Viaggio in Giappone: arrivo a Tokyo

Da Nippolandia

New Koyo

Finalmente a Tokyo. Arriviamo all’aeroporto di Narita alle 9:00 del mattino, ora locale, mentre in Italia sarebbe notte fonda. Ci si prospetta davanti una giornata intera. Meglio non mettersi a dormire adesso altrimenti non riusciremo ad abituarci al fuso orario. Ma la stanchezza è molta, dato che non ho dormito per niente in aereo, ed il rischio jet-lag è dietro l’angolo. Però devo resistere! Superati i controlli alla dogana, ci avviamo verso il ritiro bagagli e Dany si fa subito notare perché prova a fare una ripresa con la telecamera in aeroporto ed immediatamente arriva un controllore giapponese che ci apostrofa con un “No video”. Le nostre valige sono già arrivate (non come in Italia, dove se ti va bene bisogna aspettare almeno 40 minuti!). Sul rullo rotante che trasporta le valige c’è una donna giapponese con un cartello in mano. Con nostro grande stupore vediamo che sul cartello c’è scritto il cognome di uno di noi. Cosa vorra? In pratica c’è stato un disguido con i bagagli e la valigia di Jesus è finita a Zurigo. Ma niente paura. Entro 24 ore arriverà a Tokyo e gli addetti aeroportuali provvederanno a consegnarla in albergo. Questa è l’organizzazione giapponese! Prima tappa: l’albergo, per lasciare le valige e fare, magari, una doccia, prima di andare alla scoperta di Tokyo. Soggiorneremo per una settimana al New Koyo (Fermata Minami-Senju), alla modica cifra di circa 14 euro a notte. Molto economico… e presto capirò il motivo. L’hotel ci è stato proposto da Kino, che ci era già stato un paio di anni prima e si era trovato bene. Il primo impatto con Tokyo non è proprio dei migliori… l’hotel si trova in una sorta di quartiere dormitorio, che nei giorni seguenti ribattezzeremo Poggio Mirteto (non abbiamo niente contro questo paesino italiano, ma il nome è stato scelto proprio ad indicare che la zona dell’hotel sembrava un paesino, anche se si trova a Tokyo. Niente insegne luminose e una Tokyo molto diversa da come l’avevo immaginata (ma per fortuna nei giorni seguenti avrò modo di ricredermi). Arriviamo in albergo ed ecco un’altra sorpresa: la nostra camera doppia è veramente un buco. Una volta stesi i futon (abbiamo optato per stanze in stile giapponese) non c’è più spazio per muoversi o per aprire le valige! Sarà una settimana molto difficile. Per fortuna, almeno, c’è una piccola finestra, che dà su un ballatoio sulla strada. L’albergo è a due piani. Al piano terra c’è un cucinotto, che tutti possono utilizzare (il gas per cucinare si paga inserendo le monetine), e c’è il bagno per sole donne. Al primo piano c’è un bagno per soli uomini e al secondo piano (dove siamo noi) c’è un bagno per donne e uomini senza distinzione. Vi potrà capitare, quindi, come è successo a me una sera, di entrare in bagno e di trovare un uomo in piedi che sta facendo i suoi bisogni all’urinatoio! Al secondo piano c’è anche un piccolo frigorifero, dove ognuno può mettere il cibo… l’abbiamo aperto una volta sola e ne è uscita una puzza tremenda. Insomma, non dico che volevo andare a dormire in un 4 stelle, ma forse questo hotel era un po’ troppo spartano per i miei gusti. E se tornerò a Tokyo opterò per altre soluzioni. Comunque pare che il New Koyo abbia molti estimatori, almeno leggendo il guestbook all’entrata. C’è anche un computer da cui collegarsi, sempre a pagamento. Dopo esserci sistemati e rinfrescati, distrutta fisicamente dal viaggio e mentalmente dalle prime impressioni sulla città, usciamo alla scoperta di Tokyo. Ed io spero che tutto quello che ho provato in queste prime ore venga smentito da una città totalmente diversa e affascinante.


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