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Viaggio in Perù, da Cuzco a Machu Picchu

Creato il 19 ottobre 2013 da Postpopuli @PostPopuli

di Nicola Pucci

Soltanto a pronunciarne il nome vengono i brividi: Perù, Cuzco, Machu Picchu. Bene, è il momento di abbandonare la cara, vecchia Europa e andare a veder di persona. In compagnia del vostro scriba.

Un viaggio a spasso per il Perù è un’avventura che difficilmente potrete dimenticare. Vi propongo allora un’esperienza attiva, lontana dal caos del turismo di massa che ha raggiunto, è bene comunque non dimenticarlo, anche le zone più remote del paese sudamericano. Vi metto in guardia: affronteremo realtà difficili; apprezzeremo in beata solitudine bellezze naturali e artistiche; navigheremo lungo fiumi bagnati da acque limacciose; affronteremo montagne e speroni rocciosi che evocano leggende memorabili.

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La città di Cuzco – da yampu.com

Il cammino, noblesse oblige, inizia da quel diamante raro che è la città di Cuzco, che raggiungeremo via Lima, la capitale che si affaccia sull’Oceano Pacifico. Cuzco sorprende e ammalia per il suo centro storico Patrimonio Unesco dal 1983 e per l’incontro con la cultura Inca che proprio tra queste mura ha la sua culla più materna. Raggiungiamo da qui il rio Apurimac (in lingua quechua, indigena, “la divinità che parla“), sorgente del Rio delle Amazzoni, per poi risalire il fiume in gommone addentrandoci in canyon che incutono timore per quanto sono maestosi e allestendo bivacchi provvisori sulle spiagge che spuntano lungo le rive, a contatto con la natura più selvaggia ed esigente. Le notti vi regaleranno suggestioni uniche, e forse anche qualche approccio inatteso con la fauna più audace, magari da raccontare un giorno ai nipotini.

Oltrepassato il Ponte Cuniac, presidio militare strategico, dove sostiamo per un bagno alle fonti di acqua calda, è giunto il momento di avviare l’interminabile salita sul Salcantay, asperità andina cara agli dei. Il sentiero è percorribile a piedi o a dorso dei muli che ci daranno una mano zavorrandosi con i nostri bagagli, e ci accoglie con la bellezza mozzafiato dei suoi panorami. Oddio, il respiro manca anche, se non soprattutto, perchè il culmine innevato della montagna supera abbondantemente i seimila metri e quassù, statene certi, il nostro fisico sarà messo a dura prova. Ma ne varrà la pena.

Scendiamo velocemente di quota, nell’ambiente tropicale dell’Urubamba, valle sacra degli Incas. Il nome seduce, e ne ha ben donde, si comincia a respirare l’aria di Machu Picchu, ma non è ancora il suo tempo. Passando per la ridente località di Santa Teresa optiamo per la via ferrata, salendo a bordo del treno che porta a Quillabamba, in lingua quechua “pianura della luna“, dove il clima è così propizio che l’estate sembra non finire mai; da qui proseguiamo in autobus ed imbocchiamo la strada che raggiunge Quiteni. Impossibile resistere al fascino del viaggio, una canoa a motore è proprio quel che ci vuole per arrivare a Pongo di Mainique, “la porta dell’Amazzonia”, risalendo le rapide più pericolose dell’Urubamba, e da qui la vecchia missione di Timpia, villaggio abitato dal gruppo indigeno machiguenga.

Il luogo scolpisce momenti e ricordi che trovano approdo nelle profondità della nostra anima, è un crescendo rossiniano di emozioni che stanno per giungere a destinazione. Acqua Calientes, signori miei, dove arriviamo in treno e che si apre verso lo sperone che non dimenticherete mai: l’inequiparabile rovina inca di Machu Picchu, un sogno che si trasforma in realtà.

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