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Viaggio nei luoghi di Alice Ongaretti: il Kenya

Creato il 25 gennaio 2014 da Luoghidautoreblog

le gole di olduvaiUna vita intensa, entusiasmo e passione per i viaggi, i luoghi e le persone. Tanta fantasia. Ecco gli ingredienti che insieme ad una scrittura nitida ed elegante rendono i romanzi di Alice Ongaretti piacevoli, scorrevoli, avvincenti; non è un caso che tutti i suoi lavori, Otto donne e un baule (2009), Le Gole di Olduvai (2010), Viola (2011), abbiano ottenuto premi e riconoscimenti. Abbiamo incontrato Alice Ongaretti che ci ha raccontato la sua passione per il mondo, tale da averle dedicato tutta la sua vita lavorativa e personale. I molti anni trascorsi all’estero in luoghi davvero lontani, influenzano oggi la sua scrittura e spesso alcuni personaggi raccontano di lei e delle tante interessanti persone che ha incrociato lungo il suo cammino. «La vita che Milly aveva intrapreso era troppo affascinante per poterla lasciare, sfidare il destino, ammirare panorami indimenticabili, tornare ogni volta con nuovi racconti di viaggio per i suoi figli, raccontare degli incontri con i popoli Masai, tutto questo faceva apparire banale l’idea di fermarsi». Milly è uno dei personaggi principali del romanzo Le Gole di Olduvai e partendo da questa citazione, abbiamo chiesto all’autrice:

I personaggi dei tuoi romanzi sono in continuo movimento e ricostruiscono spesso la propria esistenza in un altrove anche lontano: cosa vuol dire per te viaggiare? Sin dalle origini l’umanità intera  è sempre stata coinvolta da mille motivazioni in un peregrinare intorno al mondo: io non sono da meno. E’ un’esigenza che nasce dal profondo dell’anima di sapere, conoscere, incontrare e capire. Viaggiare per me ha preso significato sin da quando, piccolissima, per protesta ai castighi dei genitori, facevo la mia piccola valigia di cartone e andavo alla fermata del bus per andare a vivere altrove ma immancabilmente mi riportavano a casa. Tutto il mondo ignoto esercitava su di me un fascino fantastico che solo nella maturità ha avuto la comprensione delle tragedie umane che talvolta vi si nascondono dentro,  le sfumature intrinseche alla curiosità con il disagio del mondo in cui si vive: tanti dicono che chi va a vivere all’estero vuole fuggire la propria realtà. Forse. Penso coesista in me  una dimensione proiettata verso il mondo: anche ora che sono limitata nel viaggiare, per diversi motivi, mi basta il nome di un luogo per iniziare un lungo pensiero su come andarci, cosa vedere, cosa fare o viverci. Credo sia nostro dovere insinuare  in ogni bambino il desiderio di incontrare altra gente, di vedere altri luoghi e tutto questo può avvenire se non attraverso la scrittura, la lettura, i giochi, i filmati.E’ stato così anche per me, quando mia madre mi leggeva le pagine di un libro prima di dormire portandomi in mondi lontani o quando, dopo pranzo, mio padre parlava dei luoghi da lui visitati in Africa: “Anch’io andrò là” pensavo e così è stato.

Nel corso della tua vita errante, quali sono i luoghi a cui sei particolarmente legata e che hai trasposto in letteratura? Della grande Africa ho visto poco  ma  ho avuto il privilegio di viverci e incontrare persone straordinarie. E’ così che i personaggi dei miei romanzi hanno preso vita, sono tutti reali, tutte persone dal vissuto unico e intrigante che mi hanno coinvolto al punto da farne le mie eroine. In particolare, nel romanzo “Le Gole di Olduvai” ritrovo tra le pagine la presenza di amici  eccezionali che durante i molti giorni trascorsi insieme nelle case di Mombasa, in savana o nei vicoli della città vecchia, mi hanno rivelato le loro storie, i loro segreti più intimi. Certamente chi leggerà le mie storie  potrà in parte riconoscersi nei  personaggi ma sono tutti  ben “camuffati”, io inclusa.

A proposito di Mombasa quali punti della città suggerisci di visitare? C’erano luoghi o momenti della giornata particolarmente suggestivi? Sempre resiste nei miei occhi l’immagine dell’antica città in cui  ho vissuto e che ho attraversato a piedi più volte ogni giorno:  come dimenticare il colore dorato delle pietre di Fort Jesus? Negli anni trascorsi più volte ho camminato insieme a amici, turisti e ospiti tra quelle stradine umide, grigie, da cui spiccavano i minareti e il canto del muezzin. Ricordo e vorrei condividere con altri le ore di indolenza stesa su una stuoia all’ombra di una palma assaporando il profumo del vento davanti a una spiaggia bianchissima della costa a Sud di Mombasa, vorrei rivedere le vicine colline di Shimba Hills ricoperte dalla foresta, vorrei  ripercorrere a Nord della costa le strade di terra rossa dei villaggi nascosti tra le ricche palme e fermarmi a bere cocco fresco con la gente, come una volta. Forse io non tornerò là ma chi mi leggerà potrà vedere con i miei occhi la tenerezza di un fiume color argento che si snoda tra l’erba della savana al tramonto; rivivrà tra le righe l’incanto di una colazione in savana al sorgere dell’alba mentre gli animali si abbeverano a una pozza e il sole tinge il cielo di rosa; proverà il piacere di una borsa dell’acqua calda nella branda di una tenda in Masai Mara mentre fuori diluvia e fa freddo, desidererà il tepore del fuoco in un lodge del Monte Kenya; si stupirà della grandezza del Kilimanjaro e del suo versante roccioso in Tanzania, ricorderà la felicità dei sorrisi di quella gente che non ha nulla ma possiede la gioia di vivere. Chi viaggerà  potrà fare sue queste esperienze.

Ci sono altri luoghi e Paesi che ti hanno conquistata o il cui fascino immagini possa conquistarti? Ogni qualvolta ho parlato di Kenya o paesi limitrofi, sono certa sia stato percepito l’amore che ho per questi luoghi, la sensazione di pace e meraviglia che ti rapisce dall’infinità dell’orizzonte, dalla luce dorata del sole, il volo degli storni e il gracchiare dei corvi, i cirri veloci nel cielo. La dimensione umana del vivere la vita.  Però non posso non parlare anche di un’altra terra che amo e mi travolge: l’Egitto e il suo deserto. Un fascino atavico si è insinuato sottopelle e ancora oggi mi rabbrividisce. Racconti di sogni e antiche magie  ci hanno plasmato con il loro fascino orientale e ora tutto si mescola alla tragedia di un popolo che chiede un mondo migliore. Forse anche io ancora cerco il magico volare di un tappeto, sogno la luce gialla e nebbiosa di un volo di sabbia nel deserto, la carezza di un soffio di vento nella calura,  il rumore dei semi di caffè alla tostatura in una tenda beduina. Sogno e realtà ora si confondono nella nebbia della Pianura Padana e allora la mia fantasia un giorno è volata in India in zone dove non sono mai stata ma che per uno strano gioco dell’ignoto ho descritto esattamente. In quella terra ho trasportato le vicende di una cara amica che ha vissuto la sua vita per affermarsi come donna in un mondo che era tutto al maschile. Questi sono i miei romanzi, i miei sogni, le mie fantasie, la mia vita. Ancora oggi quando chiudo gli occhi sento il richiamo dell’ignoto.

 Vi segnaliamo l’articolo Alice Ongaretti: pienezza di vita e scrittura apparso nel novembre 2012 sul webzine Dietro Le Quinte, qui di seguito il link.

http://www.dietrolequinteonline.it/alice-ongaretti-pienezza-di-vita-e-scrittura/


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