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Videogiochi in Italia (no, non è un pezzo di fantascienza)

Creato il 12 novembre 2010 da Loffio

Videogiochi in Italia (no, non è un pezzo di fantascienza)

Tra le tante tribù di bloggers che ci sono in giro, i fumettisti/disegnatori sono una delle comunità più attive. Il motivo è semplice, un blog è un ottimo modo per far vedere i tuoi lavori, per entrare in contatto con i colleghi (e magari parlarne male), per capire come lavorano i tuoi idoli e per lamentarti di quanto sia dura.

Io li capisco bene, sia perché mi son scelto una professione quasi peggiore, sia perché lamentarsi è umano, lamentarsi è… è bello, è come immergersi in un bel bagno schiumoso di commiserazione che ci lava via le scorie del fallimento personale e del successo altrui. Lamentarsi è molto più gratificante che pensare che ci sia qualcuno più bravo di te, è la carezza rassicurante che ti ripete che va tutto bene, per ora.

Quindi non passa giorni che qualche fumettista non ci dica di quanto il settore sia in crisi, di quanto sia dura, di quanto si poco riconosciuto il loro lavoro… e non metto in dubbio che abbiano ragione, ma allora cosa dovrebbe dire chi cerca di fare videgiochi in un paese come l’Italia?
Immaginate di aver appena firmato con un publisher importante, siete li tutti felici che stringete in mano il contratto, entrate in una banca, date la mano al direttore e quello vi chiede “Per cosa le servirebbero i soldi?”

Forza, avete 30 secondi per riuscire a dirgli che volete creare “un giochino” senza farlo ridere.

E dopo che siete riusciti a non cacciare, immaginate di lavorare per anni al vostro gioco, di vederlo crescere, di ricevere opinioni positive dall’estero, ti presentarlo orgoglioso alla stampa italiana.. e di venire ignorati come i mendicanti che vi battono contro il vetro al semaforo. E intanto le riviste di settore si riempiono la bocca con crisi, filiere e cazzi vari e chi si vanta di promuovere l’Italia hi-tech è troppo impegnato a fare li techno-hippie con le macchine elettriche (ogni riferimento a Wired è puramente voluto).

La verità è che per voler creare un videogioco in Italia bisogna essere completamente pazzi, ben più di un musicista, di un disegnatore e di un regista, e se volete conoscere un gioco che fra qualche mese sarà un successone, leggetevi il mio reportage sulla prima creatura dei Vae Victis, ovvero Victory: the age of racing, una simulazione di guida online di cui (spero) sentirete parlare ancora.


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