Magazine Viaggi

viaggioafrica/3

Creato il 05 aprile 2011 da Angel

Sento,per i corridoi, voci frenetiche che si rincorrono. Sono ancora a letto con la febbre che mi fa delirare. Percepisco suoni ovattati. Il sudore solca la mia fronte. Ieri notte, nei pochi momenti in cui la febbre mi ha dato una tregua, molti hanno abbandonato questo posto. Non li ho più rivisti. Con loro ho condiviso le attese del viaggio, le violenze dei predoni. Ora sono solo ombre nella mia esistenza. Fuori è primavera. Oggi è una bella giornata di sole. Le onde vigorose del mare sono il mio unico contatto con la vita. Tento di aggrapparmi in ogni modo agli ultimi respiri. Labili confini che mi separano dalla morte. Molta della mia gente è qui in attesa. Chi non è a letto, perchè risparmiato dalla febbre o dalle infezioni,è controllato a vista dalle forze dell’ ordine. La nostra comunità è isolata dallo “spazio” normale degli “altri”. Nessuno di noi si è lavato. Poche sono le docce. E l’ acqua calda subito si esaurisce prima che ognuno di noi posso espletare un benchè minimo di igiene personale. La notte fa freddo per il solito grecale tardo primaverile che spira in questa terra. Le caldaie sono quasi assenti. A volte con gli occhi gonfi di febbre mi chiedo se valeva davvero la pena venire a morire in questa terra. E penso alla mia casa, alle mie due figlie, ai palmeti, al deserto. Rivedrò un giorno tutto questo?
Piango la notte. I brividi di freddo mi attraversano il corpo come scosse elettriche. Dopo dieci giorni di febbre, ho abbandonato il campo che mi ospitava dal mio arrivo. Sono stato trasferito in un altro campo di accoglienza. Soliti medici, le solite cure, gli sguardi assenti, il tanfo di alcool e siringhe, la ressa dei malati che chiedono cure.
Un mese dopo la permanenza nel nuovo campo, sono riuscito ad eludere la sorveglianza e a scappare. La febbre mi ha ridotto una larva. Vesto di stracci. Non so dove mi portano le mie forze. Prego Allah che mi assista. Quando cala la sera ho paura. Sono solo. In una terra straniera. Con le autorità che mi braccano. In più, credo di essermi allontanato di molto dal mare, unico mio punto di riferimento. Stringo fra le mani una foto delle mie bambine e di mia moglie. Sorridono.” 
Il corpo di Aziz Souleymani, immigrato tunisino, è stato rinvenuto in un canale di un paesino del centro Italia. Morto di stenti. La polizia era sulle sue tracce. Stringeva tra le mani una foto logora. Nessun documento. Tracce di febbre tifoidea. Nella tasca della giacca un dattero rinsecchito.
<fine>

Aziz Souleymani è un personaggio inventato. Ma è incredibilmente reale. Reale come tutti coloro che affidano tutta la loro vita ad un viaggio in mare. Un viaggio verso una tanto agognata vita.



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine