In questo documento eccezionale, viene documentata la spedizione dei Triestini della Commissione E. Boegan del 1955 con Finocchiaro, che con gli speleologi di Nuoro effettuarono una campagna esplorativa sul Monte Albo.
Leggiamo dal sito della C.G.E. Boegan:
http://www.boegan.it/lattivita/italia/sardegna/zona-del-monte-albo/
SCHERZI DA PRETE IN SARDEGNA
Pubblicato su PROGRESSIONE 100 – Anno 1983
Crediamo sia quasi dimenticata l’attività svolta dalla Commissione in Sardegna, nell’ormai lontano 1955. Una piccola squadra capeggiata dal presidente Finocchiaro e composta da Oio, Coloni, Cesca, Vianello, Del Neri e Benvenuti, su invito dell’Ente del Turismo di Nuoro si trasferiva nella zona del Monte Albo per una campagna di una quindicina di giorni. Sistemazione in tenda, senza acqua di lavanda e con abbondanza di formaggio pecorino, di vino ad alta gradazione e carne di caprone; alla mancanza di acqua sopperivano le continue ed abbondanti precipitazioni atmosferiche (anche in tenda); fortemente sentita invece la mancanza del gentil sesso, visto anche il cibo altamente afrodisiaco.
In due settimane (scarse) di lavoro furono esplorate numerose cavità, fra cui due bei pozzi di oltre cento metri, e la voragine di Ispinigoli (l’ultimo giorno, che iella!!!) con la scoperta del fiume sotterraneo che qualche anno dopo veniva disceso dai colleghi di Torino che vi rilevavano 8 chilometri di gallerie finendo nella grotta di Su Anzu.
La campagna si concludeva con il VII Congresso Nazionale di Speleologia, a Cagliari, a cui partecipano tutti gli esploratori. Magna pars di questo era un reverendissimo padre, al quale furono spediti – in seguito – i rilievi e le relazioni perchè fossero inseriti nel catasto. Qualche anno dopo ebbimo il piacere di vedere pubblicati i rilievi su Rassegna Speleologica Italiana. Risultavano eseguiti l’anno dopo, ma così ben fatti che sembravano proprio i nostri.
Un grosso colpo di fortuna lo ebbimo il giorno della partenza: il parco attrezzi fu ceduto per vil moneta (a casa bisognava pur ritornare…) ad alcuni speleologi del posto. Il materiale era buono e ci toccò, poi, lavorare per qualche mese per ricostruirlo.
Bruno Oio – Giorgio Coloni
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