Tre uomini salgono su un treno e viaggiano fino a una scogliera.
Ecco in poche parole la trama delle duecento pagine de Il viaggio di Yuichi Yokoyama, edito l’anno scorso da Canicola.
Ma se Il viaggio non si basa su una trama, di cos’è fatto?
Il fumetto di Yokoyama è un susseguirsi di dettagli che colgono l’occhio ad altissima velocità: stampe di giacche e camicie; visi incrociati nei corridoi del treno; volute di fumo di sigaretta; ponti, campi, casolari intravisti dal finestrino; scrosci di pioggia che filtrano il paesaggio; il mutare della qualità della luce.
È un viaggio visivo ipnotico, quello di Yokoyama, che provoca lo stordimento tipico di certi viaggi in treno, quando per una certa nostra qualità emotiva,
E per indicare questo movimento continuo, il fumetto di Yokoyama si attesta su un ritmo vertiginoso. Il lettore guarda attraverso una videocamera immaginaria. Ancor più immaginaria perché il montaggio è sincopato, il punto di vista cambia continuamente, il controcampo è veloce, l’obiettivo zoomma avanti e indietro fino a comprendere campi lunghissimi.
Il lettore è costretto a uno sforzo continuo di riorientamento per capire cosa sta guardando. Ecco quindi che la lettura deve per forza farsi lenta e attenta, perdendosi in quella che a prima vista potrebbe sembrare una texture visiva totalmente astratta. L’effetto è quello di essere presi “per l’occhio” da Yokoyama e trasportati a bordo del più veloce treno del mondo, lo Shinkansen giapponese.
Un treno infinito da percorrere dall’inizio alla fine a piedi, facendosi colpire agli accenni di storia di chi incrociamo:
Un treno immaginario in cui ogni carrozza è arredata in modo diverso, un inno futurista alla velocità e al movimento, paesaggi costellati di esempi di architettura utopica e fantascientifica: vetro e metallo di torri svettanti. Un gioco di sguardi e di finestre a riflettersi una dentro l’altra (specchi dalle finestre delle case al di là dei finestrini, finestrini nelle polaroid) nel rotolare muto lungo i binari, accompagnato solo dalle linee di movimento.
Un viaggio nella visione, ma anche un viaggio nel rumore, perché a poco a poco, forse proprio in quanto mute le immagini assumono una qualità musicale: e allora la goccia di pioggia pare di sentirla, lo spostamento dell’aria attorno al treno sembra di sentirlo e i passi nei corridoi, il frullare di ali, lo scaldarsi dell’erba al sole nei prati.
Nel suo bianco e nero, a leggerlo con calma,
Un gioco di stile fine a se stesso?
Non credo. La sensazione inquietante di essere continuamente spiati dagli occhi di queste maschere silenziose, che ci guardano mentre le scrutiamo e osserviamo il paesaggio che le comprende, sembra ribaltarsi durante il tempo della lettura nell’accettazione di questo rotolare in avanti verso la meta. Un essere presenti a ciò che succede qui e ora, durante il viaggio, assaporandone l’essenza mistica profondamente orientale, nella semplicità percettiva di ciò che è: la visione delle cose.
Come afferma Yokoyama stesso:
Voglio soltanto osservare l’aspetto delle cose, la sua superficie. Non provo nessun interesse a vederci dentro qualcosa da raccontare. Gli uccelli o gli insetti quando ci guardano non sono interessati ai nostri nomi o a ciò che proviamo. Il mio intento è solo quello di riportare le persone a vedere le cose come sono, concrete e reali. (qui)
Abbiamo parlato di:
Yuichi Yokoyama
Il viaggio
Canicola Edizioni, 2011
208 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00€
ISBN: 9788890497056
Riferimenti:
Scheda del libro e acquisto online: www.canicola.net/libri/il-viaggio
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