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#viajosola, per capire i rischi di chi viaggia da sola

Creato il 14 marzo 2016 da Dfalcicchio

#viajosola

Roma, dal corrispondente

Sono giorni che si discute dell’hashtag #viajosola nato dal post di una ragazza paraguayana che, dopo aver letto della triste vicenda di due coetanee argentine assassinate in Ecuador nel mese di febbraio durante un viaggio in solitaria, ha deciso di rispondere ai tanti commenti piovuti sulla vicenda. Scrivendo in prima persona come se a parlare fosse una delle due ragazze, attacca l’assunto dilagante per cui una ragazza che decida di mettersi in viaggio da sola, implicitamente, faciliti il lavoro di un qualsiasi pazzo omicida. Nulla di più sbagliato in termini assoluti e logici, ma purtroppo non del tutto infondato alla luce delle statistiche.

Iniziamo col dire che per quanto riguarda i dati, asettici e poco romantici, i numeri danno ragione a chi, volendo estremizzare per rendere plastico il dato, metta in conto di poter rischiare la vita imbarcandosi in un viaggio del genere. Non stiamo dando un giudizio, sia chiaro. Ma approcciare ad una discussione del genere senza voler essere falsamente buonisti, significa procedere per cifre e non per hashtag.

Il Sud America risulta l’area più violenta del mondo. L’Ecuador non figura tra le mete maggiormente rappresentative in questa macabra classifica e difatti non compare nelle prime venti posizioni, ma i paesi latino americani doppiano (13) la presenza africana (7). Da questi dati vengono tenute fuori guerre e terrorismo. SI parla di omicidi a seguito di questioni personali. L’Honduras, volendo contare ogni tipo di delitto compiuto sul suolo nazionale, sarebbe comunque sopra l’Afghanistan.

Quest’ultimo dato risulta emblematico perché molto probabilmente, nell’immaginario collettivo, a nessuno verrebbe in mente di fare un giro zaino in spalla per ammirare le indubbie bellezze afghane, ma a molti stuzzica l’idea di fare un viaggio on the road per le strade sterrate di un qualsiasi paradiso centroamericano.

A quanto finora detto, poi, va aggiunto l’aspetto più delicato della questione: le due vittime erano di sesso femminile. In molti, difatti, hanno puntato il dito su questo particolare per riversare parte della responsabilità sulle stesse due argentine e sulle relative famiglie, ree di aver pensato il viaggio le prime e di averlo permesso le seconde. E proprio in risposta a questo tipo di attacco è nato il post da cui siamo partiti. Nessun giudizio anche qui, perché assolutamente fuori luogo, ma come sopra procediamo per dati oggettivi. Due ragazze devono potersi sentire libere di girare senza accompagnatore e non per questo rischiare di essere molestate? Ovvio che sì, troppo facile.

Ma scorrendo qualche ricerca, viene fuori che sempre il mondo latino americano è ancora il titolare di un altro triste primato: area geografica con il più alto tasso al mondo di crimini contro le donne. E sotto questa dicitura passa davvero di tutto: dal “semplice” crimine domestico al traffico di organi, passando per il mercato della prostituzione fino alla violenza con ogni tipo di declinazione che il termine può assumere.

Il problema è conosciuto e abbastanza pubblicizzato nel dibattito interno, ma per il momento tutto ciò non ha limitato la diffusione di un atteggiamento maschilista al quale corrisponde molto spesso un’impunità che brucia più della violenza stessa. In pratica: a parole si combatte un reato ma nei fatti non è stato messo in piedi un sistema che protegga le donne vittime di abusi e che le metta al riparo da ripercussioni a seguito di eventuali denunce, né sono state inasprite le pene per contrastare un fenomeno conosciuto e ampiamente diffuso.

Ora, detto questo, è giusto affermare che parlare di leggerezza corrisponda ad infangare la memoria delle due ragazze? Nessuno credo intenda minimamente mettere in discussione l’amore della famiglia o l’assoluta libertà di chiunque voglia cominciare un viaggio in solitaria, uomo o donna che sia. Ma prendere in considerazione i rischi ed imparare anche dagli errori degli altri, molte volte è il modo doloroso attraverso cui costruire una società più attenta e responsabile.

Luca Arleo


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