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Viaggio in paradiso

Creato il 06 giugno 2012 da Misterjamesford
Viaggio in paradisoRegia: Adrian GrunbergOrigine: UsaAnno: 2012Durata: 95'
La trama (con parole mie): un rapinatore in fuga abbigliato da clown con un compare in procinto di rimanere stecchito e due milioni di dollari in macchina finisce, cercando di seminare le autorità americane, oltre il confine messicano. Attratti dal denaro, gli ufficiali di polizia rifiutano di consegnare l'uomo ai colleghi statunitensi, e una volta sequestrata l'intera somma fanno in modo di far sparire la loro preda nel carcere/città chiamato El pueblito, una sorta di mondo a parte in cui si consumano giochi di potere, vita e soprattutto morte.
Stretta amicizia con un bambino di nove anni preservato anche dai peggiori tra i residenti perchè unico donatore di fegato possibile per il boss dei boss sofferente di una malattia, il nostro protagonista si troverà a lottare per la sua pelle circuendo quante più persone possibili nella speranza di recuperare i soldi perduti, fuggire dal penitenziario e, chissà, finire di passare le sue "vacanze estive" in un luogo più piacevole, magari in compagnia.
Viaggio in paradiso
Finalmente il vecchio, pazzo Mel è tornato ad essere il vecchio, pazzo Mel cui tutta la mia generazione ha voluto bene grazie ad Arma letale e Mad Max - prossimamente ospite qui al saloon, grazie all'ispirazione fornitami da Bellflower -.
Vi dirò di più: non pago di essere tra i protagonisti dell'annunciatissimo sequel, potrei quasi affermare che il vecchio, pazzo Mel sia riuscito nell'impresa di portare a compimento la sua personale versione di Machete.
Affidata la regia al suo aiuto di Apocalypto, lo sconosciuto Adrian Grunberg che comunque porta a casa la pagnotta, Gibson si concentra sul gigioneggiamento spietato e sulla parte interpretativa regalando al pubblico il suo personaggio migliore da anni a questa parte, un criminale furbo, casinista, spaccone e dalla mente sempre reattiva caratterizzato benissimo dallo sguardo spiritato dell'attore e dal suo essere ostinatamente senza nome - una delle cose che ho apprezzato di più, rispetto a questo charachter, è proprio quella di non rivelare mai la propria identità, celandosi sempre dietro a qualcuno che possa scontare l'eventuale pena, o condanna, in sua vece -: a questo si aggiungano una cornice che deve moltissimo alla mitologia made in Robert Rodriguez, ad alcuni passaggi che riportano alla mente l'elemento grottesco di Breaking Bad, all'autoironia degli Expendables e ad una robustissima dose di tamarraggine in grado di regalare, soprattutto nelle parti action, momenti in bilico tra il trash selvaggio e l'esilarante, e vi troverete - quasi a sorpresa - tra le mani un cocktail esplosivo, perfettamente in linea con l'estate che sta iniziando ed in grado di intrattenere come pochi titoli dello stesso genere.
Partendo, dunque, da quella che è una realtà agghiacciante di alcune prigioni messicane - come sanno bene i lettori di Don Winslow - e dall'ambientazione carceraria assolutamente insolita di El pueblito, gli sceneggiatori - tra i quali spicca anche lo stesso ex Braveheart - sviluppano una storia che unisce l'azione sfrenata e senza ritegno tipica dei b-movies alle pellicole di formazione, costruendo un rapporto che sicuramente saprà di già visto eppure è ben realizzato tra il protagonista e la sua giovane spalla, ragazzino senza padre lasciato quasi da solo nel mondo caotico della prigione al centro di almeno un paio di passaggi decisamente sopra le righe per una distribuzione buonista come quella italiana - e non scommetterei neppure su quella statunitense, in questo senso -, dalla ricerca di sigarette all'atto di ribellione quasi conclusivo rispetto all'idea di essere in vita soltanto per garantire un nuovo trapianto di fegato al boss malato.
La componente drammatica che ne avrebbe fatto una versione più trash di Man on fire è però sapientemente equilibrata da un'ironia insolita per l'autore di schifezze abominevoli come La passione di Cristo, che sfodera anche un paio di passaggi al limite del metacinematografico come la stupefacente scena della telefonata in cui il buon rapinatore si spaccia per Clint Eastwood - imitandone tra l'altro, nella versione originale, anche molto bene l'intonazione -, regalando un omaggio - pur se ironico - anche ad uno degli idoli assoluti di casa Ford.
La scelta, inoltre, di sfruttare come raccordo la voce off del protagonista a raccontare il tutto come fosse il diario di una vacanza - il titolo originale, How I spent my summer vacation, la dice lunga sull'abilità di adattamento dei distributori italiani - è pressochè perfetta, e riesce a mantenere un'atmosfera simil-autoriale anche rispetto ad una pellicola che è quanto di più lontano possa esistere dalle ambizioni radical chic di questo tipo.
Chi, dunque - e mi metto nel novero - aveva ormai perso le speranze un pò come il vecchio, pazzo Mel la sanità mentale, si troverà più che piacevolmente sorpreso da un film uscito senza alcuna pretesa che, al contrario, rischia di diventare - almeno fino al giorno dell'uscita del sequel del già citato Expendables - il cult pulp e tamarro dell'estate, nonchè un nuovo punto di partenza per l'ex Mad Max, tornato ai fasti cui ci aveva abituato con Martin Riggs.
Bentornato davvero, vecchio, pazzo Mel.
Questa non me l'aspettavo proprio.
Soprattutto da te.
MrFord
"And we were trying different things
we were smoking funny things
making love out by the lake to our favorite song
sipping whiskey out the bottle, not thinking 'bout tomorrow
singing Sweet home Alabama all summer long
singing Sweet home Alabama all summer long."
Kid Rock - "All summer long" -
   

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