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Video sull'incidente mortale a Circo Massimo. Ecco perché non è colpa dell'autista Atac

Creato il 12 gennaio 2016 da Romafaschifo
Video sull'incidente mortale a Circo Massimo. Ecco perché non è colpa
dell'autista Atac
Video sull'incidente mortale a Circo Massimo. Ecco perché non è colpa
dell'autista Atac
Video sull'incidente mortale a Circo Massimo. Ecco perché non è colpa
dell'autista Atac
Video sull'incidente mortale a Circo Massimo. Ecco perché non è colpa
dell'autista Atac
Ci sono molteplici motivi per cui la sosta selvaggia (considerata a Roma un male necessario o, peggio, come un non-problema) rappresenta un cancro per la nostra città. Ad esempio perché aumenta in maniera anomala l'offerta di sosta di un'area: se una strada può ospitare 50 vetture in sosta e a causa della sosta selvaggia - dovuta solitamente ad uno scadente arredo urbano - i posti auto diventano artatamete 70 significa che quella strada attirerà 70 auto generando congestione, traffico, caos. L'altro motivo importante, ancora più importante, è che mettere auto dove non devono stare pregiudica il disegno originario della strada che ha dei dimensionamenti pensati in base alla legge: ne consegue che ogni modifica mettere a rischio gli utenti stessi della strada. In primis l'utenza leggera (pedoni, poi bici, poi scooter) e poi anche l'utenza pesante: auto, camion, autobus, furgoni.

Insomma, se non fosse sufficientemente chiaro: a causa della sosta selvaggia si sbatte, si infrocia, si intruppa. Talvolta si muore. Come è accaduto ieri a Circo Massimo. Come ieri a Circo Massimo è accaduto a Simone Vizzarro nel pomeriggio.

Come è andata è difficile dirlo. È difficile dirlo perché a Roma la mentalità malata che pervade il cervello di chi amministra e di chi condiziona chi amministra considera la videosorveglianza stradale (la norma, ad esempio, a Londra) come un mostro nazifascista, come un grande fratello pericoloso, come una violenza verso la privacy da sempre strumentalizzata in Italia come scudo per chi delinque. 

Oggi la Polizia Locale è stata costretta a diramare un comunicato in cui chiede di telefonare a chi ha visto qualcosa. Come si faceva dopo un fatto delittuoso negli anni Cinquanta o Settanta. In tutte le città civili, al contrario, oggi queste faccende si risolvono con le telecamere CCTV, video a circuito chiuso e ad alta definizione prontamente disponibili per gli inquirenti. A Roma non è assolutamente così: anche qui, anche sulla tutela di chi si fa male, anche sulla prevenzione, anche sulla repressione di chi viola le regole siamo fermi a quaranta anni fa.

Video sull'incidente mortale a Circo Massimo. Ecco perché non è colpa
dell'autista Atac

Questo ci "autorizza" se così possiamo dire a fare le nostre deduzioni e a strumentalizzare questa ennesima morte. Sì, a strumentalizzarla. Con un obbiettivo però: che in futuro ci siano meno morti di questo tipo, possibilmente nessuna. In questo, lo ammettiamo, siamo molto sciacalli così come alcuni nostri gradevoli lettori ci ripetono ad ogni circostanza simile ogni qual volta c'è di mezzo un fatto luttuoso che utilizziamo per articolare una narrazione. Siamo sciacalli perché per sistemare l'assurdo che regna in questa città ci attacchiamo proprio a tutto, e senza problemi anche ai morti ammazzati come in questo caso.


Su come è andata al Circo Massimo ieri alle 12.40 ci siamo fatti un'idea piuttosto precisa. Ovviamente prontissimi ad essere smentiti: è solo la nostra ipotesi sulla base di alcuni fatti concreti (i rilievi sull'asfalto) e della nostra esperienza. Quando abbiamo sentito che lo scooterista morto era sbattuto contro un furgone ci si è accesa una lucetta, quando abbiamo sentito dove era parcheggiato questo furgone ci si è accesa un altra lucetta, quando abbiamo letto che il furgone (lo riporta Repubblica) era di proprietà di un venditore ambulante ci si è acceso un lampadario. E allora siamo andati a vedere. 

La dinamica per il nostro modo di vedere è molto semplice:

1. Simone sale la salita lasciandosi alle spalle Santa Maria in Cosmedin. Scala l'Aventino. Viene tamponato da qualcuno che va particolarmente veloce e che gli fa perdere il controllo del suo Scarabeo. Questo qualcuno scappa. È una zona dove sempre si corre come matti. Perché a Milano negli scorsi anni hanno montato decine di autovelox e a Roma nessuno. E allora la gente è abituata a correre. Il romano vero ti spiega che rispettare i 50 all'ora (o i 30) in città è "na cosa da froci".

2. Simone perde il controllo, lo scooter si piega, scivola in velocità, fa una traiettoria che potrebbe portarlo a entrare in Largo Ugo La Malfa. Si sarebbe fatto male, forse molto male, si sarebbe rotto qualche ossa, ma la traiettoria era pressoché normale. Ti tamponano e te ne sfili in diagonale verso l'esterno cadendo.

3. Peccato che sulla sua traiettoria la massa dello Scarabeo e di Simone trovano un ostacolo. Questo è la sosta selvaggia: un ostacolo. Alle volte gli ostacoli danno solo molto fastidio (pensiamo alla congestione che crea la doppia fila), altre volte creano pericolo togliendo la visibilità corretta sulla strada, altre volte ancora uccidono. 

4. Lo scooter e il ragazzo sbattono su un furgone bianco. Un Fiat Scudo posteggiato in maniera semplicemente banditesca metri e metri dopo la fine dell'area di sosta consentita. In un contesto urbano in cui i posteggi disponibili sono centinaia, anche ieri il proprietario del Fiat Scudo aveva deciso di fare il furbo: parcheggiare in curva dove non ci sono le strisce blu: così non paghi il ticket e non paghi neppure la multa perché i Vigili non passano, se passano non guardano e se guardano sono stati abituati a considerare questo genere di sosta qualcosa di assolutamente normale: tollerano.

5. Lo scooter e il ragazzo rimbalzano, invece di uscire dalla carreggiata ci tornano in mezzo. È un attimo. Passa un mezzo Atac della linea 81, il ragazzo probabilmente si infila tra il treno anteriore e quello posteriore venendo schiacciato dalle ruote doppie sul retro. Ecco perché l'autista non si rende conto di nulla e (dopo essersi fermato) se ne riparte considerando il tamponamento laggiù come uno dei mille schioppi dovuti alla sosta selvaggia - non se ne rende conto manco lui, intendiamoci - che vede durante la sua giornata. 

(Un'altra ipotesi è che l'auto che tampona del punto 1 e l'autobus che arrota del punto 5 siano in realtà la stessa cosa. Ma cambia poco: se non ci fosse stata quell'auto bianca il ragazzo si sarebbe salvato). 

Le foto che pubblichiamo sopra, dopo averle rubacchiate ai giornali (lo abbiamo dovuto fare perché se avessimo voluto aspettare una analisi simile da qualsiasi giornale romano avremmo fatto notte), paradossalmente dicono ancor più del nostro video. Ma la sostanza è abbastanza evidente a nostro modo di vedere. A chi bisogna addebitare il reato di omicidio colposo? Forse, è corretto, all'autista Atac. Ma a chi bisogna addebitare il reato di omicidio volontario affibbiando i canonici 30 anni di galera? Rispondete voi. 

PS. Giustamente - e dunque aggiungiamo questa postilla - molti lettori hanno menzionato la morte dell'altro scooterista urtato da un mezzo Atac a Piazza Istria. Qui la nostra cronaca (eravamo stati terribilmente profeti), ovviamente a Piazza Istria le cose rimangono uguali. In attesa del prossimo morto. Ma tanto è colpa di chi investe, non di chi, sostando, genera le condizioni affinché l'investimento avvenga. 

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