Video: #siamotuttiFederico, il caso Aldrovandi

Creato il 22 maggio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

“Lo Stivale Pensante” ha realizzato un video sulla vicenda Aldrovandi. Abbiamo chiesto alle persone intervistate di esprimere la loro opinione sugli applausi riservati dagli agenti della Polizia di Stato ai colleghi condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi, durante il congresso del SAP del 29 aprile 2014. La colonna sonora del video è dei 99 Posse, con il brano “Vittime Di Rappresaglia (Feat. Redrum Murder)”.

Il 25 settembre 2005, Federico Aldrovandi, in Viale Ippodromo a Ferrara, incontra la volante della Polizia di Stato con a bordo Enzo Pontani e Luca Pollastri. Federico aveva assunto modeste quantità di stupefacenti e alcolici ma i testimoni lo ricordano tranquillo. I due agenti chiamano rinforzi, sostenendo di essere stati da lui aggrediti. Arrivano pertanto i colleghi Paolo Forlani e Monica Segatto. Lo scontro tra Federico e gli agenti diventa violentissimo, portando il diciottenne alla morte per “asfissia da posizione”. Viene inutilmente richiesto l’intervento del 118 per sopraggiunto malore. Sul corpo di Federico sono presenti 54 lesioni ed ecchimosi, in Viale Ippodromo due manganelli rotti. La famiglia Aldrovandi non crede alla versione del malore. Dalle registrazioni della centrale operativa ascoltate durante il processo, queste le parole degli agenti coinvolti: “L’abbiamo bastonato di brutto. Adesso è svenuto, non so… E’ mezzo morto.”

Il 21 giungo 2012 la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna a 3 anni e 6 mesi di reclusione “per eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi” ai quattro poliziotti. A esclusione di Forlani, gli agenti, beneficiari di indulto e decreto svuota carceri, ritornano in servizio nel gennaio 2014 destinati a servizi amministrativi. Il 5 marzo 2010 altri tre poliziotti sono stati condannati nel processo Aldrovandi Bis sui presunti depistaggi nelle indagini.

#siamotuttiFederico

Il 29 aprile 2014 i poliziotti del Sindacato Autonomo di Polizia SAP, riuniti a congresso, salutano i condannati Paolo Forlani, Luca Pollastri ed Enzo Pontani, assassini di Federico Aldrovandi, con un caloroso applauso. I sindacati maggioritari della Polizia di Stato hanno preso le distanze dall’accaduto. Gianni Tonelli, presidente del SAP ha inviato una lettera al Presidente Napolitano specificando che gli applausi sono durati solo 38 secondi e non sono riconducibili alla tragica morte del giovane ma a chi rischia la vita per servire il Paese.

Patrizia Moretti, madre del giovane, raccogliendo parole di solidarietà da parte delle istituzioni, da quelle del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, a quelle del capo della Polizia di Stato Alessandro Pansa, chiede “provvedimenti concreti, perché la solidarietà fine a se stessa non basta”. In una conferenza stampa al Senato, la donna ribadisce quindi che “si tolga la divisa agli agenti condannati e si introduca nel nostro ordinamento il reato di tortura“.

E’ auspicabile pensare che in un paese denominato democratico e civile si creino gli strumenti e le condizioni affinché il rapporto tra cittadini e forze dell’ordine diventi di reciproca stima e collaborazione? E’ ammissibile che la violenza venga applaudita, soprattutto da chi dovrebbe incondizionatamente tutelare i cittadini? Perché le istituzioni non si impegnano affinché la divisa della Polizia di Stato cessi di essere indossata da chi ha commesso un omicidio?

La vicenda di Federico Aldrovandi, insieme alle molte altre di ogni vittima di stato, riguarda il paese intero. Non è esclusivamente personale ma collettiva. La mancanza di tutela anche solo di un singolo cittadino da parte dello Stato è la vergogna di un popolo intero.


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