L’inchiesta in onda su Abc svela i passi in avanti dopo i suicidi e gli incidenti. Ma tanti ancora i disagi dei lavoratori.
MILANO – Un viaggio dentro l’iFactory. Per la prima volta le telecamere entrano dentro la Foxconn, il colosso cinese che fornisce i componenti per i prodotti, tra gli altri, della Apple, della Xbox Microsoft e della Playstation Sony. A svelare i segreti della fabbrica di Hong Kong, finita nell’occhio del ciclone soprattutto per una catena drammatica di suicidi tra gli operai, è un lungo reportage dal titolo A Trip to The iFactoryin onda nella notte di martedì durante il programma Nightline dell’emittente statunitense Abc.
LE AMMISSIONI – Così dopo l’inchiesta del New York Times e dopo che è stato reso noto un aumento del 25 per cento dei salari, ci si mette anche l’anchor dell’emittente statunitense Bill Weir a chiedere conto dei 18 suicidi, mostrando le immagini di una fabbrica all’avanguardia in cui vengono curati ossessivamente i dettagli, ma nella quale allo stesso tempo si fanno dormire i dipendenti in angusti dormitori e si costringono i lavoratori a turni di turni di 24 ore, sei giorni su sette, 12 ore per turno. Ma non solo. In ballo ci sono anche le esplosioni mortali in cui hanno perso la vita 4 persone e ne sono rimaste ferite 77, a causa della polvere di alluminio utilizzata per fabbricare gli iPad. Ma arrivano anche le risposte: «Stiamo cercando di capire il perché di queste morti», spiega Louis Woo, ex executive dell’Apple ora consigliere del Ceo di Foxconn, Terry Gou. Che ammette: «Sicuramente molti suicidi hanno a che fare con il management, ma alcuni potrebbero anche essere spiegati con la condizione di migranti di molti operai per i quali diventa difficile stringere amicizie». E le scuse arrivano anche sugli incidenti: «Sicuramente il livello delle polveri di alluminio era troppo alto. Ma abbiamo imparato dai nostri errori e apportato delle modifiche al processo produttivo»
LE TESTIMONIANZE – Poi i commenti dei lavoratori, molti minorenni. Tante le testimonianze raccolte off the record. «Rispetto a prima le condizioni di lavoro sono migliorate», spiega un ragazzo di 26 anni. «Ma il dormitorio è ancora terribile, non abbiamo nemmeno lo spazio per stendere i nostri abiti e c’è un continuo viavai». Come dire che tante cose ancora devono cambiare alla Foxconn.
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