Viaggio ad Oslo, prima puntata

Da Sadica @sadicamente
7 Dicembre 2013, Viaggio Roma - Oslo - Roma - 1 Puntata

La decisione di partire per Oslo, la capitale della Norvegia, è stata repentina, quanto insolita, se pensate che una freddolosa come me odia tutto ciò che è gelido.
Ma come resistere al fascino di un nuovo viaggio, verso una destinazione sconosciuta, nella città più cara d'Europa?
Una sfida, oltre che con il freddo, con il budget. Questo straordinario viaggio di quattro giorni, comprensivo di volo, alloggio, cibo e qualche souvenir, personalmente è costato 270,00 Euro.
Per coloro che sono stati ad Oslo o che sanno quale sia l'economia di questa città, sicuramente si stupiranno, ma niente è impossibile per le The Lunch Girls ed il team dei partecipanti al viaggio.
La prima cosa da fare, quando si programma un viaggio, è acquistare i biglietti. Per recarci ad Oslo abbiamo scelto di approfittare delle offerte dei biglietti aerei della compagnia Ryanair, a soli 17,00 Euro a tratta, quindi in totale 34,00 Euro a persona per il viaggio di andata e ritorno.
Se non avessimo tentennato un paio di giorni, li avremmo acquistati anche a 15,00 Euro a tratta. Effettivamente, i costi dei voli sono molto convenienti ed invitanti verso Oslo, quindi la tentazione di fare un viaggio verso una delle capitali più fredde d'Europa, non può che balenarvi nella mente.
A dir il vero, non abbiamo neanche prenotato molti giorni prima. Circa tre settimane prima del volo, per il "ponte" dell'8 Dicembre, quando ad Oslo poi ci si prepara anche il premio Nobel.
Fortuna? Fato? Destino? Fatto sta che oltre a un convenientissimo volo, abbiamo inoltre trovato anche un alloggio bellissimo, su due piani, in perfetto stile "Ikea", dai lineamenti molto semplici ed essenziali, a circa 65,00 Euro a persona per quattro notti. Anzichè quindi prenotare delle camere in hotel, abbiamo scelto la soluzione di prendere in affitto un appartamento, sempre tutto strutturato come un hotel. In questo modo non solo abbiamo risparmiato sull'alloggio, ma abbiamo avuto a disposizione una vera casa, in una sorta di condominio alberghiero, vivendo un pò come i norvegesi.
Un altro elemento da non sottovalutare per questo tipo di soluzione è il fatto di avere a disposizione la cucina: in questo modo, facendo una spesa collettiva, abbiamo avuto modo di cucinare la cena in casa, risparmiando un pò sulle cene nei ristoranti. E vi assicuro che il risparmio è ultra notevole.
La struttura scelta da noi si chiama Chateau Apartments (Hotel a 3 stelle, sito in Nedregate 8, Grünerløkka
Oslo, 0551 - Norvegia) e si trova a circa 10 minuti a piedi dal centro cittadino. Una zona comunque ben collegata dai mezzi di trasporto pubblici, ma Oslo è una cittadina piccola in confronto a Roma o Parigi (un altro viaggio di cui un giorno forse riuscirò a narrarvi) e quindi è facilmente percorribile anche a piedi. Certo, per raggiungere il parco Vigeland o la penisola Bygdøy, dove ci sono numerosi musei e un bellissimo parco naturale, è consigliabile prendere i mezzi pubblici, anche per spostarsi più velocemente e vedere più luoghi possibile. Oltrettutto, la Oslo Pass, la carta dei mezzi pubblici della città di Oslo, permette di viaggiare da un minimo di 24 ore -a un massimo 72 ore- e di visitare la stragrande maggioranza dei musei presenti ad Oslo, oltre ad avere agevolazioni e scontistica su gadget o strutture ricreative.
Ad ogni modo, il nostro viaggio inizia come sempre in modo turbolento e frenetico. Da sola mi reco presso l'aeroporto di Ciampino, con i bus Terravision. In realtà, qualcuno è in ritardo, tanto che il gruppo capitanato da Federica -la sister Lunch Girl- giunge all'aeroporto con soli 10 minuti di anticipo prima dell'apertura del gate e dell'imbarco. Un vero record. Tanto che stavo già vagliando l'ipotesi di fare il viaggio da sola e godermi un intero appartamento tutto per me. Tanto son abituata alla fine a far tutto da sola.

Dopo svariate telefonate e corse in aeroporto, finalmente il gruppo si riunisce e si compatta, pronto ad imbarsarsi per un viaggio indimenticabile.
A bordo ci sono la SaDiCa -ovvero me- la Sister's Lunch Girls, Squalo, Marzia, Diego, Manu e un fantomatico Padre Pio. Una figura leggendaria, quasi mitologica, di cui avevo tanto sentito parlare, ma non ne conoscevo ancora il volto. Una volta avvistato, mi sono resa conto del perchè fosse così soprannominato.

Con la sua benedizione, ci siamo accomodati sull'aeroplano senza fare nessuna ressa. L'aereo aveva persino dei posti vuoti. Essendo ora di pranzo, non appena l'aereo decolla, iniziamo a sfogliare il giornale di bordo per fare le consuete ordinazioni. Tra le varie opzioni, scelgo di prendere un piatto pronto, con del riso e dei bocconcini di pollo, mentre gli altri optano per dei panini. Certo, non avevano però preventivato che Padre Pio, essendo uno dei più golosi e affati della compagnia -più della sottoscritta- decide di assaggiare di tutto un pò, prendendo svariate pietanze, per la gioia/disperazione delle hostess e degli steward di bordo, anche se... Andrea, uno degli steward, si affeziona così tanto al nostro gruppo che, finiti i suoi servizi, si ferma spesso a conversare con noi, che non manchiamo certamente di chiedere informazioni sulla nostra meta.

Andrea non ci ha mai messo piede ad Oslo, ma sa che la vita è carissima. Addirittura ci consiglia di far rifornimento di cibo sull'aereo, visto che i prezzi ad Oslo si triplicheranno. Pensavamo fosse una presa in giro, poi abbiamo dovuto ricrederci sul posto.
Ad ogni modo, c'è sempre chi combina un pastrocchio, come il nostro Squalo che fa esplodere -letteralmente- uno dei panini ordinati, lasciando tracce di formaggio sia sui sedili che sul malcapitato passeggero al suo fianco, non della nostra stessa compagnia però, il quale sportivamente la prende a ridere.
Ridiamo anche noi ed osserviamo il cielo mutare i suoi colori, cercando di individuare in quale zona stessimo volando. Non ci rendiamo conto dei confini geografici, ma solo delle distese di terra che si alternano a quelle marine.

Dopo circa quattro ore di volo però, inizia a calare la sera ed il panorama diventa sempre più nitido e cittadino. Vediamo il Teatro dell'Opera, il porto, le stradine gremirsi di macchine. Siamo finalmente arrivati ad Oslo, ma l'aeroporto non è così vicino alla città.
Difatti, tra Oslo e l'aeroporto di Rygge vi sono circa 60 km di distanza. Una bella distanza, considerando anche tutto il viaggio trascorso in aereo, percorribile in circa 1 ora di viaggio in auto.
Scendere dall'aereo ci fa percepire subito la diversa temperatura. Un freddo secco che si staglia sui visi, cercando di coprirci il più possibile con sciarpe, cappelli, guanti e chi più ne ha, più ne metta.
L'interno dell'aeroporto invece è molto caldo ed il tepore ci fa subito riprendere colorito. Cerchiamo di radunarci e attendiamo le signore cambiarsi nella toilette, aggiungendo alle già cospicue protezioni, anche diverse calze di elevati denari.

Ecco perchè io morivo di caldo sull'aereo e loro no. Soltanto io mi ero super imbottita di vestiti.
All'uscita non c'è nessuno ad attenderci, se non un bambino vestito da babbo natale con un cartello con il nome dello zio. Una tenera e simpatica scenetta che ci fa sorridere, ma dovevamo trovare il modo di raggiungere la città.
Per prima cosa, cerchiamo di individuare il famoso sportello ATM -ovvero bancomat- del quale avevo letto su qualche blog. Se non lo sapete, in Norvegia non vi è la moneta Euro, ma bensì le Corone Norvegesi. C'è chi ha optato per cambiare i soldi in Italia e chi come me, invece, munita di carta di credito prepagata, ha invece optato per altre soluzioni più semplici e meno vincolanti, anche perchè nel resto d'Europa -o per lo meno ad Oslo- la carta di credito si può usare ovunque e per qualsiasi cifra. Anche solo per comprare le caramelle -cosa che ho fatto- e nessuno ha fatto storie o si è stupito.
Ad ogni modo, proprio all'uscita dall'area passeggeri, c'è il famoso sportello ATM dove, volendo, si possono prelevare i contanti direttamente in corone.
Se avete una carta Superflash, vi conviene utilizzarla per il prelievo, in quanto la commissione sarà soltanto l'1,5% circa del totale, mentre per i vostri acquisti vi consiglio di usare la mitica Postepay, in quanto non vi sono commissioni da pagare. Questo, come vi ripeto, per ovviare alle questioni di cambio.
Difatti, agendo in questo modo, personalmente ho risparmiato sulle commissioni di cambio, magari con un tasso leggermente più alto, ma utilizzando la carta di credito quasi sempre -ho dovuto avere contanti solo per le spese comuni- ho decisamente risparmiato su tutto.
Contanti che possono farvi comodo quando decidete di scegliere un autista privato per giungere nella città di Oslo, anzichè prendere il pullman o il treno che vi portano in città.
Paul è il nostro autista, con il quale riusciamo a contrattare per un costo ragionevole, il viaggio dall'aeroporto fino al nostro hotel. Difatti, prendendo il treno o il pullman, non saremmo arrivati direttamente a destinazione, ma avremmo dovuto prendere altri mezzi. Risparmio di tempo e denaro quindi, per renderci un pò conto sia del posto e sia delle varie usanze del paese.
Con Paul però necessitiamo dei contanti, così chi aveva cambiato in Italia gli Euro, si propone di anticipare la somma pattuita: circa 130 Nok a persona.
Non vi farò la conversione con gli Euro in quanto il cambio è piuttosto variabile. Diciamo che noi con l'Euro ci abbiamo rimesso un pò, ma ve lo abbiamo detto, Oslo è la città più cara d'Europa.
Seguiamo Paul fino alla sua macchina: un pullmino di sette posti. Sembrava proprio stesse aspettando noi.
Noi ragazze ci sediamo in fondo, mentre gli altri si posizionano negli scomparti davanti. Siamo davvero curiose di vedere il panorama circostante, ma la notte non aiuta molto. Siamo su un'autostrada, con i classici autogrill, qualche fabbrica, panorami che non lasciano intravedere niente di particolare.
Cerchiamo di chiedere a Paul quanti km mancano, come si vive ad Oslo, dove si mangia bene e quali posti dovremmo visitare, tanto per avere qualche notizia in più. Paul ci dice che Oslo è carissima, lui lavora lì da diversi anni ma è polacco, cerca di mandare quasi tutto a casa per la sua famiglia. Non si vive male ma, occorre stare attenti a come si decide di spendere i propri soldi. Sicuramente un paese molto diverso dall'Italia, sia per la sua tradizione, sia per qualità di vita. Un paese che sembra un sogno, dove invero sono molti gli italiani -o coloro che magari sono stati in Italia per poi andare di nuovo via- che vi vivono, cercando di crearsi un futuro migliore.
Tra una chiacchiera e l'altra però, dopo la musica dance, Paul apre un paio di schermi nel pullmino e partono diversi video degli eventi house. Musica house a palla nel pullmino. Iniziamo a ridere come pazze, quando penso che "Ma si... si stancherà, lo toglierà". Ed invece per quasi tutto il tragitto, questi video di raduni di musica house sulla spiaggia, ci fanno compagnia.

Non so se ridere o rimpiangere i vecchi cantanti italiani. Quei soliti quattro che sono conosciuti anche all'estero.
Noi avremmo voluto semplicemente goderci il viaggio e quel finto panorama notturno, ma Paul ha ben pensato di allietarci con quella rumorosissima musica.
E poi dicono che siamo noi quelli strani.
Ad ogni modo, finalmente scorgiamo le luci della città. Intravediamo il porto, le stradine, il teatro dell'Opera che affaccia sul mare. Vediamo spuntate palazzi, centri commerciali, poche persone in giro, negozi quasi tutti chiusi o dalle luci soffuse.
Ecco, questo ci ha colpito di Oslo. La città è perennemente con una luce notturna soft, anche all'interno dei locali. Luci basse, lumi di candele, persone gremite nei locali e pochi temerari passanti, seppur sempre accompagnati da qualche bicicletta o in attesa dei vari bus o tram.

Siamo giunti all'Hotel, cercando di ricordare la strada per raggiungere il centro. Lo salutiamo, non senza farci lasciare il suo numero di telefono, così magari da ricontattarlo per il viaggio di ritorno.

Nel palazzo - hotel c'è un bel tepore. Alla reception ci attende una bella ragazza norvegese, la classica ragazza con gli occhi azzurri e con i capelli biondi, della quale subito il nostro Padre Pio si innamora. Peccato che la ragazza sia fidanzatissima e che conosca anche l'italiano, essendo stata nel nostro Paese ed avendo anche un fidanzato italiano.
Sono le classiche sfortune dei latin lover all'estero, che ci volete fare.
Ad  ogni modo, la ragazza ci conferma il nostro appartamento, ad una cifra leggermente diversa da quella pattuita. Non capiamo subito il motivo, ma sicuramente è perchè i nostri organizzatori avevano fatto male i conti. La Sister's Lunch se ne accerta e onde evitare di ripetere la scena nell'albergo della hole di Parigi -e questo viaggio dovrei proprio raccontarvelo- lasciamo saldare il conto, per poi rifare i conti tra di noi. Pagamento anticipato s'intende.

Non solo, la ragazza ci avvisa di nuovo che il nostro alloggio è all'ultimo piano per evitare che la nostra claustrofobica compagna -di cui però non vi dirò il nome- possa soffrire di attacchi di panico, ma che le finestre son ben serrate, onde evitare che possa gettarsi di sotto.
Se non lo sapete, in Norvegia purtroppo vi è un alto tasso di suicidi. Non ne sappiamo i motivi, ma di certo noi non ci pensiamo minimamente.
Saliamo con l'ascensore fino al quinto piano, tranne Padre Pio che ne ha fobia. Eh si, ognuno ne ha una.
L'appartamento è molto carino. Vi sono tre stanze, un solo bagno purtroppo, una cucina con tutto il necessario base, un bel tavolo, area relax con un televisore e divanetto. Avremmo a disposizione anche un terrazzino, ma con il freddo non usciamo neanche a vedere quale vista si potesse osservare da lassù.

Prima che sia troppo tardi, decidiamo di chiedere info su come raggiungere il prima possibile una sorta di supermercato e dove prelevare altri contanti per la spesa. La gentilissima ragazza ci da una cartina più dettagliata che seguiamo alla lettera, trovando non solo un supermercato, ma anche il punto dove prelevare. Ad Oslo lo si può fare anche all'interno di struttura come il 7Eleven, ovvero una sorta di bar -ma è riduttivo- insomma un'area dove prendersi del caffè, dei dolci, qualcosa da mangiare al volo e da bere, ma dotato di un piccolo angolo bancomat dove ritirare i soldi. Non trovate sia comodo? Invece di andare alla ricerca di banche, basta entrare in un negozio come questo, non solo per mangiare, ma anche per fare delle operazioni bancarie. E ve ne sono parecchi sparsi per la città. Non avrete la minima difficoltà nel trovarne.
Lungo la strada troviamo anche il supermercato Kiwi. Ad dir il vero, ci lasciamo anche sedurre dalle vetrine, ma guardando più da vicino i cartellini, non possiamo che allontanarci da tutto ciò che vediamo. Le scarpe sembrano costare più di tutto il nostro intero viaggio, mentre un semplice muffin inizia a costare quasi quanto un secondo piatto di carne.

Ma in che paese siamo?
Non ci lasciamo scoraggiare, sappiamo che chi cerca trova e noi troveremo tutto ciò che vorremo.
Entrando nel supermercato, cerchiamo di prendere il necessario per mangiare. Dell'acqua minerale -costa quasi più dell'alcool- ci aggiriamo per prendere il tea per la colazione -scorgendo il fantomatico tea ai muffins ai mirtilli che in Italia non esiste- biscottini vari, qualche dolciume tipico e pasta. No, non vogliamo sembrarvi i classici italiani che non vivono senza pasta o cibi della nostra tradizione, sia ben chiaro. Il fatto è che la pasta era davvero l'alternativa più economica per le nostre cene, per lo meno quello che abbiamo trovato al nostro arrivo, prima di esplorare ancora la città.

Così, kg di pasta e passata, ci hanno sfamato per la prima sera. Torniamo al nostro alloggio con carichi di buste, oltre che di cibo, anche di prodotti di prima necessità, dimenticati in Italia.


La cucina quindi inizia a sfornare il primo pasto del nostro viaggio all'estero, ma prima decidiamo dove ognuno alloggerà. C'è una gara per le stanze, ma quella più ambita, al pian terreno e vicino al bagno, se l'aggiudica Padre Pio.

Non ci resta che accontentarci.
La serata è ancora lunga però e siamo desiderosi di vedere cosa offre la città. Decidiamo quindi di imbottirci e partire in esplorazione. Cartina alla mano, riusciamo a raggiungere il centro storico, guardando meglio la sua cattedrale, i negozi lungo la strada, i vari mezzi pubblici che possono nell'eventualità servirci per spostarci.
In giro però vediamo poche persone passeggiare e ne capiamo subito il motivo. Il freddo inizia ed essere pungente e camminare per strada non è davvero la scelta migliore. Ma noi siamo temerari. Con il nostro sorridere e ridere, attiriamo anche l'attenzione di un giovane ragazzo italiano che si accoda subito al nostro gruppo.
Quale migliore occasione per chiedergli dove possiamo andare a divertirci un pò? Il ragazzo ci indica un paio di locali, ma perdiamo subito l'orientamento e non li raggiungeremo mai. Al ragazzo chiediamo anche il perchè del suo viver ad Oslo e di come si trova. Felicemente ci racconta che fa il cameriere per iniziare, ma che guadagna bene, ma la cosa più importante è che per lui c'è possibilità di crescita e di migliorare ancora di più la sua condizione lavorativa. Guadagna intorno ai 3.000 Euro mensili, ma sappiate che Oslo è comunque una città cara.
Noi non sappiamo cosa dire, anzi, qualcosa ci scappa. Un morso allo stomaco per l'infelicità della condizione nel nostro Paese. Uno dei Paesi più belli del mondo ove purtroppo si sono perdute le speranze di una vita migliore.
Cerchiamo di dimenticare in fretta, aiutati anche dal freddo pungente. Le strade del centro sono più animate, ma le persone sono quasi tutte nei locali. In quei locali dove si vede poco e niente, dove c'è musica dance e house, dove sembra che si divertano un casino. Noi osserviamo i posti da visitare l'indomani, dei negozi di souvernir a quelli di prima necessità, come il cibo. Non vogliamo arrenderci alla "tentazione" di rifugiarsi nei fast food, ma le finanze ci inducono ad osservare meglio la loro offerta. Per scaldarci un pò prendiamo un cappuccino -il cappuccino all'estero è tra le bevande più in voga tra gli "analcolici"- ma non è decisamente quello che siamo abituati a prendere presso il nostro bar di fiducia. Ma meglio di niente.

Ma tra le stradine che si diramano tra il centro, la stazione e il palazzo Reale, finiamo per addentrarci in una stradina a luci rosse. Come ce ne rendiamo conto? Semplicemente da alcune insegne di locali che offrono spettacoli per adulti.

Qualcuno -e non vi dirò chi- incuriosito, cerca di saperne di più entrando in uno di questi locali. Noi restiamo ad aspettare fuori e dopo un paio di minuti lo vediamo uscire con una biondissima ragazza, con dei tacchi altissimi e una minigonna altrettanto corta.

Non crediamo ai nostri occhi. Possibile?
Nah, non è ciò che state pensando.
La ragazza, intenerita dal nostro intraprendente amico, lo accompagna fuori per una pausa sigaretta. In un italiano abbastanza comprensibile gli consiglia di girare altrove e di non lasciarsi spennare in un locale carissimo, dove tutto è giocato soltanto sull'apparenza e sulla ingenuità di chi vi si reca.
Lasciamo quei luoghi di perdizione, decidendo di rientrare. La temperatura dopo le 22 di sera è veramente troppo bassa. Anche i montanari sono colpiti dall'intensità del freddo. Così il nostro rientro diventa una sorta di maratona notturna, facendo attenzione anche alle pozze d'acqua bagnate che col freddo diventano mini piste di ghiaccio ove scivolare e cadere, come purtroppo accade a uno sventurato Norvegese che, forse più per la vergogna che per il dolore della caduta, se ne va via guardandoci sconsolato.
E dire che non avevamo neanche riso.
Un buon tea caldo e una bella dormita è proprio quello che ci occorre per prepararsi alla giornata successiva.
Abbiamo una lista di cose da fare e da vedere e vogliamo farlo assolutamente.
Ce la faremo?
Non vi resta che seguirci nella seconda puntata.

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