

Cittadini contro cittadini. Si chiama guerra civile. Le proteste della casta dei macchinisti, uno stato nello stato, una enclave dentro ad Atac, stanno portando la cittadinanza ben oltre l'esasperazione. Padri di famiglia, gente normale, nonni, lavoratori, ragazze, turisti, mamme, donne incinte che - chi glielo avrebbe mai detto - si ritrovano sfiniti da giorni di sciopero bianco, di sudare, di caldo a prendere a calci un convoglio della metro, a minacciare, urlare, insultare un altro lavoratore come loro. È la guerra civile latente di cui nessuno si occupa e che invaderà le cronache estive non appena il primo linciaggio autentico sconvolgerà le cronache, perché se non si porrà rimedio questo sarà l'esito. Questo sarà il risultato di continui e studiati presunti sabotaggi (così afferma la stampa cittadina), di guasti a orologeria, di una escalation di provocazioni.
Guerra tra poveri con l'azienda vera colpevole? Neppure per sogno. L'Atac è colpevole a prescindere, ma qui la guerra non è tra poveri. I poveri sono solo i pendolari e i viaggiatori che pagano l'abbonamento: quelli che guidano i convogli e che dal 1 luglio hanno scatenato l'inferno poveri non sono affatto. Semplicemente una casta che negli anni è riuscita ad ottenere privilegi sindacali in busta paga da fare spavento. Laddove un collega di Napoli guadagna, lavorando tra l'altro molte più ore all'anno, 1800 euro, a Roma se ne guadagnano 2200 e 2300. Tutto grazie a clientele, incapacità, sindacati senza grandi scrupoli (d'altro canto fanno il loro lavoro). Una somma di indennità vergognose e raccapriccianti che l'attuale amministrazione aziendale e comunale ha solo la colpa di voler giustamente azzerare e rinegoziare. Alcune buste paga superano i 3000 euro, sempre per 3 o 4 ore al massimo di lavoro al giorno. Nessun parallelo con Milano, con Napoli e con le altre città dove esiste una metropolitana.
Stiamo parlando di 30 anni di pelo sullo stomaco lungo così. Trent'anni che hanno consentito ad una casta di ottenere privilegi impensabili altrove. Perché solo Roma, con le sue clientele e le sue mollezze, è disposta a cedere alla strafottenza ed a piegarsi alla sopraffazione con questa nonchalance. Gli stessi autisti di superficie - anche se cane non morde cane - sotto sotto sono stufi di essere accomunati a chi lavora molto meno di loro percependo anche il doppio dello stipendio.C'è da sorprendersi, dunque, delle reazione dei cittadini? O forse bisognerebbe agire per anticiparle ed evitarle? In questa fase i cittadini stanno semplicemente reagendo reagendo verso chi lavora contro la città. Ma chi lavora contro la città dovrebbe subire l'intervento dell'amministrazione, non dei semplici viaggiatori. Dunque l'amministrazione cosa aspetta a porre in essere interventi radicali? Qualcuno si ricorda la storia di Ronald Reagan e dei controllori di volo? Si tratterebbe semplicemente di replicare: negli Stati Uniti avevano capito come si fa in questi casi già 35 anni fa. A Roma ci stiamo facendo stuprare da ormai un mese senza reagire, con un disagio per viaggiatori, cittadini e un danno per il turismo incalcolabile. A questo punto occorre intervenire d'urgenza però non per tutelare la cittadinanza, bensì per tutelare i macchinisti visto che la pazienza è in fase di definitivo esaurimento.
