Da “Annie che ritorna”
di Giuliano Mesa
mentre tentai di distogliere lo sguardo
e di tremare di farmi greve e assopita
dentro nell’accadere scostarmi e stare attonita
dentro il palpito consunto dell’azione e dal principio
dall’intento placato in tante ore d’anticipo
attenuata ancora prima resa inerme e svelata
la folta e l’intricata brama e ansante – ora
l’abbandono a protendere alla resa ansimante – infine
ed infine riemergere nella ressa dei gemiti – ancora
palpebre racchiuse e piogge e giù
a scrosciare e a ravvolgere questi luoghi gremiti
e starvi avvinta in fiati fra molti bisogni
attesa e distolta come non cedere
non somigliare remota e vischiosa
apparsa qui nei molti occhi e mani ad accogliere
e pioggia sugli occhi attenti per muoversi
e sulle mani che aprono e chiudono
e vicino poter tacere e compiere
lì dove rimasi intatta e conclusa – dove
tutto si spense e si trattenne –dentro
nel crepitare dei giorni
“non rimanermi accanto – disse –
e non temere”
Camera Verde, Roma anno 2010, p. 107
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