Ogni volta che intraprendo un
viaggio, mi torna alla mente un concetto espresso da Kurt Lewin. Se scelgo la
strada più breve o rapida, arriverò prima ma non vedrò nulla dei luoghi
attraversati durante il percorso. Per conoscere il mondo occorre muoversi con
pazienza, lasciarsi prendere dalla curiosità, concedersi delle pause,
esplorare, soffermarsi, dimenticarsi persino della meta, almeno per un poco.
Ripenso al lungo viaggio dal Cairo ad Amman, passando per Suez e Santa Caterina,
in battello da Nuweida ad Aqaba, nel deserto di Wadi Rum, infine su sino al
Monte Nebo (vista spettacolare sul Mar Morto). Oppure a quello che
affrontai in Siria: Damasco, Krak des Chevaliers, Tartus, Hama, Aleppo, il
deserto fino Palmyra, e di nuovo Damasco. E quante altre volte ho vagato e
divagato, seguendo l’impulso del momento, apparentemente senza ragione. Accadde
nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, quando mi ritrovai a seguire
contemporaneamente le cerimonie cattoliche, ortodosse e di rito armeno
spostandomi da un settore all’altro. E nel Gran Bazar di Istanbul, dove corsi
seriamente il rischio di perdermi. Viaggiare con pazienza. Anche nella vita,
assecondando desideri, capricci, pulsioni. Certo: in una società task oriented
come la nostra, fondata sulla competizione, in cui contano solo skills, strategie
e obiettivi, un approccio simile può lasciare perplesso più di qualcuno. Eppure
la vera creatività risiede proprio nella capacità di divagare in libertà, si
sviluppa mettendo in atto pensieri collaterali, divergenti. Parlando di me, so che
sto apprendendo qualcosa proprio nel momento in cui sto facendo altro da ciò
che dovrei. Perché apprendere non è soltanto aggiungere informazioni a
informazioni, ma fare spazio nella propria mente. Quindi viaggiare con
pazienza, tollerare le pause, i momenti di incertezza, come quando si consulta
una cartina geografica e non si capisce subito la direzione da prendere. Meglio
guardarsi intorno ancora un po’. Nel Gran Bazar di Istanbul successe proprio
così: in mezzo a un dedalo di vicoli tutti disperatamente uguali, trovai la via
d’uscita nel momento in cui riconobbi un curioso negozio che esponeva abiti da
sposa, quasi invisibile, che avevo adocchiato di sfuggita.
(Fotografia scattata sul Monte Nebo, Giordania, il 13 luglio 2007)