Agugliana (AN), Country da Lino.
La nuova edizione del doppio festival Vibes From The Hill/Puzzolana prometteva, al solito, ottima musica e divertimento a non finire, vuoi per un cartellone particolarmente eterogeneo e ricco di nomi oltremodo interessanti, vuoi per l’atmosfera particolare e rilassata che da sempre l’evento ha saputo imporre come sua firma e tratto dominante. L’unica cosa che avrebbe potuto fermare la “gioiosa macchina da guerra” era purtroppo anche l’unica per cui non era stata prevista un’adeguata soluzione: una pioggia copiosa (e intermittente) che ha bersagliato la location a cominciare dal tardo pomeriggio per protrarsi fino a tarda notte, quando organizzatori, artisti e coraggiosi presenti hanno dovuto alzare bandiera bianca. Di sicuro, per le prossime edizioni sarà opportuno studiare un’alternativa funzionale per evitare di inciampare nello stesso errore, ma va anche detto a difesa dei ragazzi che finora mai si era assistito ad un’estate tanto ricca di rovesci e mutamenti improvvisi. Ciò che conta e rimane nella memoria è, comunque e al netto di ogni retorica, la passione dimostrata dai presenti, tutti in qualche modo impegnati a salvare quanto era possibile, tra fango, scrosci improvvisi di pioggia e difficoltà logistiche, a partire dai musicisti, che hanno fatto del loro meglio per garantire agli – ovviamente – scarsi presenti la maggiore quantità di musica possibile, ai ragazzi dell’organizzazione, ai volontari del bar, al dj Enea chiamato a sonorizzare i cambi di palco, a chi ha montato e rimontato amplificazione e strumenti, a chi, infine, ha consumato il credito dei telefonini per chiamare quanti più amici e conoscenti una volta che si è deciso di partire a dispetto del clima avverso.
Alla fine c’è stata anche la musica, almeno una parte di quella prevista e a tardissima ora, suonata in condizioni di disagio e di assoluta precarietà, ma anche con una grinta e una dedizione fuori dal comune, quasi a voler ripagare uno ad uno tutti coloro che piano piano sono cominciati ad arrivare incuranti del fango e della continua minaccia di interruzioni. Carichi a molla i Germanotta Youth, che non hanno perso l’occasione per scambiare battute con i presenti e ironizzare sulle condizioni climatiche, ma anche sulla loro musica, in realtà ben poco risibile e piuttosto impressionante. Incredibili per precisione e perizia tecnica nel dominare un caos a cavallo tra grind e break-core, per non citare le molte altre cose che finiscono stritolate nel mezzo, aprono le ostilità con la spinta giusta e segnano il primo goal contro la pioggia. Per ovvi motivi di tempo, i due palchi sono stati ridotti a uno, così da alternare in velocità progetti appartenenti ad entrambi i festival gemelli, per cui gli Aspec(t) prendono posto e apparecchiano la loro tavola sonora proprio di fronte al palco principale, con tanto di registratori e strane evoluzioni di nastri magnetici intorno all’asta del microfono, percussioni preparate, altoparlanti e quanto altro serva loro per introdurre un universo di suoni dissezionati e resi irriconoscibili, ma non per questo incapaci di seguire una loro peculiare e, a tratti, raccapricciante idea di bellezza. Decisamente da rivedere in una situazione meno concitata. Altro veloce cambio di palco e tocca alle Agatha rispondere ai tuoni con la potenza della distorsione, grazie a un set asciutto e tirato, in cui il duo snocciola con disinvoltura (e qualche inconveniente tecnico dovuto alle condizioni non proprio idilliache) alcuni dei suoi colpi più letali. Il pubblico reagisce come da copione, le teste ciondolano e i corpi si muovono all’unisono con i suoni profondi e ricchi di groove che arrivano dal palco. Nulla da eccepire, confermano l’ottima impressione offerta nelle altre occasioni e dimostrano di avere carattere da vendere, anche nella scelta di non abusare del tempo a disposizione per lasciar suonare quanti più gruppi possibile. Altro cambio tra Vibes e Puzzolana, con l’arrivo di Flavio Scutti e la sua elettronica ricca di rimandi e fascinazioni oniriche cui, probabilmente, avrebbero giovato non poco le visuals che da sempre costituiscono gran parte dell’universo di riferimento dell’artista (non a caso, appassionato di computer grafica sin da adolescente e attivo come video maker). Il set si dimostra, comunque, interessante e in grado di catturare l’attenzione, anche se le prime avvisaglie di un nuovo peggioramento climatico cominciano a rendere irrequieti gli sguardi dei presenti. Proprio quando i The Days Are Blood hanno terminato di montare tutto e stanno per iniziare, la pioggia comincia a cadere con forza e in brevissimo tempo manda all’aria le ultime speranze di continuare il festival. Peccato, perché la voglia e la buona musica non mancavano davvero, ciò che mancava era purtroppo una sede al chiuso come alternativa. Il prossimo anno toccherà assolutamente pensarci. Molti altri festival avrebbero dato forfait, il Vibes/Puzzolana no e forse proprio questo misto di determinazione e puro spirito diy lo rendono un evento a sé nel panorama attuale. Al prossimo anno.
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