Viaggio sola
di Maria Sole Tognazzi
con Margherita Buy, Stefano Accorsi, Fabrizia Sacchi
Italia, 2013
durata, 85'
Il terzo film di Maria Sole Tognazzi conferma nel bene e nel male le peculiarità di un'artista alla quale, di certo, non fa difetto il carisma. Figlia di cotanto padre, fattore che dal punto di vista psicologico comporta sempre un dazio da pagare, la Tognazzi nel corso della carriera ha saputo conquistarsi la stima di talentuosi colleghi, generosamente presenti sui set dei suoi film ed anche in questa caso della partita, sia dal punto di vista artistico, con nomi di punta come Margherita Buy e Stefano Accorsi, per non parlare di comprimari del calibro di Lesley Manville (quasi sempre presente nel cinema più recente di Mike Leigh), che tecnico, con Arnaldo Catinari, alla sua seconda collaborazione con la Tognazzi dopo "L'uomo che ama" (2008), qui puntuale nel tratteggiare con luci morbide e sfumature d'orate la vita da "sogno" della nostra protagonista. Tutti a disposizione di un soggetto che neanche tanto sommessamente ed in modo originale per le peculiarità che abbiamo cercato di spiegare, andava ad esplorare un tipo umano, Irene, volutamente fuori dal coro, ed una condizione, quella di single, felicemente alternativa alla normale convivenza; una vicenda lontana dal punto di vista cinematografico dall'amarezza di fondo di due possibili punti di riferimento del film come "Turista per caso" (Accidental Tourist,1988) di Lawrence Kasdan, e "Tra le nuvole" (2009) di Jason Reitman. Ed è proprio la ricerca del tono giusto, mai urlato e privo di scene madri, e l'intercambiabilità tra il realismo dei sentimenti e il pittoresco della "fabula" a rendere interessante, almeno nella prima parte, "Viaggio sola". Purtroppo però, e qui vengono a galla i difetti di sempre, quando si tratta di sviluppare premesse così ben delineate, dando corpo ed anche forma alla progressione emozionale della protagonista, il film inizia a perdere peso. Invece di dare sostanza ai suoi personaggi, Maria Sole Tognazzi sembra svuotarli a favore di un "decor" estetico e visuale che privilegia gli interni lussuosamente arredati delle strutture alberghiere in cui si svolge buona parte del film, e le vedute dei paesaggio, naturale ed urbano, di cui le immagini si lasciano sopraffare. Altrettanto evidente risulta l'empasse narrativo di una vicenda che prima di arrivare al frettoloso lieto fine, e dopo aver perso per strada il personaggio di Andrea inizialmente co protagonista della vicenda e poi dimenticato sul più bello, sembra quasi fermarsi, irretita dagli inserti da "touring club" che ci ragguagliano sulla vita da globetrotter della protagonista. Una sorpresa in negativo che spegne gli entusiasmi e lascia con l'amaro in bocca per le aspettative create dalla folgorante partenza, rimandando spettatori e regista alla prossima occasione. Per Margherita Buy (Irene) in versione Amelie Poulain il plauso di un' interpretazione giocata sulle ali di una leggerezza finalmente depurata dagli eccessi nevrotici.
(pubblicata su ondacinema.it)