Dopo qualche giorno in città l’unico pensiero che ci balenava per il cervello era quello di allontanarci dai grattacieli e vagare paesini e ammirare paesaggi.
Con questo spirito salimmo sul treno che ci allontanava dalla moderna Singapore per addentrarci nel cuore della Malesia.
In realtà i momenti più belli a contatto con gente stupenda li abbiamo avuti proprio nei trasferimenti. I treni, anche i notturni sono “vivacissimi” un andirivieni continuo di gente che sale e scende, trasportando di tutto, fagotti di ogni genere cibo e vestiti. E’ anche lì che magari finisci per incontrare qualche turista un pò particolare..tipo il nostro amico australiano che ha messo a dura prova la nostra conoscenza dell’inglese.
La prima tappa dell’ingresso in Malesia è stata Malacca. La cittadina di Malacca è carina ma profondamente ridisegnata dalla presenza coloniale europea.
La piazza principale, piazza dello Stadthuys, con i suoi palazzi rossi, il suo campanile e la chiesa di Cristo, la più antica chiesa protestante della Malesia. I suoi canali, molto simili ai canali delle capitali del centro Europa. Il centro storico conserva edifici tradizionali.
Il centro di Malacca è un vero mix di cultura malese e cinese, negozi fatti di maglie e cianfrusaglie di ogni genere con un continuo viavai di risciò fiorati che portano a zonzo i turisti.
Uno spuntino in uno dei loro chioschi lungo la strada e di nuovo uno spostamento verso il Taman Negara.
Il viaggio notturno ci ha portato alle porte della jungla del Taman Negara, a Jerantut, dove siamo arrivate in piena notte, accampandoci in stazione aspettando la partenza dei pullman.
E’ qui che abbiamo conosciuto un’altra persona stupenda. Il capostazione che prendendoci in simpatia si preoccupava di controllarci, di lasciarci le luci accese….e anche di accompagnarci alla fermata dei bus (perchè non si fidava di mandarci sole) raccomandandosi anche con l’autista di avvisarci della partenza 2 ore dopo, mentre nel frattempo ci riposavamo con altre ragazze che dovevano andare al lavoro, su un altro bus fermo in sosta proprio lì.
Adesso non so perchè parlino dei malesi come di gente scortese, noi siamo state trattate divinamente e non solo in questa occasione.
Il cuore della Malesia non era esattamente quello che mi aspettavo…niente di particolarmente selvaggio ed orientale. Tanti piccoli angoli che attraggono, ma ovunque lo zampino europeo…. o anche del turismo ormai arrivato un pò ovunque.
La jungla del Taman Negara era quello che aspettavamo con più emozione. Avevamo prenotato anche una struttura all’interno della jungla dove si poteva arrivare solo con dei piccoli motoscafi mentre tutti si fermavano all’ingresso per poi risalire il fiume con barche e a piedi per dei trekking nella jungla. La struttura aveva poche stanze divise tra tende e bungalow (oltre ad un dormitorio dove trovammo un gruppo di ragazzi orientali) con una piccola reception e un ristorantino dove mangiare qualcosa la sera…cucina del posto e neanche tanto male.
I percorsi trekking nella foresta sono divisi per difficoltà e per i più facili è possibile andare anche da soli, l’unica cosa vi consiglio di vestirvi in modo da non lasciarvi scoperte gambe e braccia: è tutto molto pulito ma per esempio attraversando qualche fiumiciattolo si può rischiare di ritrovarsi qualche sanguisuga addosso. La parte più facile prevede piccoli sentieri che portano anche al ponte sospeso tanto fotografato nei diari di viaggio. Per chi vuole ci sono anche delle escursioni notturne con caschetto e pila per vedere qualche strano animale, noi abbiamo preferito girare di giorno e dedicarci alla cucina del posto di sera, oltre a goderci la veranda del nostro spartano bungalow.
Inutile dire che gli scrosci d’acqua arrivano all’improvviso come altrettanto all’improvviso compare il sole quindi attrezzatevi con impermeabili e scarpe adatte.
Purtroppo a malincuore lasciamo la jungla in bus reincontrando le stesse ragazze che avevamo incontrato all’andata, ma che questa volta staccavano dall’orario di lavoro e che ci consigliano anche un supermercato per comprare qualcosa da mangiare. Molto curiose ci chiedevano cosa facevamo nella vita, da dove venivamo e anche loro ci raccontavano della loro vita.Non so cosa abbiano visto in noi, comunque le abbiamo salutate per proseguire il nostro viaggio dirette verso le Cameron Higlands.
Anche le Cameron Higlands sono molto conosciute dal turismo, un altopiano a 150 km a nord di Kuala Lumpur. Per noi sono solo un passaggio per ammirare i paesaggi di questo altopiano.
Ormai l’itinerario ci portava verso il mare con uno stop a Penang, il secondo stato più grande della Malesia. La città più grande è Georgetown con il Kek Lok Si-Temple of Supreme Bliss il più grande tempio buddista del sud est asiatico, ma anche il bellissimo Snake Temple costruito sul finire dell”800 e con una caratteristica unica: i suoi abitanti sono serpenti che da sempre vivono tra le sue mura.
Eravamo arrivate quasi alla fine del nostro itinerario, tanto pensato e aspettato. Ci aspettavano 4 giorni di mare prima di rientrare a Kuala Lumpur.
Il nostro breve soggiorno mare ci avrebbe portato a Langkawy.
Consiglio leggete bene le descrizioni di hotel e via dicendo se volete prenotare da casa prima di partire. Noi arrivando in serata con il traghetto avevamo deciso di prenotare un albergo, mai errore più grande. A parte lo scempio di hotel…pagato uno sproposito rispetto alla media delle prenotazioni sul posto, la caratteristica della vicinanza alla spiaggia non era propriamente esatta: dal sito intendevano sicuramente la spiaggia del porto che è molto diversa dalle spiagge più ampie e via dicendo che si trovano più distanti. Abbiamo passato li solo la prima notte per l’impossibilità allo spostamento serale. ma la mattina ci siamo uscite dalla città puntando zone migliori.
Un ragazzo tassista si offre di indicarci un paio di zone appetibili… e soprattutto con sistemazioni economiche, e infatti lì ci sistemiamo: un complesso molto carino di bungalow in legno che danno sulla spiaggia, in legno e con all’interno un letto, un piccolo ventilatore e un bagno di 2 mq circa con water doccia e un rubinetto basso con un pentolino per raccogliere l’acqua, alla modica cifra di 5€ a notte… tutta un’altra musica.
Per qualche euro in più si poteva decidere anche di prendere un bungalow superior con aria condizionata, ma con l’aria che veniva dal mare non ci è servito. Alla reception delle ragazze molto carine su richiesta ti prestavano attrezzi per pulire la sabbia dal pavimento o spray per le formiche, o anche un bollitore con i bicchieri per fare tè o caffè.
4 giorni di assoluto relax girando un pò per l’isola un pò riposandoci sulla spiaggia di questa perla delle Andamane sulla spiaggia di Pelangi Beach.
La spiaggia più ambita sembra essere Black Sand Beach (sembra essere scelta da molti vip che capitano su questa isola), ma belle sono anche Pasir Tengkorak Beach e Pantai Kok.
Un’esperienza particolare anche la salita a Gunung Mat Cincang il punto panoramico dell’isola a 710 mt sul livello del mare raggiungibile con una funivia molto moderna e fatta di molte stazioni intermedie per ammirare tutta l’isola dall’alto.
Purtroppo il tempo non ci ha particolarmente assistito e abbiamo provato anche un pò di pioggia, ma il relax è stato assoluto. Vi consiglio i ristoranti del posto dove si mangia bene, un mix di cucine orientali niente male e soprattutto potrete provare l’aragosta senza spendere un patrimonio …anzi rimanendo su una spesa tra i 10 e i 15 € con tanto di primo, contorno e bibite….a meno che non chiediate vino da importazione
Purtroppo pochi giorni possono passare anche troppo in fretta e via di nuovo per il viaggio di ritorno, traghetto e bus verso Kuala Lumpur in attesa del volo.
L’ultimo giorno a Kuala ci ha permesso di fare un giro nella parte nuova della città, completamente rinnovata, fatta di enormi palazzi, giardini, e mezzi pubblici nuovi di zecca. Quasi quasi una città divisa in due in uno scontro che giorno dopo giorno mette uno di fronte all’altro il progresso e la tradizione. Un’identità propria e la globalizzazione.
Con questo pensiero non ci è restato altro da fare che reimbarcarci per l’Italia, avevo 13 ore di volo per ragionare su quello che avevo visto, su quello che mi aspettavo e quello che ho trovato.
Forse il vecchio fascino orientale sta sparendo, io spero che rimanga ancora qualcosa che riesca a resistere all’invadente occidente.
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