Genere: Horror Soprannaturale, Azione
Avvertenze: Viulènza, Tematiche forti, Parole sporche
Capitolo 5 di 13
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5. Pallido inizio
Hypnos galoppa nel cielo, dietro a Deimos e Siccità, che procedono quasi affiancati. Paranoia lo segue, poco discosta.
“Stai a vedere quello che facciamo, White,” dice Morte a Conquista.
Red si volta.
“Che dici, Pale, comincio io?”
“Perché no, Red? È sempre un piacere vederti lavorare.”
Deimos comincia a discendere, con un movimento a spirale. Gli altri cavalli lo seguono.
Atterrano su un marciapiede. Si trovano in una città, probabilmente in Europa, visto che qui è giorno. Evidentemente, si tratta di un quartiere popolare: gli edifici sono vecchi e avrebbero bisogno di essere sistemati, le vetrine dei negozi sono impolverate, la gente che affolla i marciapiedi indossa abiti da pochi soldi.
I Cavalieri smontano.
“Ah, ma io sono già stata qui!” dice Carestia.
“Lo so, Black,” dice Guerra. “Tu hai seminato…adesso io raccolgo i frutti.”
Guerra si avvia verso uno dei palazzi, Carestia gli trotterella dietro. Eric si volta a guardare Conquista, poi le fa cenno di seguirlo. Raggiungono i loro fratelli.
Le porte e i muri non possono fermare i Cavalieri, che quando sono in servizio si muovono al di là dello spazio e del tempo. In pochi secondi, sono dentro un appartamento.
Sulla poltrona del soggiorno, davanti al televisore, è seduto un uomo; dallo sguardo fisso e vuoto che esibisce, Eric dubita che stia davvero guardando le immagini che scorrono sullo schermo.
Dalla stanza accanto, entra in soggiorno una donna.
“Ha chiamato la banca,” dice.
L’uomo non si gira neppure a guardarla.
“Hanno detto che se non paghiamo le rate arretrate entro la prossima settimana, si riprendono la macchina.”
L’uomo non risponde.
“E al padrone di casa dobbiamo già tre mesi di affitto. Se continuiamo così, ci sbatterà fuori.”
L’uomo resta in silenzio, lo sguardo fisso sullo schermo.
“Mi stai ascoltando??” grida la donna. Per un attimo sembra volersi slanciare sull’uomo, ma poi gira sui tacchi e rientra nella stanza da cui è venuta, sbattendo la porta dietro di sé.
Carestia saltella e batte le mani.
“Sono stata io! Sono stata io!” dice. “La fabbrica in cui lavorava ha chiuso il mese scorso! Ma questi due erano già messi male, perché la moglie non trovava lavoro da mesi. Adesso, sono proprio a terra.” Ridacchia.
“Per questo ho scelto lui,” dice Guerra. “La maggior parte degli altri ci metterà qualche mese prima di sentirsi davvero disperata. Questo, invece, è già pronto…per me.”
Guerra stende un braccio, la mano aperta. Una spada appare, l’impugnatura sul suo palmo. Red chiude la mano intorno all’elsa, poi si avvicina all’uomo e lo sfiora con la lama, che cambia colore, come se fosse diventata incandescente.
L’uomo stringe i braccioli della poltrona come se li volesse stritolare, e digrigna i denti.
Poi, si alza e si avvia nel corridoio, scomparendo dietro una porta.
Red apre la mano, e la spada scompare.
“State a vedere, ragazzi,” dice.
L’uomo rientra nel soggiorno con un borsone nero a tracolla. Esce dall’appartamento senza fiatare. Al rumore della porta di ingresso che sbatte, la donna si affaccia in soggiorno, poi si stringe nelle spalle, sospira e torna alle sue occupazioni.
“Seguiamolo, ragazzi,” dice Red. “Sarà divertente.”
…
Il palazzo è nella stessa città, ma in centro. Gli uffici sono eleganti, arredati con cura. La ragazza alla reception sembra una modella, e si dà da fare per sembrare impegnatissima.
“E qui dove siamo?” chiede Conquista.
“Io lo so! Io lo so!” strilla Carestia. “È la sede della società che possedeva la fabbrica dove lavorava quel tizio! Ci hanno caricato sopra tutti i debiti delle altre aziende che possedevano, poi l’hanno venduta per pochi spiccioli a un’altra società che aveva bisogno di abbassare il fatturato dichiarato per pagare meno tasse…e quindi ha subito dichiarato il fallimento dell’azienda. L’ispirazione gliel’ho data io…” Black sogghigna.
“Notevole,” dice Morte, che ha già intuito dove si andrà a parare. “Tu e Red lavorate bene, in squadra.”
Guerra sorride. “Eccolo che arriva,” dice. E infatti, dall’ingresso entra l’uomo col borsone nero a tracolla.
La receptionist lo squadra da capo a piedi, sicuramente sta valutando i suoi abiti semplici e da poco prezzo.
“Lei chi è?” chiede, con sussiego.
L’uomo non risponde. Posa il borsone a terra, lo apre, ne estrae un fucile.
E spara.
La ragazza si accascia. L’uomo non batte ciglio, e si inoltra nei corridoi.
Gli spari cominciano a echeggiare per tutto l’edificio. Morte chiude gli occhi, e si concentra sulla sensazione di tutte quelle anime che vengono a lui. Ognuna ha un sapore diverso, ma tutte sono deliziose. Quelli che muoiono nella paura e nel terrore sono quelli che gli piacciono di più.
L’ultimo che giunge a lui è l’uomo del borsone. Morte riapre gli occhi.
“Si è sparato in testa,” dice agli altri. “Dopo avere ucciso tutti quelli che erano qui dentro.” Morte sorride. “Ben fatto, Red.”
Guerra ricambia il sorriso, poi circonda le spalle di Carestia con un braccio e la bacia sulla guancia.
“Il merito è anche tuo, sorellina. Mi hai preparato la strada.”
Black si lascia sfuggire un’altra delle sue risatine deliziate.
I quattro Cavalieri si ritrovano all’aperto, i loro destrieri poco lontani.
Eric si volta a guardare Conquista.
“Visto, White? Che dici, siamo bravi?”
Conquista sorride.
“Molto bravi. La prossima volta, voglio provare io.”
“Sarà facile, vedrai,” dice Red. “Quando cominci, viene naturale. Necessario, anzi. Come respirare.”
“A volte cavalchiamo tutti insieme, a volte da soli,” dice Morte.
“Ma insieme è più divertente!” trilla Carestia.
“Però a volte si sente un’urgenza…e non si riesce ad aspettare gli altri,” dice Guerra, e ridacchia.
“Anche perché c’è qualcuno che si ostina ad affaccendarsi in attività terrene, e quindi non sempre è disponibile,” dice Eric con tono di disapprovazione.
“Quante storie,” replica Red. “In fondo, io e Black lo facciamo solo di giorno.”
“Ma c’è sempre un posto sulla terra in cui è notte,” dice Eric.
Guerra si stringe nelle spalle, poi si volta verso Conquista. “Tu non sei una che parla molto, vero?”
Anche Eric se n’era accorto, ma aveva ritenuto che farglielo notare avrebbe solo peggiorato la situazione. White sembra molto timida, e il fatto di essere appena arrivata non la aiuta di certo.
Infatti, Yuki arrossisce e non risponde.
“Lasciala stare, Red,” dice Eric. “Non tutti sono come te e Carestia…per fortuna.”
Carestia gli fa una linguaccia, e Red scoppia a ridere. Yuki si lascia sfuggire un sorriso, e Eric ne è contento.
“Comunque devo andare,” dice Carestia. “A quest’ora dovrei già essere in ufficio…almeno credo.”
“Già,” dice Guerra, “neanch’io ho ancora capito bene come funziona il tempo quando cavalchiamo.”
“Io ormai non lo percepisco più come voi…” dice Morte. “I vantaggi di abbandonare l’essenza mortale.”
“Già, tu vivi nella quarta dimensione e mezzo,” dice Guerra.
“Nella…cosa?” dice Eric.
“Nella quarta dimensione e mezzo. Come adesso. Siamo nel mondo, possiamo interagire con gli umani, eppure è come se fossimo dall’altra parte di un vetro.”
Eric non si era mai fermato a rifletterci più di tanto.
“Sarà così anche per me, adesso?” chiede Conquista. “Dove siamo quando non cavalchiamo, se rinunciamo alla nostra essenza mortale?”
“Non lo so. Semplicemente, siamo. Te l’ho detto, non percepisco più il tempo allo stesso modo.”
Eric si sente un po’ frustrato perché non riesce a spiegarsi chiaramente…e il motivo è che sa, ma non capisce del tutto.
“Ma possiamo riassumere una forma mortale, se vogliamo, giusto?” chiede Conquista. “Come per te stasera, al ristorante?”
“Sì, certo,” risponde Morte. “Semplicemente, io ho deciso di rimanere…nella quarta dimensione e mezzo, come dice Red, anche quando non…lavoro.”
“Be’, insomma,” taglia corto Carestia. “Ci vediamo, fratellini.” Manda un bacio con la mano, poi salta in sella a Siccità e scompare nella notte.
“Vado anch’io,” dice Red. “Per non sbagliare…” Sale su Deimos e si allontana nel cielo nero.
“Allora, Conquista? Rimani con me?”
“Sì…Pale. Fai provare me stavolta?”
Eric sorride.
“Certo, sorellina. Cavalcheremo finché non sentirai…l’ispirazione.”
…
Eric e White si fermano di fronte allo stesso ristorante della sera precedente.
“Sono qui? Sei sicuro?” chiede Conquista.
“Certo,” dice Eric. “Li sento.”
Eric smonta da cavallo, e i suoi abiti tornano quelli civili; si dirige verso l’ingresso, poi si rende conto che Conquista non lo sta seguendo. Si volta a guardarla. Lei è ancora in sella a Paranoia, fasciata dal completo di pelle bianca.
“Cosa c’è?” chiede. Gli viene il dubbio che il suo primo giorno di lavoro sia stato un po’ troppo stancante per lei, senza contare l’accettazione totale della sua natura demoniaca…per Eric è stato naturale, ma il suo demone è il più puro. Forse Conquista ha voluto fare il passo più lungo della gamba.
White lo fissa in silenzio per un attimo, poi distoglie lo sguardo, ma non si decide a parlare.
“Non ti sei divertita, oggi?” prova a chiederle Eric.
“Sì Pale…tanto,” dice White.
“Non hai la faccia di una che si è divertita,” dice Eric. Quando tornano dalle loro cavalcate, Eric si sente deliziosamente svuotato, Black e Red sono eccitati e loquaci. White invece sembra…triste? Depressa?
“Mi è piaciuto tanto, Pale, e con te sto bene. Mi sento…in confidenza con te. Sono…loro due.” Fa un cenno verso il ristorante. “Mi sento a disagio con loro. Mi sembra di essere un’estranea, di essere di troppo.”
Eric sospira. La timidezza di Yuki rasenta il patologico. Forse ha ragione Black quando la chiama Pestilenza, è normale che Pestilenza sia patologica…Eric si lascia sfuggire una risatina.
Yuki lo guarda come se le avesse tirato uno schiaffo.
“Non fare così, White. Hai passato poco tempo con loro, è normale che non ti senta ancora in confidenza. Anche loro sono tuoi fratelli, siamo tutti parte della stessa cosa…Dagli una possibilità.”
“Sì, Pale. Ma è difficile.”
“Dai, White. Ci sono io con te.”
Conquista sospira, e smonta da cavallo. Anche il suo aspetto torna quello di una persona comune. Una ragazza asiatica, piccola di statura, con lunghi capelli neri, pelle bianchissima, lineamenti delicati, con addosso un paio di jeans e una giacca di pelle marrone. Raggiunge Eric, lo supera, ma davanti all’ingresso si ferma e si volta a guardarlo.
“Vado avanti io?” chiede Morte.
Yuki fa cenno di sì. Eric sospira e la precede all’interno del locale.
Red e Black sono seduti a un tavolo più appartato, stavolta. Hanno dei piatti davanti, parlottano vicinissimi e ridacchiano in continuazione. Morte sospira ancora, e guarda di nuovo White. Lei sembra un po’ più tranquilla, e quando Eric si avvia verso il tavolo, gli cammina di fianco.
“Chi si vede!” dice Red.
“Ciao fratellini!” dice Black.
Eric e Yuki si siedono al tavolo con loro.
“Ho sentito le notizie,” dice Red. “In quel posto in Africa dove io ho scatenato la guerra civile e Black ha fatto salire alle stelle i prezzi dei beni di prima necessità, adesso è scoppiata anche un’epidemia di colera.”
“Poverini! Che sfortunati!” dice Black, e ridacchia.
“Devo dedurre che oggi ti sei data da fare, White,” dice Red, e le fa l’occhiolino.
Conquista sorride. “Proprio così, Red.”
Il suo tono è tranquillo. Eric si sente sollevato. Sente che è suo dovere tenere il gruppo unito, e il fatto che White cominci a integrarsi è bene.
“E voi due, invece? Non avete combinato ancora niente, per oggi,” dice Eric a Red e Black.
Red fa spallucce. “Lo sai che noi abbiamo il doppio lavoro! Appena ci siamo…liberati, ci siamo incontrati. Giuro che stavamo per cavalcare, ma Black…”
“C’era ancora una cena in sospeso!” strilla Carestia, poi prende un po’ di cibo da un piatto e imbocca Red, che sembra deliziato. Presi singolarmente vanno benissimo, ma quando sono insieme sembrano due scolaretti. Due scolaretti sciocchi. Due scolaretti sciocchi con gli ormoni in subbuglio.
Morte si massaggia una tempia e guarda Conquista, che si stringe nelle spalle e poi sorride.
“Eccovi qui tutti e quattro, finalmente.”
Morte riconosce la voce, e non ha fretta di girarsi. Ma vede che i suoi fratelli, invece, hanno un’espressione sorpresa.
“Chi non muore si rivede,” dice Morte all’uomo che non è un uomo. Eric si rende conto che loro cinque sono di nuovo nella quarta dimensione e mezzo, adesso.
La cosa-uomo ride piano.
“Sempre divertente, Morte. Non mi presenti ai tuoi fratelli?”
“Se sapessi con che nome presentarti…”
La cosa-uomo ride di nuovo, più forte, e Eric sente che, al di là del vetro che sembra separarli dal mondo reale, le persone sedute al tavolo più vicino rabbrividiscono.
“Hai ragione,” dice la cosa-uomo, “non ho un nome. Ma ho i vostri ordini.”
“Ci sembrava di averli già intuiti,” interviene Guerra, e sogghigna. “Forse al piano di sopra non sono soddisfatti?”
“Sono molto contenti di voi, ma fino ad oggi avete giocato. Il vostro compito è sterminare la quarta parte della terra; solo allora le sette trombe potranno suonare, e la fine del mondo avrà inizio.”
“Scusa se mi permetto…” dice Conquista. Eric è incredulo; davvero White ha avuto il coraggio di rivolgere la parola a un estraneo? E a quell‘estraneo, poi?
“Sono tutto orecchi, Cavaliere Bianco,” dice l’uomo che non è un uomo con un sogghigno, e di nuovo Eric vede la sua vera essenza dietro la maschera di carne e sangue. Anche Yuki riesce a vederla? Perderà il suo coraggio?
Ma White continua con tono tranquillo, anche se Eric nota che arrossisce leggermente: “Magari mi sbaglio, ma dopo l’Apocalisse, non è Dio a vincere?”
Stavolta la cosa-uomo scoppia a ridere fragorosamente.
“Complimenti, Conquista! Hai letto l’Apocalisse di Giovanni? Ma quella è propaganda del partito avversario! Noi non riteniamo affatto che finirà così! Il nostro Nemico è molto meno potente di quanto voglia far credere ai suoi schiavi.”
“Be’,” interviene Eric, “come dico sempre…un passo alla volta. Noi eseguiremo i nostri ordini, e poi si vedrà.”
“Già,” dice Red, “la Morte è paziente. Ma un quarto della terra significa…circa due miliardi di persone?”
“Anima più, anima meno,” risponde l’uomo che non è un uomo.
“Be’,” dice Black, “ieri l’intervento di Red ha fatto morire una cinquantina di persone…il lavoro di White di oggi forse duecento…se continuiamo a questo ritmo ci vorranno circa…ventiduemila anni?!”
Eric la fissa sbalordito, e vede che anche i suoi fratelli hanno la stessa espressione sulla faccia.
“Be’, che c’è?” dice Black, e fa un’espressione offesa. “Io coi numeri ci lavoro! Sono un po’ svaporata, mica scema!”
“Ma certo che no, sorellina, non sei affatto scema…sei tanto intelligente, e ancora più bella,” dice Red, e la bacia su una guancia, vicino all’angolo della bocca. Carestia fa un risolino.
Conquista tossicchia. “Be’, non penso che i…soci anziani pensino di concederci tutto questo tempo.”
“Infatti,” dice l’uomo che non è un uomo. “Per questo dico che fino a adesso avete giocato.”
Guerra tiene Carestia stretta a sé con un braccio, adesso, e lei tiene la testa appoggiata sulla sua spalla. Tuttavia, quando Red parla, la sua voce è professionale.
“Niente paura, fratellini. Ho già in mente una certa idea per…accelerare i tempi.”
“Sarà meglio per voi, Cavalieri,” dice la cosa-uomo. “O quelli dei piani alti si potrebbero…spazientire.”
E l’uomo che non è un uomo sparisce.
Adesso, sono tornati nel tempo umano.
“Hai davvero un piano, Red?” chiede Eric.
“Sì, ma prima di parlarvene devo fare qualche ricerca. Ci vediamo domani notte, nel mio ufficio? Cioè, intendo…quando è notte da me…”
“Sì, sì, chiaro,” dice Morte. “Dopo il lavoro.”
“Esatto.”
“Adesso possiamo goderci la cena, però?” dice Carestia. “Avevamo ordinato anche per voi!”
“Ma sì, perché no?” dice Conquista. “Sembra…appetitoso.” E assaggia un boccone.
Eric la guarda sollevato. Tutto considerato, le cose stanno andando abbastanza bene.