In questa giornata festiva, vi invito a un tè delle cinque che omaggia il legame indissolubile tra tè e libri, a me (e non solo a me!) molto caro. L'occasione mi è offerta da una cara amica, Romina, frequentatrice assidua di questa sala da tè ma anche dei salotti limitrofi, che mi ha segnalato un articolo di The New Yorker del novembre 2010 dedicato proprio a questo binomio magico.Inevitabilmente, l'autrice Eileen Reynolds apre con la famosa citazione dell'incipit di The portrait of a Lady (Ritratto di Signora) di Henry James:
Under certain circumstances, there are few hours in life more agreeable than the hour dedicated to the ceremony known as afternoon tea.Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio.Ma, ancor più inevitabilmente, la breve passeggiata attraverso le manifestazioni di questo invitante connubio procede parlando di Lei, Jane Austen, per di più con quello che considero da tempo il libro simbolo di questo blog, Tea with Jane Austen di Kim Wilson (edito da Frances Lincoln Publishers).
Decisamente inevitabile anche per me proporvi una chiacchierata - e una tazza di tè - intorno a questo articolo!Ringrazio vivamente Romina per la segnalazione e sua sorella Eleonora per la traduzione gentilmente concessa a UTCJA.Buon Ognissanti a tutti!
Parliamo del "tea" inglese - non del Tea Party, almeno per questa volta, ma della bevanda. “Sotto certi aspetti ci sono nella vita poche ore più piacevoli di quelle dedicate alla cerimonia del tè del pomeriggio.” diceva Henry James nell'incipit di Ritratto di signora. “Dalle cinque alle otto corre talvolta una piccola eternità che, nel nostro caso, non poteva essere che un'eternità di piacere.” Dalle cinque alle otto... sì, che eternità! Immaginate però di poter mettere in pausa la vostra frenetica vita e, per tre ore al giorno, di poter godere di sontuosi vassoi di torte, pasticcini e altri stuzzichini!
Sospetto che il desiderio di vivere in un romanzo di Henry James non sia l'aspirazione di vita di molte, ma io rimango una grande sostenitrice del rito del tè pomeridiano. Esiste forse altra bevanda che, sorseggiata durante una pausa, riesce a farvi sentire così rinvigorite, così attente, eppure così calme?
Suppongo che molte di voi, mie care lettrici, bevano tè regolarmente (per qualche motivo il tè e la vita letteraria sembrano andare a braccetto), motivo per cui ho pensato fosse fondamentale condividere con voi la seguente, incredibile notizia: la londinese Twinings sposterà la sua produzione di tè in Polonia. In Polonia! La Twinings, la compagnia che ha aperto la prima sala da tè londinese nel 1706! La Twinings, grazie alla quale il mondo occidentale ha potuto conoscere l'Earl Grey, la famosa varietà di tè a base di tè nero e olio di bergamotto. (In realtà, la concorrente Jacksons of Piccadilly ne rivendica il primato di vendita, ma è la varietà Twinings ad aver ricevuto l'approvazione ufficiale di Richard Grey, sesto ed attuale Conte Grey.)
Come prevedibile, gli abitanti d'oltremanica sono rimasti sconvolti dalla notizia, e il fatto che toccherà proprio ai futuri ex-impiegati Twinings addestrare i loro rimpiazzi polacchi di certo non indora la pillola. (Il giornale inglese The Independent ha definito questa decisione “uno straordinario esempio di stupidità aziendale.”) Sul Guardian, Martin Wainwright rimpiange e medita sul passato imperialista del tè: É stato solo grazie a “uno dei più grandi dirottamenti culturali della storia” se il tè, nato in Oriente, è diventato famoso per essere la bevanda nazionale della Gran Bretagna. “Ma che mi dici del tè prodotto in Polonia? Oh, no, quello no. Quello va contro le leggi di Dio e dell'uomo.”
Wainwright è di certo un gran dispettoso, ma non bisogna possedere lo stesso zelo imperialista di Rudyard Kipling per rendersi conto del fatto che, senza le piantagioni di tè in India o nello Sri Lanka, la letteratura inglese di epoca Romantica e Vittoriana non sarebbe stata la stessa. Non ci sono forse scene di tè pomeridiano che ricordate con piacere dai romanzi di Charles Dickens, Jane Austen, o delle sorelle Brontë? Se solo cominciaste ad elencarle vi rendereste conto che il tè è ovunque in quelle pagine. Quali spettacolari colpi di scena non hanno a che fare con una tazza di tè? Il tè delle cinque è l'occasione per gli amanti di scambiarsi lunghi sguardi di desiderio; per le madri, di scegliere partiti adatti alle loro figlie; per i nemici, di scambiarsi insulti velati, ma sempre in un amabile tono di conversazione.
Il tè è così presente nella letteratura di Jane Austen che Kim Wilson ha pensato di scrivere un libro sull'argomento, completo di ricette risalenti al XIX secolo, citazioni dai romanzi e aneddoti sulla vita della Austen. La Wilson scrive:
Nei suoi romanzi, è il tè ad essere al centro di ogni avvenimento sociale. Forse in Emma Miss Bates beve il caffè? Ma certo che no: “Per me niente caffè, vi ringrazio... non prendo mai caffè. Un po' di tè, per favore.” In Ragione e Sentimento cosa stanno bevendo tutti quando Elinor nota il misterioso anello di Edward con la ciocca di capelli? Tè, naturalmente. E in Orgoglio e Pregiudizio qual è uno dei supremi onori che secondo Mr. Collins Lady Catherine potrebbe concedere Elizabeth Bennet e alle sue amiche... se non quello di invitarle per il tè?La Wilson ha appurato dalle lettere di Jane Austen che l'autrice stessa visitava il magazzino Twinings per rimpinguare le sue scorte di tè personali. (Difficile immaginarsela viaggiare fino in Polonia a questo scopo, però, vero?)
Ma alla maggior parte delle persone il binomio tè - letteratura fa venire in mente il delizioso e bizzarro Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carroll. Da piccole io e mia sorella non ci stancavamo mai di mettere in scena il tè pomeridiano del Cappellaio Matto, e ci divertivamo un mondo, ma non avremmo saputo dire che cosa ci trovassimo di tanto divertente. (Perché un corvo somiglia a uno scrittoio?)Questo passo è da sempre uno dei nostri preferiti:
“Prendi un altro po' di tè,” disse la Lepre Marzolina ad Alice, con estrema serietà.“Non ne ho avuto ancora,” rispose Alice offesa, “perciò non posso prenderne di più.”“Intendi dire che non puoi prenderne di meno,” disse il Cappellaio, “è molto facile prendere più di niente.”Una fantastica parodia del chiacchiericcio raffinato da ora del tè. Tutti parlano, ma nessuno ascolta o capisce una parola di ciò che gli altri dicano. Scrivendo frasi apparentemente prive di senso Carroll vuole denunciare l'inconsistenza dei convenevoli con cui ci intratteniamo ogni giorno.
Di tutte le scene sul tè contenute nelle opere di Dickens le mie preferite sono quelle sulle tormentate conversazioni tra Pip ed Estella in Grandi Speranze. “Qualunque fosse stato il suo modo di comportarsi verso di me, ” riflette Pip durante uno dei loro incontri al ristorante, “mai era stato tale da darmi fiducia o farmi nutrire delle speranze; eppure continuavo contro ogni fiducia e ogni speranza. Perché ripeterlo migliaia di volte? Era sempre così. ” Chiama poi il cameriere, che porta “in successione una cinquantina di componenti accessori, ma di tè neppure l'ombra.” Ciò che finalmente compare è “uno scrigno dall'aspetto prezioso contenente dei rametti. Li immersi nell'acqua calda, e così da tutto quell'armamentario ricavai una tazza di non so che per Estella. ” Insomma un vero e proprio esperto di tè: Pip ne ha fatta di strada da quando era solo un orfano. Una trasformazione davvero impressionante; tuttavia gli servirà molto più che del buon tè per vincere l'amore della ragazza.
Questa particolare angoscia causata da problemi di cuore (e dall'abuso di teina) può essere ritrovata anche nell'opera di T.S. Eliot. Ne Il canto d’amore di Alfred J. Prufrock un'ode alla non-azione e alla paralisi, il tè è ovunque. Come si inizia a parlare d'amore mentre si è seduti a tavola per un tè? Serve tempo per trovare le parole giuste:
Tempo per te e tempo per me,E tempo anche per cento indecisioni,E per cento visioni e revisioni,Prima di prendere un tè col pane abbrustolito.E poi, quando l'ansia dell'attesa si fa insostenibile:
Potrei, dopo il tè e le paste e i gelati,Aver la forza di forzare il momento alla sua crisi?Come potrete immaginare, alla fine non rivela i suoi sentimenti: questa è una poesia sull'insicurezza e sui dolorosi rimpianti, due malattie dell'animo che forse nemmeno una confortante tazza di tè può curare.
Ma non mi sembra il caso di concludere su una nota così triste. Vi lascio con questo simpatico estratto da una delle lettere del genio inglese Sydney Smith, datato 1807:
A Bath è scoppiato un tremendo dibattito: per dolcificare il tè sono meglio le zollette di zucchero o lo zucchero a velo? Così le peggiori pulsioni dell'animo umano si sono scatenate e hanno dato vita alle due correnti degli "zollettisti" e dei "velisti".Proprio tremendo! Continuate pure il dibattito nei commenti qui sotto. Zollettiste e veliste, dite la vostra e che vinca la migliore!
Fonte dell'articolo:Tea, a literary tour di Eileen Reynolds, The New Yorker, 24 novembre 2010
Traduzione di Eleonora Angelici
La foto, tratta dall'articolo originale, è di Kay Yuen
Per saperne di più:
Tea with Jane Austen, di Kim Wilson, recensione in Un tè con Jane Austen
The Jane Austen Tea Series, i tè di Bingley's Tea dedicati a Jane Austen, in Un tè con Jane Austen
Quali sono le "vostre" citazioni letterarie sul tè? Lo spazio dei commenti è a vostra disposizione anche per questo. Buon Ognissanti!