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Videogiochi e rappresentazione femminile: pressioni per togliere l’immagine di una bimba in copertina

Da Marypinagiuliaalessiafabiana

Abbiamo parlato spesso dell’assenza di figure femminile nei videogiochi o molto spesso si accettano solo quelle erotizzate o vittimizzate. Nei precedenti post, siamo andate ad indagare sul fenomeno che porta all’esclusione delle figure femminili arrivando ad ipotizzare che esso è una volontaria operazione di marketing, poiché i videogiochi sono rivolti ad un target maschile. Questo è insomma quello che sta alla base del sessismo nell’industria dei videogiochi. Oggi possiamo scoprire che tutte queste ipotesi hanno un fondamento.

Grazie a questo post abbiamo sollevato un dibattito, infatti a pochi giorni di distanza una nostra lettrice ci segnala una notizia a dir poco vergognosa: i produttori di un nuovo videogioco “The Last of Us” hanno ricevuto pressioni per togliere un personaggio femminile dalla copertina, una ragazzina di tredici anni di nome Ellie.

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Secondo quanto è accaduto, Naughty Dog avrebbe ricevuto le pressioni a causa della convinzione che la presenza di personaggi femminili avrebbe comportato il calo delle vendite a meno che non ci fosse stata una donna svestita e sessualizzata, poiché ”l’immagine di una donna in copertina potrebbe incrementare le vendite solo se svestita, altrimenti risulta fuorviante per i potenziali acquirenti che potrebbero pensare ad un titolo di serie b“, questo perché da una parte si accosta erroneamente i videogiochi ad un target maschile, da un’altra tutto ciò che è femminile è considerato stupido, dalla convinzione che le donne sono inferiori. Questo pregiudizio, produce una doppia discriminazione di genere: in primo luogo, la rappresentazione stereotipata delle donne, in secondo luogo (ma di medesima gravità) ne consegue l’esclusione delle donne dal target di potenziali acquirenti producendo giochi sessisti, come quelli che denunciamo ogni giorno e che accompagnano la nostra infanzia fino all’età adulta. Che dire delle bambine sempre confinate in un mondo rosa confetto e frivolo che quando “non sono al loro posto” scatenano reazioni al sapore di santa inquisizione? Il direttore creativo Neil Druckmann e la doppiatrice Ashley Johnson (la voce di Ellie la ragazza nella copertina) infatti confermano che il tutto viene fatto perché si ha paura di vendere meno con le donne in copertina.

Ci chiedono di non mettere le donne sulle cover perché hanno paura di non vendere abbastanza copie. Deve essere per questo motivo che solitamente vediamo i protagonisti maschili in bella mostra sulle copertine dei videogames. Si tratta, comunque, di un preconcetto errato, e infatti noi di Naughty Dog, dopo esserci consultati, ci siamo rifiutati di acconsentire alla richiesta.

“Sento come non mettano donne in copertina per paura di infelici vendite del gioco” - ha detto l’attrice - “Come se pensassero che i videogames non possano vendere con una donna in copertina piuttosto che uno spavaldo bellimbusto al proprio posto”.

Questo conferma quanto è ancora sessista la società occidentale e quanto l’esclusione delle donne è una realtà tutt’oggi ancora presente. Ed è per lo stesso motivo che nei media le figure femminili appaiono così stereotipate. E’ così difficile rappresentare le donne così come sono perchè si pensa che agli uomini non piacciano che debbano stare in ruoli circoscritti.

Ma il sessismo, come abbiamo detto, non si spinge ad un solo videogioco. Nella nuova versione di Tomb Raider ci sarebbe dovuto essere un tentativo di stupro nei confronti della protagonista Lara Croft. Secondo le parole pronunciate da Eisenberg durante un’intervista a Kotaku “Lara sarà sequestrata, picchiata, ferita e subirà un tentativo di stupro”. Questo fatto scatenò le polemiche delle donne, tornando a discutere sul ruolo delle donne nei videogiochi, dove l’alternativa all’invisibilità è la sessualizzazione o la vittimizzazione.

Secondo le femministe francesi questo fatto è il classico esempio di come lo stupro venga banalizzato e reso “eccitante”. Inoltre, Lara viene rappresentata in modo stereotipato: non è più un personaggio forte che deve difendersi ma un essere debole che induce il giocatore a non identificarsi in lei ma ad agire per difenderla come farebbe qualsiasi uomo “virile” nei confronti di una donna in difficoltà. Del resto queste sono le parole del creatore che hanno scatenato polemiche. Insomma, quel che è peggio è che mentre nei film trattare il tema dello stupro non fa scalpore poiché in termini narrativi, in un videogioco è molto diverso perché è l’utente a controllare l’azione. Poi Eisenberg smentisce. Insomma, il sessismo nei videogiochi è una realtà talmente radicata che gli stereotipi sulle videgiocatrici, etichettate come maschiacce o incapaci sono molteplici. Per questo in America se ne parla spesso, ma è bene che il dibattito fiorisca anche qui in Italia dove il numero di videogiocatrici cresce di pari passo.



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