(di Claudio Accogli)
La Libia nata ieri a Skhirat "è pronta a fare grandi cose con l'Italia", e da oggi, nel day after della "storica" giornata in Marocco, "solo il nuovo governo ha una legittimità".
A parlare, in una intervista con l'ANSA, è Ahmed Maiteeq, uno dei vicepremier del nuovo esecutivo. "L'Italia è un Paese amico, il Mediterraneo ci unisce e non ci divide", è "il nostro primo partner, abbiamo tanti progetti", e una collaborazione "che sarà molto più grande", sottolinea Maiteeq: "Possiamo fare tante cose e dare un grande esempio di collaborazione". Intanto, da Bruxelles, il presidente del Consiglio Matteo Renzi, definendo l'accordo "un primo passo in avanti", ha ribadito che l'Italia "è pronta a fare la propria parte, anche di guida", se sarà necessario.
Originario di Misurata, Maiteeq è l'ultimo premier ad essere stato nominato prima del conflitto, politico e militare, scoppiato tra Tripoli e Tobruk. Destituito da un controverso parere della Corte Suprema libica nel maggio del 2014, venne sostituito da Abdullah al Thani, una designazione che è sfociata nell'estate dello stesso anno nel 'reinsediamento' del Congresso di Tripoli e l'inizio dello scontro con il Parlamento di Tobruk.
"Gli uffici di Tripoli (il Congresso nazionale, Gnc) e Beida (sede del governo e del Parlamento di Tobruk) non hanno più legittimità. L'unico ad averla sarà il nuovo governo. Questo è chiaro a tutti i libici", incalza Maiteeq, forte del sostegno internazionale all'intesa siglata a Skhirata, ancorata agli "impegni solenni" dei Paesi della Conferenza di Roma e del documento che lancia un monito chiaro: la comunità internazionale "interromperà ogni contatto con chi dice di far parte di istituzioni che non rientrano" nell'accordo proposto dall'Onu. Si prevede che la prossima riunione del Consiglio di sicurezza Onu, che potrebbe tenersi già il 21, dia ancora maggior forza a questo sostegno, riconoscendo la piena legittimità del governo nato a Skhirat, a scapito del governo di Tobruk e delle fazioni di Tripoli ostili all'intesa. "I capisaldi della nostra azione, per quanto mi riguarda, devono essere incentrati sull'unità, la lotta all'Isis e la rappresentatività delle nostre istituzioni - sottolinea il vicepremier -. Quello che serve al popolo libico è una rivoluzione culturale, una speranza di unità, per arrivare alla pace e alla prosperità".
Un piano per contenere l'avanzata dello Stato islamico e sconfiggere i seguaci di Baghdadi "verrà elaborato nei prossimi giorni, dopo il parere dei nostri esperti militari". Mentre l'ipotesi di chiedere un sostegno delle milizie armate per assicurare la sicurezza per l'insediamento del governo a Tripoli è una "speculazione. Ci appoggeremo alla polizia e all'esercito libico. Tutti i gruppi che non fanno parte del ministero dell'Interno libico non hanno un ruolo". E i 40 giorni indicati da John Kerry a Roma sono per "formare il governo e iniziare a operare", precisa Maiteeq: "L'esecutivo rientrerà nella capitale molto prima".
Con le milizie armate, già nelle prossime ore, i responsabili del governo inizieranno a dialogare per ampliare la base di consenso dell'esecutivo. Un passo necessario evidenziato a Skhirat anche dall'inviato speciale dell'Onu Martin Kobler e dal ministro degli Esteri Gentiloni. "Avvieremo un confronto a tutto campo con le tribù, i sindaci, e anche con coloro che non hanno firmato a Skhirat". (ANSA).
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