Nei dieci giorni passati a Soverato, nella Calabria jonica, un viaggio nella cialtroneria italiana. mi son sentito come Norman Douglas, l’intellettuale britannico che scese sino al Sud Italia nel 1907 e che raccolse la sua esperienza nel libro “Old Calabria”, o Edward Lear, viaggiatore e paesaggista inglese, che intraprese la sua avventura nel Sud della Calabria nel 1847 e percorse molti chilometri a piedi, che ebbero le mie stesse difficoltà di spostamento.
Amo viaggiare in maniera ecosostenibile, utilizzando i mezzi di trasporto pubblico, facendo largo uso di treni, per risparmiare CO2, godere degli spettacoli offerti dai paesaggi unici che scorrono fuori dai finestrini degli Intercity e dei Regionali e, non ultimo, della possibilità di incontrare la gente.
Ma, se la situazione italiana, nel suo complesso, non brilla per una rete di trasporti ben strutturata, in Calabria sono costretto a fare i salti mortali, causa i disservizi offerti dalla mala gestione dall’associazione per delinquere tra le FS e le sue consociate calabresi.
Già anni fa mi capitò con le ferrovie pugliesi, Ferrovie Sud Est, bellissime sulla carta, complete di stazioni linde, tutte inattive, sostituite da servizi automobilistici. Oggi, estate 2011, nel pieno di una tempesta economica che chiede responsabilità nelle scelte di risparmio energetico e finanziario, mi scontro con dismissioni e soppressioni calabro ferroviarie a go go. Scendendo verso Soverato la “perla dello Jonio”, devo subito sottostare alla scelta miope delle FS che hanno soppresso il trasporto auto al seguito del treno, sulla tratta Roma – Lamezia Terme Centrale;
e che, assieme all’appoggio degli amministratori locali, hanno soppresso il treno che passava per Catanzaro, in direzione Catanzaro Lido per proseguire lungo la costa jonica collegando tutti i comuni costieri giù giù, fino a Reggio Calabria. Tutti tagliati fuori, isolati e mal collegati con un servizio su gomma.
La stazione di Catanzaro Sala, inaugurata il 31 luglio 1899, dopo 100 anni è stata, definitivamente chiusa il 15 giugno 2008, con l’apertura di una variante rispondente ad un piano dissennato di cementificazione dell’area agricola di Germaneto (nella foto sotto) dove è sorta la nuova stazione di Catanzaro (a 10 km dalla città) congiuntamente al piano per collegare la costa tirrenica con la jonica fino alla Puglia.
Purtroppo la vetustà del tronco, il trenino a nafta – la jonica a tutt’oggi non è elettrificata, il binario unico (nella foto sotto – di Roberto Galati – la stazione di Catanzaro Sala e in alto la città di Catanzaro),
la galleria che passa sotto le colline catanzaresi in stato di estremo degrado, sono stati gli appigli per decidere la soppressione della stazione di Catanzaro, nonostante la recente costruzione di stazioni, e dell’ottima funicolare che saliva dalla stazione di Sala al centro città. Così Catanzaro ha subito l’offesa della chiusura e ancor più l’hanno subita i pendolari Catanzaresi. Infatti, dopo la costruzione della nuova stazione in località Germaneto, distante dal capoluogo di provincia e regione, in una bellissima zona agricola che sarà cementificata e violentata come già le colline e la vallata sottostante la città, le centinaia di pendolari, sono stati obbligati a prendere l’automobile per la distanza della stazione e per la difficoltà di prendere un treno sempre in preda a soppressioni di corse.
Ma, tornando a Soverato, senza un proprio mezzo, si diventa ostaggi, reclusi, morti viventi;
impossibile raggiungere la vicina area archeologica di Scolacium di Roccelletta (vedi foto sopra e sotto) 18 km a nord, dove, oltre agli scavi, si svolgono ogni estate delle interessantissime mostre d’arte en plein air,
o il festival jazz di Roccella Jonica, 43,5 km 55 minuti a sud.
Recatomi alla stazione di Soverato, piccola ma rinnovata, cercando di conoscere orari dei treni, scopro che sono pochissimi e rari. Ripiego allora sugli autobus di linea, ma nessuna indicazione di orari, nella strada antistante una fermata anonima, sporcata da manifesti sovrapposti e strappati. Andare a Catanzaro, niente, impossibile; un salto agli ostacoli, perché i pochi treni arrivano a Catanzaro Lido, 10 Km dal capoluogo, dove per andare è necessario prendere un autobus dell’ACM azienda municipale degli autobus che però non hanno nessuna coincidenza con i treni.
Allora mi chiedo come fare a diminuire il traffico e l’inquinamento sulla SS106 Jonica, se non si mantengono e potenziano i trasporti su rotaia? Perché, invece di buttare soldi in nuove tratte non si modernizza ciò che esiste, restaurando, raddoppiando, elettrificando? Perché in un momento di crisi economica, gli amministratori locali non si attivano per creare i presupposti a che i vacanzieri possano prendere un treno che li porti a fare un giro nel capoluogo e fare spese nei negozi, attivando l’economia di una città poco battuta nelle altre stagioni. Si potrebbe spingere ulteriormente all’acquisto, regalando il viaggio di ritorno a coloro che presentassero lo scontrino di un acquisto in stazione.
Vado a passare un fine settimana con amici in Sila. Tornando a valle, il rebus è, come tornare a Soverato? E’ domenica tardo pomeriggio, faccio tappa alla stazione di Catanzaro Lido (foto a destra) per prendere un treno che mi porti a Soverato. Sul tabellone luminoso un gran foglio bianco attaccato con lo scotch con su scritto “guasto”. Allora mi dirigo agli sportelli, trovo un impiegato che alla mia domanda sul come fare per raggiungere Soverato, mi risponde sarcastico, “a me che me ne importa, io vivo a Catanzaro Lido”. Insisto, gridando “vergogna, fate schifo, un servizio pubblico deve essere dato al pubblico”, mi contesta che non è pubblico, perché gestito da una società privata; come al solito, non è mai colpa di nessuno. I calabresi si lamentano che lo Stato non c’è, hanno ragione perché lo Stato è ogni cittadino che in questa regione non si impegna. Morale, non ci sono treni. Per fortuna l’amica che mi ha accompagnato ha la macchina e si sacrifica accompagnandomi.
Arrivato all’ultimo giorno del mio bel soggiorno “obbligato”, devo trovare una soluzione per evadere da questa prigione dorata. Treni pochi e non in coincidenza con il treno che parte da Lamezia Terme Centrale per Roma. Da Soverato a Catanzaro Lido, poi da lì per Lamezia Terme, e quattro ore di attesa in una stazione priva di comfort.
Italia cialtrona, dove andremo a finire con questa crisi, se non riusciamo a offrire i servizi, le strutture e infrastrutture sul territorio? Ma come fanno gli amministratori e i politici a lavorare per un territorio che non conoscono, per migliorare e promuovere l’uso di un mezzo pubblico che non hanno mai usato?
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