“Il Muro del Canto è una voce senza tempo, una voce di popolo, è l’inno alla terra, è il disincanto e la serenata. E’ un canto accorato di lavoro, è la ninna nanna antica. Il Muro del Canto è un progetto musicale che commuove, risveglia e infuoca gli animi, che fa piangere, sorridere e danzare”.
The Freak intervista Il Muro del Canto: Daniele Coccia – voce; Alessandro Pieravanti – timpano, rullante e racconti; Ludovico Lamarra – basso; Eric Caldironi- chitarra acustica; Giancarlo Barbati – chitarra elettrica e cori; Alessandro Marinelli – fisarmonica; Carlo Roberti – management.
Il Muro del Canto. Come nasce questo nome?
L’idea nasce principalmente dall’assonanza che c’è con “Il muro del pianto” e quindi tra la parola “pianto” e “canto”, dunque un’idea legata alla canzone, e anche alla gioia del canto che va in contrapposizione al pianto. Il muro è qualcosa di unito composto da tanti elementi ed ogni elemento prefigura le diverse esperienze messe insieme che poi si presenta come un qualcosa di molto compatto, di solido. A noi piace l’idea di porci sul palco tutti di fila.
Voi vi proponete come portavoce di un sentimento di protesta, una voce di strada che parla di questo mondo e ne coglie le bellezze che però ha dentro di sé sofferenza e miseria, delineate un mondo in decadenza. Vorrei approfondire questo punto che in qualche modo identifica il sound e il significato dei testi delle vostre canzoni.
C’è una cosa che unisce il sentimento del popolo di un tempo con quello di adesso. Questo sentimento si manifesta dicendo: “le cose non vanno molto bene, facciamoci sentire”. Da questa protesta traiamo innanzitutto uno spunto per unirci tramite il canto. Il canto popolare è un canto corale, ha un valore sociale molto importante. Con le tematiche che trattiamo cerchiamo di aggregare le persone in un canto che cerca di interpretare questo sentimento.
Queste tematiche dunque si possono ritrovare anche nelle vostro sound, dove mettete insieme sonorità popolari del centro Italia e richiami esplicitamente rock degli ultimi anni, o mi sbaglio?
Sì, questo perché vogliamo attualizzare i linguaggi di adesso con quelli che sono discorsi che hanno delle radici lontane ma che sono ancora validi oggi. Poi noi siamo tutti rocchettari e quindi avendo quest’estrazione anche se proviamo a fare musica popolare, folkloristica, non riusciamo a distaccarci dai distorsori o da delle voci un po’ più graffianti. Questi “demoni” continuiamo a portarceli dietro.
Diciamo che è una contraddizione che vi contraddistingue.
In realtà quando unisci delle cose non sei mai in contraddizione. Per avere un senso stilistico nella tua proposta si cerca il meno possibile di imitare, bisogna trovare un proprio mix particolare, un incrocio tra le cose… Il nostro è questo qui.
Nel 2012 avete pubblicato il vostro primo album ufficiale, “L’Ammazzasette” il quale ha avuto un abbondante successo. Parla di questo monto di strada di cui prima abbiamo parlato, questa giostra decadente… Ve lo aspettavate questo successo? Cos’ha cambiato nella vostra vita l’allargarsi del pubblico rispetto a quando avevate appena iniziato e stavate in sala prove a costruire il vostro progetto?
In sala prove ci stiamo ancora come ci stanno ancora quelli molto più grandi di noi. Per il resto cambia molto. Prima la tua musica era ascoltata solo dai tuoi amici mentre adesso è ascoltata da un gruppo di persone più allargato, quindi adesso hai la responsabilità che quando scrivi o quando dici qualcosa c’è tanta gente che ti ascolta. Forse quello che è cambiato è che adesso abbiamo una consapevolezza di quello che proviamo a dire e a fare maggiore, perché abbiamo più responsabilità rispetto a prima. Comunque di strada c’è n’è ancora tanta da fare, non siamo una band che riempie il palazzetto dello sport. Però è vero che il nostro cd ce l’hanno in tanti e ai concerti viene molta gente e ci fa molto piacere. L’approccio alla musica è rimasto lo stesso.
Avete dunque un pubblico che non dovete deludere e dovete dimostrargli di rimanere sempre voi stessi ma allo stesso tempo cambiare ed evolvervi.
Oltre a ciò, che lo fai più per coerenza nei confronti di te stesso che per la gente, quando tu mandi un messaggio o dici una cosa o tratti un tema, che sia delicato o no, che sia personale o no, che sia intimo o non comunque tu lo stai dicendo a tante persone ed ognuno lo vive a modo suo. Noi trattiamo spesso temi abbastanza delicati, per esempio, nel terzo disco parleremo dei ragazzi morti dopo essere stati arrestati, e dovremmo stare attenti e trattarla la tematica in una certa maniera. La differenza è questa qui: finché tu scrivi delle cose che senti solo te puoi dire quello che ti pare, se hai molta gente che ti ascolta e ti segue devi avere molta più consapevolezza di quello che vai dicendo.
Parlando invece del live. Nella vostra biografia ho letto che per voi è molto importante creare una dimensione particolare durante i concerti e intervallate le canzoni con delle parti narrate. Mi parlate di queste parti narrate?
Gli aspetti recitati sono nati all’inizio un po’ per caso, durante il primo concerto del Muro del Canto. Dopo abbiamo visto che l’unione di due scritture diverse, quella di Daniele per le canzoni e quella mia per i racconti (Alessandro), avevano un filo conduttore, creavano un retroscena di un certo tipo. Siamo riusciti a fondere le due cose e riportiamo dal vivo, e nei dischi, tutto questo. Sicuramente spezzano il ritmo del concerto queste parti narrate, però aiuta lo spettatore a calarsi in una dimensione narrativa che caratterizza i nostri live. Fondamentalmente anche le canzoni di Daniele procedono per immagini e hanno in parte un carattere narrativo. Forse lo stacco non è così forte come può sembrare sulla carta.
E’ anche da questo che è nato il vostro progetto cinemusicale dove raccontate in dei videoclip queste storie?
Questo progetto parallelo è nato dalla collaborazione con Carlo Roberti, un nostro amico, regista per il Solobuio, con cui abbiamo concepito questo percorso di storie narrate sopra le canzoni con dei video.
A cura di Eleonora Vasques.
SITO WEB: http://www.ilmurodelcanto.com/
PAGINA FACEBOOK: https://www.facebook.com/ilmurodelcanto?fref=ts