Parlare, oggi, della Germania conduce alla descrizione di un paese forte ed orgoglioso i cui dati economici riflettono la tenacia di una nazione capace di superare, nel corso di sessant’anni, le rovinose conseguenze dei due conflitti mondiali e le divisioni imposte dagli accordi di potere internazionale.
Entrare, oggi, nel mondo tedesco impone di rivolgere l’attenzione, al di là della storia ufficiale, alla sua prestigiosa economia globale, al sistema solidale di welfare state ed alla capacità attrattiva della propria organizzazione – stato che la rende uno dei paesi più appetibili per gli investimenti tecnologici e industriali nel panorama mondiale e meta di giovani brillanti in cerca di poter esaltare creatività e spirito di iniziativa.
La riunificazione tedesca avvenne il 3 ottobre1990, quando i territori dell'ex Repubblica Democratica Tedesca ( la DDR ) si costituirono in altrettanti Land (stati federati), accedendo quindi alla Repubblica Federale di Germania.
La caduta del muro di Berlino, simbolo della contrapposizione ideologica tra le due superpotenze allora dominanti - Usa ed Urss -, segnerà la caduta del regime comunista sovietico determinando, insieme al trionfalismo delle politiche americane e del teorema del liberismo economico, il mutamento di vita di molti milioni di tedeschi annessi dal secondo dopoguerra al blocco tedesco.
Dopo le prime elezioni libere nella Germania Est, tenute il 18 marzo1990, i negoziati tra i due Stati culminarono in un Trattato di Unificazione, mentre i negoziati tra le due Germanie e le quattro potenze occupanti produssero il cosiddetto Trattato due più quattro che garantiva la piena indipendenza ad uno stato tedesco riunificato.
Già nel passato Stalin e lo stesso cancelliere Adenauer si erano adoperati per il progetto di una Germania neutrale. In particolare Adenauer profetizzava un ruolo “prematuramente” europeo per la propria nazione, unita ed integrata al blocco occidentale, ma vi fu la netta opposizione del governo di Mosca a questa visione.
Non solo, per oltre un cinquantennio, le due germanie erano risultate politicamente divise e distanti da reciproche relazioni diplomatiche ma, come un cuscinetto tra Est e Ovest, era stato creato un enclave rappresentato da Berlino Ovest, autonomo soggetto politico amministrato attraverso la supervisione delle quattro potenze vincitrici, America, Russia, Inghilterra e Francia.
In questa direzione, attraverserà trionfante il lungo corridoio della storia la prima visita ufficiale a Berlino Ovest nel 1963 del Presidente americano Kennedy che, alle richieste avanzate per una de - militarizzazione della città, risponderà con la frase liberatoria ed ambiziosa, pronunciata in tedesco, “Ich bin ein Berliner”.
Alla metà degli anni ottanta, la prospettiva di una riunificazione della Germania era considerata, sia ad est che ad ovest, una lontana speranza.
I cambiamenti interni all'Unione Sovietica e l'avvento del leader riformista Michail Gorbačëv nel 1985 causò tuttavia un'ondata di riforme che si propagò in tutto il blocco orientale.
Nell'agosto del 1989, l'Ungheria rimosse le restrizioni ai confini con l'Austria e in settembre più di 13.000 tedeschi orientali fuggirono ad ovest attraverso l'Ungheria. I moti di protesta continuarono numerosi segnando il vento del cambiamento di quello storico 1989 sino alle dimissioni del leader tedesco dell'est Erich Honecker e dell’intero governo della Germania dell’est.
Aveva termine un’era rappresentata dal soffocamento del pensiero, della azione e delle libertà individuali e collettive sebbene l’idea del socialismo reale nel mondo altra cosa avrebbe dovuto essere nelle dinamiche astratte delle teorie marxiste.
Uno studio – ricerca condotto agli inizi degli anni ’90 – il terzo simposio europeo sul comportamento suicida e sui fattori di rischio promosso dall' Università di Bologna e dall' Organizzazione Mondiale della Sanità - portò a conoscenza di come la Germania dell’est fosse stato il paese in Europa con più suicidi, anticipata nel mondo dal solo Sri Lanka.
I dati del resto dell' Europa orientale erano rimasti per decenni segreti. Berlino Est è stata una delle capitali del suicidio con 55 cittadini su centomila che ogni anno si toglievano la vita. Un dolore profondo nella coscienza civile tedesca ed un testamento sociale che il mondo non dovrà scordare.
Secondo Freie Universität Berlin i costi della riunificazione sono stati un grosso fardello per l'economia tedesca , stimandosi intorno ai 1.500 miliardi di Euro.
L’elemento di maggiore debolezza fu senza dubbio rappresentato dalla arretratezza tecnologica dell’industria della Germania Est rispetto agli studi scientifici ed alla ricerca condotti nella parte occidentale.
che si concretizzò in un notevole difetto di competitività delle industrie tedesche orientali .
In termini economici lo sforzo di adeguamento intrapreso dal governo di Berlino impone ancora oggi un trasferimento di 100 miliardi di euro ai territori dell'ex-Germania Est con un divario che si stima si stia sempre più assottigliando sino all’azzeramento previsto per il 2019.
La storia della riunificazione non è rappresentata soltanto dai forti rilievi culminati nei trattati internazionali, nei negoziati e nel vento del rinnovamento civile.
Questo percorso è accompagnato anche dalla rivisitazione dello stile di vita di due popoli tenuti divisi per oltre metà secolo e segnati da condotte profondamente differenti e da svariate forme di pregiudizi reciproci.
Fino al 1949 non esistevano sostanziali differenze tra est e ovest, né nella qualità di vita né nella mentalità delle persone. L'origine dei pregiudizi e delle incomprensioni reciproci è sicuramente da ricercare negli oltre quarant'anni di divisione della Germania, anni in cui le due parti si sono allontanate molto l'una dall'altra. I tedeschi dell’Ovest non si erano preoccupati di come avessero vissuto i connazionali della parte orientale e presumevano, per naturale pregiudiziale storica, che sarebbero divenuti identici nella abitudini e negli stili di vita. Non è stato sempre così semplice ed, in parte, non è nemmeno avvenuto totalmente a dimostrazione di come l’identità culturale di un popolo ne simboleggia la propria storia così come il destino futuro soprattutto quando la questione verta sulle inevitabili ferite di un passato pesante ed impossibile da rimuovere attraverso una sorta di “purificazione collettiva imposta”.
Per quelli dell'ovest la riunificazione non aveva cambiato nulla, a parte l'aumento delle tasse per poter finanziare le spese gigantesche della unificazione dei due stati. Per quelli dell'est era cambiato tutto, non solo positivamente.
ll secondo governo Merkel è il governo della Germania, in carica dal 28 ottobre2009, insediatosi a seguito del sostegno garantito da una maggioranza di centro-destra formata, da CDU/CSU - Unione Cristiano Democratica (CDU) ed Unione Cristiano-Sociale in Baviera (CSU) e Partito Liberale (FDP).
La Germania, ormai comunemente definita “locomotiva d'Europa”, è spesso additata da economisti e governanti come esempio di politica economica virtuosa con una crescita del pil superiore al 3% al 2011, la disoccupazione inferiore al 7% - il livello minimo degli ultimi 20 anni – e con un livello delle esportazioni superiore ai mille miliardi di euro, in aumento dell'11,4% rispetto al 2010 e dirette anche verso i paesi emergenti, in particolare verso la Cina.
Il settore economico prevalente è quello dei servizi, comprendente turismo, commercio, banche, assicurazioni, media,che contribuisce a circa il 72% del PIL. Oggi, l'industria produce il 27,1% del prodotto interno lordo; è sufficiente un dato ad esemplificare il potere economico tedesco nel mondo: all'interno delle 500 imprese con maggior fatturato a livello globale, 37 hanno sede in Germania. Le dieci più grandi sono Daimler, Volkswagen, Allianz, Siemens, Deutsche Bank, E.ON, Deutsche Post, Deutsche Telekom, Metro AG e BASF.
La Germania è il terzo Paese al mondo sia per import che per export con un attivo nella bilancia dei conti commerciali con l’estero che si attesta, mediamente, intorno al 6% del Pil a partire dal 2001, fase del riassorbimento economico della negativa congiuntura determinata dalla iniziale gestione dell’operazione di riunificazione nazionale.
Nei bacini della Ruhr e della Saar la presenza di ricchi giacimenti ha permesso di far sorgere negli ultimi due secoli una imponente industria pesante che, accanto a quella dell’eccellenza automobilistica, rappresenta livelli di avanzamento straordinario con le proprie acciaierie, la metallurgia (ferro, acciaio, alluminio ) e le industrie chimiche.
Nel 2013, a giudicare dai numerosi impegni presi, anche i contratti nel campo degli armamenti saranno destinati a impennarsi ulteriormente. La stima è stata fornita dal ministero dell'Economia di Berlino, in risposta a un'interrogazione della Linke, la sinistra radicale tedesca, al Bundestag.
Già solo le forniture verso i Paesi del Golfo - Bahrein, Qatar, Kuwait e Arabia Saudita - nel 2012 sono state triplicate passando a 1.5 mld. di euro. Complessivamente, nell’ anno 2012, l'export tedesco ha segnato un record complessivo di 1.100 miliardi di euro.
Si chiama Hartz IV, e dal 2005, è il cuore del welfare tedesco. Si tratta delle sovvenzioni statali che permettono a un disoccupato di lungo periodo di sopravvivere in Germania, introdotte grazie alle riforme del 2010 volute dal governo rosso – verde.
Oggi in Germania 6,2 milioni di persone percepiscono questo sussidio. Il sussidio di disoccupazione è costituito da un contributo ammontante al 60% ( 67% con figli a carico ) dell’ultima retribuzione netta per un periodo di 12 mesi. Dopo un anno senza lavoro la legge prevede: per un single, 374 euro mensili ed i costi di fitto di un appartamento che in media secondo le statistiche ammontano a 300 euro; per una famiglia, invece, (padre, madre e due figli), il contributo è di 337 euro per ogni adulto e 219 per ogni bambino, più 550 euro per il fitto. Questo sussidio non ha scadenza e prevede una serie di controlli e stimoli per evitare gli abusi.
Germania, paese che guarda al lavoro come forma di manifestazione della libertà individuale ed alla formazione professionale come punta di sviluppo nazionale. Ma i tedeschi, in questi anni, con sguardo lungimirante, hanno saggiamente pensato alla possibilità di garantire un percorso di istruzione, formazione ed inserimento nel mondo del lavoro per i propri giovani come per i ragazzi europei.
Portare, per esempio, i giovani spagnoli in Germania e formarli nel sistema d’istruzione duale tedesco. Il sistema è molto diffuso in Nord-Europa. Questi sarebbero stati recentemente gli estremi di un accordo fissati dopo l’incontro tra la Ministra tedesca del lavoro e degli affari sociali, Ursula Van der Leyen, e il Ministro dell’educazione spagnolo, José Ignacio Wert.
Nella sostanza si tratta di affiancare un insegnamento professionale ad una formazione teorico-culturale grazie ad una sinergia tra scuole e aziende.
Portare i giovani spagnoli in Germania e formarli nel sistema d’istruzione duale tedesco. Il sistema è tipico e molto diffuso in Nord-Europa.
La durata della formazione va dai due ai tre anni e mezzo, periodo nel quale lo studente fra tre o quattro giorni di lavoro la settimana in un’azienda, e uno o due di studio a scuola.
Cinquecentomila aziende, prevalentemente di piccole e medie dimensioni, sono state coinvolte nel modello: queste pagano lo stipendio agli apprendisti e il governo si assume il costo della formazione teorica. Il modello economico e culturale non è solo vantaggioso per i paese che “investe” nella formazione e quello che ne fruisce con il possibile “ritorno in patria” ma è sicuramente esportabile ed estensibile all’area dell’Europa mediterranea, colpita da un forte tasso di disoccupazione giovanile.
Il ministero federale del lavoro e degli affari sociali stanzierà una cifra fino a quaranta milioni di euro all’anno all’interno di un programma dalla durata di due anni. Il programma è stato creato per i giovani tra i diciotto e i trentacinque anni di altre nazioni europee. Scopo principale, quello di formare nuove professionalità per sopperire alla mancanza di manodopera interna ( sic ! ) e facilitare il riassorbimento futuro nelle nazioni di origine.
Notevoli, poi, sono le iniziative sorte tra gli imprenditori tedeschi per lo sviluppo tecnologico delle proprie aziende: silicon allee (“allee”: parola tedesca che significa “viale”) ha lo scopo di unire gli imprenditori con idee di successo al fine di favorire la nascita di startup in grado di offrire servizi innovativi.
Berlino, città moderna, aperta alla cultura, al progresso, attenta alle idee dei giovani che qui decidono di stabilirsi per iniziare nuovi percorsi di studio e di lavoro. Berlino città startup per la sua natura difficilmente definibile ed in continua evoluzione. Negli ultimi anni Berlino si è sviluppata rapidamente ed è il luogo ideale per aziende internazionali in rapida crescita. Molte nuove aziende innovative e di successo hanno avviato qui il proprio business.
Per esempio Daily deals e la piattaforma Groupon, che segnala coupon per offerte in diversi settori, ha scelto Berlino come headquarter internazionale, Wunderlist, applicazione per mobile e desktop e Wooga, produttore di giochi on line per citare solo alcuni esempi.
Nel 2011 investitori con un capitale complessivo pari a 10 miliardi di euro si sono incontrati a Berlino per il Tech tour 2011.
Berlino è un vero scenario per uno stile di vita multiculturale. Più del 25% della popolazione di Berlino ha origini etniche non germaniche e questo rende la metropoli una casa per una popolazione che proviene da 195 diversi Paesi. La comunità più grande presente a Berlino è quella turca.
I costi degli affitti relativamente bassi rispetto alla media delle capitali europee servono da facilitatore per chi decide di iniziare una avventura nella capitale tedesca e trasferirsi successivamente a vivere.
Dalla tradizione al progresso, dalla sviluppo culturale a quello industriale, la Germania guarda al futuro disegnando una strada che dovrà essere comune per tutta l’Europa ponendo al centro del proprio progetto la formazione dei giovani. Se alle nuove generazioni si darà una chance, anche gli stati potranno beneficiare di un vero e prolungato periodo di progresso e benessere. La Germania, oggi, ha senza dubbio vinto la propria scommessa con la storia e le restrizioni da essa imposte.
Cristian Curella