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Viaggiare si, ma come?

Creato il 02 febbraio 2015 da Pietro Acquistapace
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Fonte immagine Bruno Girin – Flickr

A chi viaggia, a chi vorrebbe farlo, ed anche a chi non ci pensa proprio

Di ritorno da una piacevolissima serata a Firenze, dove mi hanno invitato a parlare di Sud-Est asiatico, mi trovo a riflettere. Io scrivo sicuramente meglio di quanto parli, di ciò mi scuso con il pubblico intervenuto numeroso ed interessato, tuttavia mentre tentavo di spiegare cosa sia l’Asia sudorientale guardavo le persone che mi ascoltavano, in quei momenti capito  ho come viaggiare può essere un gesto di estrema presunzione se non si capisce che esistono molti modi di viaggiare; se viaggiare significa conoscere nuove culture parlare di viaggi significa capire esigenze diverse.

Da un lato ci sono i viaggiatori, che spesso dimenticano il loro privilegio, dettato dalle possibilità lavorative (lunghe periodi di ferie), economiche (semplicemente essere nati in una famiglia fortunata) o anche dalla voglia di sentirsi superiori. A volte chi viaggia vuole a tutti i costi definirsi altro rispetto alla realtà circostante diventando quasi un drogato di viaggi, la conoscenza di culture altre perde sincerità trasformandosi in un continuo confronto con la realtà originaria. Popoli lontani diventano merce di scambio con cui il viaggiatore ricatta la sua comunità di appartenenza, obbligandola a riconoscere il fatto che quella persona fa qualcosa per loro non semplice: viaggiare, magari a lungo.

Non è un caso che in viaggio spesso si incontrino ragazzi giovani, certamente le persone che hanno più tempo a disposizione, non ancora sommersi dalla vita quotidiana. Ma i giovani sono anche le persone più egoiste ed arroganti, il futuro gli appartiene e loro pensano di poterne fare quello che vogliono. Senza ovviamente fare di tutta l’erba un fascio, in ogni parte del mondo dove ci siano problemi, viene spontaneo pensare a Vang Vieng in Laos, ci sono quasi sempre di mezzo orde di ventenni alla ricerca di sesso, droga ed alcool. Il fenomeno è talmente diffuso che i manuali di tecnica turistica ne fanno una precisa categoria di clienti. Interessante notare il fatto che questi ragazzi spesso da paesi culturalmente individualisti, come quelli anglosassoni.

Tornando al pubblico della conferenza, come può viaggiare una persona con un normale lavoro che prevede quindici giorni di ferie all’anno? Non tutti possono lasciare un lavoro per viaggiare; io l’ho fatto ed ancora non sono convinto di avere fatto la scelta giusta. Questo tipo di viaggiatore (turista/viaggiatore è questione di atteggiamento, non di tempo a disposizione) è preda di numerosi personaggi. Abbiamo già parlato dei torturatori da diapositiva, ma ci sono anche le agenzie. Contando sul fatto che le persone cercano qualcuno che li guidi, impongono loro tour rincarati verso mete iperturistiche spesso in accordo con albergatori locali non sempre onesti, in qualcosa che non è certo viaggio.

Ma cosa deve fare una persona con interessi culturali non di massa e voglia di conoscere una parte di mondo nuova? Innanzitutto non perdersi d’animo, quindi cercare di inquadrare chi ha davanti. Soprattutto capire per quale motivo la persona in questione sta raccontando di altri paesi, quale “valore aggiunto” viene offerto che non sia già presente nei miliardi di notizie che si trovano in internet. In fondo organizzare un viaggio non è difficile, il problema è che si hanno troppe opzioni, ben lo sanno le agenzie di viaggi che non vendono più tour ma li organizzano su misura in base agli elementi portati dai clienti. Osservare un piacevole incontro permette di fare molte riflessioni anche sul marketing e sull’industria turistica.

Certo, per esperienza personale so che a volte alcune persone interessate a partire vogliono molto senza dare in cambio nulla. Tuttavia noi persone che abbiamo viaggiato, che abbiamo blog di viaggio, oppure che semplicemente amiamo conoscere paesi nuovi, dobbiamo avere rispetto degli altri, capire che chi legge potrebbe non poter avere le possibilità che abbiamo avuto noi . Senza questo non c’è scambio ma solo la ricerca di un palcoscenico. Anche di questo mi scuso con chi era a Firenze, parlare davanti a voi è stata un’esperienza che mi aiuterà ad essere migliore, offrendovi sempre più informazioni di viaggio. Grazie!

Un ringraziamento particolare ad OTRA.


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