stato in fondo un gesto carino e cortese rivolto ai loro supporters o un chiaro segnale di guerra condiviso. Quello che è certo, tuttavia, è la frivolezza di certi giornalisti sportivi. Già, perché a essere buoni, ovvero ad assolverli per non sapere che le tre dita rappresentano il saluto nazionalista serbo, non si può – al contrario – non notare come abbiano viaggiato di fantasia arrivando a conclusioni inverosimili. E non è la prima volta che i telecronisti sportivi si improvvisano interpreti dei gesti dei giocatori in campo. Sbagliando, si intende.
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