Da quel Veneto spesso ostile ai meridionali, si alza una voce di civiltà ed esempio per l'Italia intera e per gli alfieri della retorica risorgimentale, centocinquant’anni dopo, il nome di Pontelandolfo verrà issato sulla targa di una strada a Borgo Berga, davanti al nuovo tribunale.In memoria delle vittime innocenti dei macellai che diedero fuoco ad un intero paese uccidendo donne e bambini.
Complimenti al sindaco ed alla giunta tutta.
Da il Giornale di Vicenza a firma di Gian Marco Mancassola:
Centocinquant’anni dopo, il nome di Pontelandolfo verrà issato sulla targa di una strada a Borgo Berga, davanti al nuovo tribunale.
Un risarcimento postumo per l’oblio e le omissioni che inflitte dal Risorgimento ai giorni nostri al Comune beneventano, duemila anime tra le gobbe dell’Apennino campano. Il sindaco Achille Variati l’aveva promesso un anno fa, quando prese parte alla cerimonia di riconciliazione celebrata da Giuliano Amato, all’epoca presidente del Comitato dei garanti per i 150 anni dell’Unità.
Portando a Pontelandolfo un messaggio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, Amato e Variati chiesero per la prima volta scusa a nome dell’Italia e di Vicenza, grande e piccola patria del colonnello Pier Eleonoro Negri, protagonista di una delle pagine più tragiche del Risorgimento, alla guida dei bersaglieri autori di una brutale rappresaglia tra la popolazione.
L’ECCIDIO. Il sangue versato quel 14 agosto 1861 è narrato in una canzone degli Stormy Six, rock band italiana che nel 1972 diedero alle stampe “L’Unità”, concept album che rilegge il processo di unificazione. «Arrivano all'alba i bersaglieri-cantano in “Pontelandolfo” - e le case sono tutte incendiate, le dispense saccheggiate, le donne violentate, le porte della chiesa strappate, bruciate».
Quel giorno, per vendicare l’uccisione di un ufficiale, 40 soldati e 4 carabinieri ordita da un manipolo di briganti, il generale del neonato regno d’Italia Enrico Cialdini ordinò una rappresaglia affidata al colonnello Pier Eleonoro Negri, rampollo di una famiglia patrizia vicentina. Negri si pose allaguida di cinquecento bersaglieri, che misero a ferro e fuoco il paese.
Fu un massacro. Le vittime furono 440, dimenticate dalle pagine della storia di una nazione in fasce. «Pontelandolfo la campana suona per te - il ritornello degliStormySix- per tutta la tua gente, per i vivi e gliammazzati, per le donne ed i soldati, per l'Italia e per il re».
LE SCUSE.A lungo amministratori e comitati beneventani si sono battuti per ottenere una corretta collocazione nella storiografia, dopo aver vestito gli scomodi panni del “paese dei briganti”. A Vicenza sono stati spesso rimproverati i simboli dedicati al colonnello Negri, medaglia d’oro al valor militare, a cui è dedicata una via nel quartiere dei Ferrovieri, una scuola elementare a Campedello e una lapide alle spalle della Procura.In città ha sostenuto con passione le tesi campane Luciano Disconzi, insegnante vicentino sposato con una beneventana. Il 14 agosto 2011, nel pieno delle celebrazioni collegate al centocinquantenario, lo Stato e Vicenza porsero per la prima volta le scuse a Pontelandolfo, in una commovente cerimonia della riconciliazione. Da quel palcoil sindaco Variatiannunciò l’intenzione di intitolare una via a quel piccolo centro arroccato intorno a un’antica torre a una manciata di chilometri da Benevento.
LA DECISIONE. Dello storico battesimo si è discusso ieri mattina in giunta. Alla pratica sta lavorando la commissione toponomastica presieduta dal vice sindaco Alessandra Moretti. Una prima ipotesi, che prospettava l’intitolazione nella zona diPolegge, è stata scartata da Variati, che preferisce che l’omaggio vada in scena in una zona come Borgo Berga,dove sta nascendo un imponente quartiere intorno al nuovo palazzo di giustizia.«Abbiamo individuato uno slargo all’ex Cotorossi-conferma Variati- ora la proposta sarà esaminata dalla commissione. È un gesto dall’alto valore simbolico, che chiude una volta per tutte questa vicenda. Lo avevo promesso un anno fa e credo che anche a Pontelandolfo nascerà una via intitolata a Vicenza ». Più che di risarcimento, Variati preferisce parlare di mano tesa a una comunità vittima: «È una città martire del Risorgimento. Per molti anni ha subito un’enorme ingiustizia, spesso associata ai briganti. Un anno fa ci furono le scuse ufficiali, oggi si completa quel percorso di riconciliazione».