Magazine Cultura
Si è svolto Domenica 27 Marzo l'ottavo appuntamento con la rassegna culturale "Viaggio nella Storia", giunta alla 3° edizione. Il gruppo si è riunito alle 10.30 a Paulilatino per visitare il villaggio nuragico di Santa Cristina. Il sito è stato presentato dalla guida locale che ha raccontato la storia del santuario e ha condotto i partecipanti lungo i sentieri che portano al nuraghe Santa Cristina, alle capanne ancora integre accanto al nuraghe e a uno dei monumenti più conosciuti del mondo preistorico: il pozzo sacro di Santa Cristina, perfettamente conservato e realizzato in blocchi di pietra finemente lavorata. Vicino al tempio a pozzo si trovano i resti del Villaggio Santuario, con la capanna delle riunioni dove il gruppo è stato accolto dal bancone in pietra disposto lungo il perimetro interno della struttura nuragica.
All'interno della capanna si è svolto il convegno sul cambiamento sociale avvenuto intorno al X a.C., quando l'aristocrazia si impose al governo dei villaggi e le maestose strutture architettoniche non vennero più costruite. I principali nuraghe furono trasformati in templi, e le grandi rotonde delle riunioni caratterizzarono i villaggi, mostrando l'esigenza di un luogo di incontro fra genti che fecero del commercio e degli scambi il nuovo modo di vivere. Inizia un periodo in cui si nota la "miniaturizzazione" delle torri nuragiche, che ora vengono sistemate all'interno delle capanne delle assemblee. La nuova società darà vita all'epoca della grande statuaria in pietra a Monte Prama e dei bronzetti che possiamo ancora ammirare nei musei.
La pausa pranzo si è svolta all'interno del parco archeologico, con i convenuti che hanno vissuto un momento di socializzazione scambiando le specialità della cucina domestica: panini, frittate, vino, dolci, caffè e acquavite hanno allietato il gruppo.
Nel pomeriggio la carovana di auto si è avviata verso il Santuario di Sedilo, dove il 6 e 7 Luglio di ogni anno si svolge "l'Ardia", una corsa sfrenata a cavallo fatta in onore di San Costantino, per ricordare la battaglia di Ponte Milvio tra Costantino e Massenzio. È guidata da un capocorsa, un alfiere detto "sa prima pandela", seguito da altri due cavalieri, "sa secunda" e "sa terza", e da tre scorte che rappresentano Costantino e il suo esercito. Vi partecipano circa 100 cavalieri che, invece, rappresentano i pagani guidati da Massenzio.
Oltre alla funzione di guida della corsa, l'alfiere gode di alcune prerogative che gli assicurano il vantaggio iniziale: è lui, infatti, a condurre i cavalieri su una collina vicino al paese, ed è lui a decidere in qualsiasi momento, e senza preavviso, la partenza della corsa, che si svolge in discesa lungo un ripido pendio e ad alta velocità.
Arrivati al santuario di S. Costantino, i cavalieri fanno alcuni giri intorno all'edificio facendosi il segno della croce ad ogni passaggio davanti alla porta principale. Poi continuano, in discesa fino a raggiungere un muretto in pietra sormontato da una croce, detto "sa muredda", intorno al quale i cavalieri compiono altri giri per ritornare, a galoppo sfrenato, alla chiesa.
Terminata la visita i partecipanti si sono recati a Ghilarza, per una visita guidata al nuraghe Orgono, un singolare monumento che con lo sviluppo delle sue strutture racconta l’evoluzione dell’architettura nuragica: dal nuraghe arcaico con camera allungata a forma di barca rovesciata alla torre troncoconica con camera circolare a falsa cupola. I lavori di consolidamento e scavo finora eseguiti hanno consentito il recupero almeno parziale del monumento, già gravemente dissestato e pericolante. Oltre ai segni dei diversi momenti di ristrutturazione, anche i depositi stratificati delle due camere raccontano le vicende di utilizzo del monumento dall’età nuragica alla tarda età romana.
Alle 17 il gruppo ha proseguito il viaggio giungendo ad Abbasanta, per la visita guidata al nuraghe Losa. Il complesso nuragico, interamente costruito con grossi blocchi di basalto, è formato dal grande nuraghe trilobato, da un antemurale e da un'ulteriore cinta muraria che racchiude l'intero complesso e al cui interno si trovano anche i resti dell'ampio villaggio.
Il nuraghe, risalente al XV a.C. si compone di una torre principale e di altre tre torri, realizzate in una seconda fase, unite tra loro dalla muratura esterna che fascia l'intera costruzione. L'ingresso principale è situato sul lato sud e dà accesso, tramite un corridoio rettilineo, alla torre centrale, della quale è attualmente visitabile anche il piano superiore, collegato con quello sottostante tramite una scala ricavata nello spessore murario. Lo stesso corridoio permette di accedere anche alle due torri laterali mentre la torre posteriore è accessibile da un ingresso secondario situato a nord est. L'intero edificio, originariamente più alto, oggi conserva un altezza di circa 13 metri. Una particolarità del nuraghe Losa è l'assenza di un cortile interno.
Davanti all'ingresso principale si trova una grande capanna circolare, con due ingressi e varie nicchie, che per la tipologia e la posizione si può considerare una capanna delle riunioni, elemento ricorrente nei grandi complessi nuragici. Il nuraghe sui lati nord e nordest è racchiuso da un antemurale provvisto di due torri che presentano aperture verticali nelle pareti.
Intorno a tutto il complesso si estende una seconda cinta di mura di forma ovale (che misura circa m.300x200), lungo la quale si possono vedere i resti di tre torri che hanno un ingresso esterno ed uno interno alle mura. All'interno di quest'ultima cinta di mura ci sono i resti di un grande villaggio nuragico formato da capanne circolari, costruito successivamente al nuraghe e abitato fino al VII secolo a.C. Dopo un abbandono di diversi secoli, l'insediamento fu rioccupato in età punica (IV a.C.) e riabitato ininterrottamente anche fino al VII d.C. Un'altra testimonianza della frequentazione in età romana è data dalla presenza di urne cinerarie di età imperiale, scavate nella roccia basaltica e attualmente visibili nei pressi dell'igresso dell'area archeologica.
Prossimo appuntamento il 10 Aprile a Serri, al Santuario nuragico di Santa Vittoria, quando sarà relatrice Angela Demontis che presenterà "Il popolo di bronzo", una possibile ricostruzione di armi, abiti, accessori e utensili nuragici, realizzati con i materiali e antiche tecniche di lavorazione, basata sulla rigorosa osservazione dei bronzetti. L’uso di tali materiali in epoca antica è avvalorato da citazioni storiche che ne testimoniano l’impiego. Proprio lo studio del piccolo “esercito” di bronzo ci fa vedere come dovevano essere abbigliate le persone in epoca nuragica, come una sorta di scatti fotografici dell’epoca. Attraverso un’attenta analisi delle statuette di bronzo si acquisiscono informazioni sul gusto estetico, sull’articolazione sociale e sui mestieri di una società che veniva a contatto con diversi popoli dell’area mediterranea e che da questi contatti e confronti culturali acquistava e proponeva a sua volta stimoli importanti per la crescita e lo sviluppo delle diverse etnie.
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